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Pubbl. Mer, 23 Gen 2019

Reddito di cittadinanza: cosa prevede il decreto legge

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Saverio Setti
Dirigente della P.A.Ministero della Difesa


Su richiesta dei nostri lettori e dei nostri utenti vediamo quelli che sono ormai i punti fermi di questo strumento di sostegno al reddito. Che cos’è concretamente è il reddito di cittadinanza? Chi ne ha diritto e come ottenerlo? Lo vediamo, con maggior precisione, in questo video.


È stato approvato in Consiglio dei Ministri il decreto attuativo, collegato alla legge di bilancio, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e pensioni.

Nel collegato al DEF è previsto lo stanziamento di circa sette miliardi di euro per la copertura di un intervento diretto di sostegno al reddito di quella fascia di popolazione che si trova al di sotto della soglia di povertà.

Chi sono i destinatari del reddito di cittadinanza?

Ai sensi dell’art. 2 del decreto sono i nuclei familiari, che, attenzione, possono essere composti anche da una sola persona.

Il beneficiario deve 

  1. aver compiuto il 18esimo anno di età;
  2. Essere residente nel territorio nazionale ed avere la cittadinanza di un Paese dell’Unione Europea, oppure, se privi di cittadinanza, regolarmente residenti in Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in maniera continuativa;
  3. Essere disoccupati o, se occupati, percepire un reddito inferiore alla soglia di povertà stabilita dall’Istat.

Il concetto di povertà è il punto su cui è necessario essere il più precisi possibile.

Potrà ricevere il reddito di cittadinanza nel 2019 chi abbia un ISEE, ovviamente riferito al 2018, non superiore a novemila trecento sessanta euro l’anno. Il reddito sarà erogato anche a chi risiede in una casa di proprietà, ma nel caso in cui possegga altri immobili, il valore di questi non potrà superare i trentamila euro. Con riferimento al patrimonio mobiliare, cioè gli investimenti, questi non potranno superare i seimila euro, aumentati di duemila euro per ogni componente del nucleo familiare. Ma questo non è tutto. Il beneficiario non potrà essere intestatario, o avere la disponibilità, di autovetture immatricolate per la prima volta nei sei mesi antecedenti la richiesta, cioè non dovrà essere proprietario di auto nuove né di moto nuove, se superiori a mille seicento centimetri cubici. Sono altresì escluse tutte le moto superiori ai duecentocinquanta centimetri cubici che abbiano meno di due anni alla data di richiesta del sussidio. Parimenti non potrà accedere al reddito chi sia possessore o abbia la disponibilità di una imbarcazione.

Con riferimento allo stato di disoccupazione, non avranno diritto al reddito i malati lungodegenti, i detenuti o chiunque si trovi in strutture residenziali a totale carico dello Stato o di altra amministrazione pubblica. È bene sapere che nemmeno avrà diritto al reddito di cittadinanza chi si trovi in stato di disoccupazione a seguito di dimissioni volontarie.

Vediamo quali sono i requisiti per mantenere il reddito.

In primo luogo, il beneficiario non potrà rifiutare al più la terza offerta di lavoro congrua. Questa dovrà essere in linea con il curriculum e all’interno di un certo raggio chilometrico dalla residenza del beneficiario. Una definizione non certo nuova nella disciplina del lavoro italiana, ma che finora non ha prodotto alcun tipo di risultato, perché è difficile stabilire con certezza quando un’offerta di lavoro è congrua e non può essere rifiutata. Vediamo cosa prevede il decreto: nei primi 12 mesi la prima offerta di lavoro potrà arrivare entro 100 km o 100 minuti di viaggio. Se viene rifiutata la seconda offerta potrà arrivare entro 250 km e se anche questa viene rifiutata la terza offerta potrà arrivare da tutta Italia. Dopo il primo anno la prima offerta potrà arrivare fino a 250 km (come la seconda), mentre la terza da tutta Italia. Dopo i 18 mesi tutte le offerte possono arrivare da tutto il territorio nazionale.

Questo significa che il reddito di cittadinanza ha durata massima 18 mesi. Allo scadere di questi, se ancora in possesso di tutti i requisiti, sarà possibile presentare di nuovo la domanda per una sola proroga di diciotto mesi.

In questo decreto esiste anche una importante disposizione che riguarda i datori di lavoro. Se questi assumono un precettore del reddito di cittadinanza, tramite il centro per l’impiego, ricevono un contributo (sotto forma di esonero contributivo) pari alla differenza tra i 18 mesi ed i mesi già fruiti dal beneficiario. Questo contributo, comunque, non sarà mai inferiore ai cinque mesi.

Qual è il procedimento di richiesta? Be’ non è previsto nel decreto, quindi, ad oggi non c’è certezza circa le modalità di presentazione dell’istanza. Due sono le ipotesi più probabili. La prima è che il procedimento sia il medesimo previsto per il reddito di inclusione, che abbiamo dettagliato nel video precedente. La seconda è che, come dichiarato dal vice-ministro all'Economia, sarà l’INPS a contattare direttamente il possibile beneficiario, proponendogli la sottoscrizione di un patto per il lavoro o per l’inclusione sociale. In esso saranno indicati il percorso di formazione o di reinserimento lavorativo da attuare, unitamente al programma di progetti socialmente utili alla collettività messi a punto dai comuni, per un massimo di otto ore settimanali. All’accettazione del patto, sarà fornita una carta prepagata di Poste Italiane, che non potrà, però, essere utilizzata per l’acquisto di giochi a premi. Secondo quando a noi dichiarato da funzionari interni al ministero del Lavoro, è già in preparazione il sistema elettronico di gestione delle richieste e tutto dovrebbe essere online tra fine febbraio ed inizio marzo.

A quanto ammonta il reddito di cittadinanza? Può sembrare complicato, quindi cerchiamo di schematizzare, prendendo il caso più semplice: single disoccupato che vive in affitto. Il reddito totale che egli percepisce è di 780 euro al mese, ma è così diviso. 500 di integrazione al reddito e 280 di contributo di abitazione. La quota di abitazione è fissa e sarà 280 euro se è in affitto, 150 euro se ha un mutuo e nulla se ha una casa sua senza mutuo.

La quota di integrazione al reddito può variare. Mettiamo che il nostro single trovi un lavoro: la sua quota di integrazione al reddito sarà data dalla differenza tra 500 euro ed il suo nuovo stipendio. Mettiamo che guadagni 300 euro al mese: la quota di sussidio sarà di 200 euro.

Vediamo di raggruppare il tutto e consideriamo il nostro single che viva in affitto e faccia lavori saltuari che gli rendano 380 euro al mese. Il suo reddito di cittadinanza sarà di 400 euro: 280 euro per il contributo affitto e 120 euro di integrazione al reddito. Se ci avete fatto caso il reddito di cittadinanza di 400 euro sommato allo stipendio del single di 380 euro fa 780 euro al mese, cioè al di sopra della soglia id povertà.

Abbiamo detto che il reddito va destinato al nucleo familiare: quindi non c’è una somma tra i redditi di due adulti, ma viene percepito un reddito aumentato di un coefficiente. Vediamo qualche utile esempio.

Una famiglia composta da 2 adulti e 2 figli minorenni avrà a 1.180 euro al mese di Reddito di Cittadinanza: fino a 900 euro mensili come integrazione al reddito più 280 euro di contributo per l’affitto (oppure 150 euro di contributo per il mutuo).

Una famiglia composta da 2 adulti, 1 figlio maggiorenne e 2 figli minorenni avrà fino a 1.330 euro al mese di Reddito di Cittadinanza: fino a 1.050 euro come integrazione al reddito più 280 euro di contributo per l’affitto (oppure 150 euro di contributo per il mutuo).

La cifra accreditata dovrà essere interamente spesa entro la fine del mese di accredito. Questo significa non solo che non sarà possibile accumularla ma che, a titolo quasi sanzionatorio, l’importo per il mese successivo sarà ridotto del 10%. Non sarà possibile eludere questa disposizione, perché il limite massimo per il prelievo in contati è stato fissato a cento euro al mese. Quindi la gran parte della spesa sarà tracciata.

In conclusione, sono previste varie sanzioni nei casi di violazioni degli obblighi concernenti il reddito di cittadinanza.  Tutte le dichiarazioni infedeli sono punite penalmente, con reclusione da due a sei anni, mentre i rifiuti ingiustificati di offerte di lavoro, la mancata partecipazione ai progetti di utilità sociale e la mancata sottoscrizione del patto per il lavoro comportano la decadenza del sussidio.