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Pubbl. Lun, 24 Set 2018
Sottoposto a PEER REVIEW

Il Code Civil des Français: fonte d´ispirazione dei codici moderni. Genesi, struttura e innovazioni.

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Flavia Tringali


Promulgato nel 1804, il Code Napoleon è considerato uno dei più importanti monumenti del diritto. Recentemente, con l´ordonnance n.131 del 2016, è stato, in parte, ”restaurato” e ciò ha suscitato non poche perplessità tra i giuristi francesi. Oggi, alla veneranda età di duecentoquattordici anni, è ancora fonte di orgoglio e ammirazione.


Sommario: 1. Il contesto storico della nascita del Code Civil des français; 1.1. Dai progetti alla promulgazione del Code Civil; 1.2. Il Codice civile come “veritable Constitution de la France”; 2. La struttura del codice napoleonico; 2.1. Una breve rassegna dei tre libri del Code Civil; 3. La riforma del Libro III del Codice Civile francese: l’Ordonnance  n° 2016-131 e le sue finalità; 3.1 La scalata verso la riforma: dai progetti alla sua entrata in vigore; 3.2 Analisi di alcune modifiche e novità della riforma.

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1. Il contesto storico della nascita del Code Civil des français

Il Code Civil è considerato il figlio della Rivoluzione Francese; invero uno dei fini più importanti che voleva perseguire la Rivoluzione fu, sin dai suoi albori, l’unificazione del diritto.

Il Regno di Francia, nonostante fosse dominato dalla politica del Re e dalle sue tendenze accentratrici, dal punto di vista giuridico si presentava come un mosaico: mancava un sistema legislativo uniforme, così come lo conosciamo oggi, in termini di astrattezza e generalità. Vigevano il particolarismo giuridico e una pluralità di norme, le quali venivano applicate in modo differente, a seconda della classe sociale di appartenenza dell’individuo.

La Francia era, inoltre, giuridicamente spaccata a metà: nella parte Nord (dalla Loira in su) vi erano i “pays des coutumes”, in cui vigeva il diritto consuetudinario (droit coutumier), formato da norme non scritte di origine germanica;  nella parte Sud vigeva il diritto scritto (droit écrit) di matrice romanistica, ispirato da compilazioni quali la Lex Romana Visigotorum e la Lex Romana Burgundiorum.

Tale confusa e disorganica situazione giuridica della Francia non passò di certo inosservata agli abitanti del regno né, soprattutto, agli intellettuali dell’epoca. Voltaire, ad esempio, scrisse [1], utilizzando una chiave ironica ed una punta di sarcasmo: “ un homme qui voyage dans ce pays change de loi presque autant de fois qu’il change de chevaux de poste" (Tradotto: Un uomo che viaggia nel suo paese cambia legge così facilmente allo stesso modo in cui cambiano i cavalli da guardia), proprio per mostrare la facilità e la repentinità con cui mutavano le norme semplicemente spostandosi da un luogo ad un altro del Regno.

Fu in questo contesto di disordini legislativi, di ingiustizie e di disuguaglianze che  la Costituzione rivoluzionaria del 3 Settembre del 1791, enunciò : “Sarà fatto un codice delle leggi civili comune a tutto il Regno”.

1.1. Dai progetti alla promulgazione del Code Civil

La realizzazione di un “code de lois civiles commun à tout le royaume” voluta dall’Assemblea Costituente, era una valida, ambiziosa, quanto ardua impresa.

Un primo progetto di codice civile si ebbe nel 1793 e vide come redattore principale il giureconsulto Jean-Jaques-Régis De Cambacerès (il quale, qualche anno più tardi, divenne secondo console e ministro della giustizia nel 1799). Tale progetto comprendeva 697 articoli e, considerato particolarmente complesso, venne respinto dall’Assemblea, che pensò fosse “troppo improntato delle antiche idee” e “non lasciava un campo abbastanza largo ai principii che ella stimava dovessero esclusivamente convenire alla Francia novella”[2]. Un secondo progetto venne presentato da Cambacerès il 23 Fruttidoro[3] dell’anno successivo. Questo era composto da 297 articoli e non venne approvato in quanto considerato troppo semplice e laconico, tanto da essere definito un  manuel de morale pratique[4].

Ispiratosi un po’ alla tradizione del diritto romano, un po’ alle consuetudini, il 24 Pratile anno IV (1796) l’indomito giurista presentò un terzo progetto di code civil che era suddiviso in tre libri e composto da 1104 articoli. Anche l’approvazione di tale progetto fallì in quanto mai discusso a causa dell’ instabilità politica che viveva la Francia in quel periodo. Solo con l’ascesa al potere di Napoleone Bonaparte, nel 1799, vi furono le condizioni per la stesura di quella che sarà definita “la più colossale operazione di politica del diritto nell’intero arco della storia giuridica occidentale”[5] : il Code Civil des françaises.

Egli nominò una commissione composta da quattro illustri giuristi: Tronchet, Maleville, Portalis e Bigot-Préamenau.

In soli quattro mesi la commissione portò a termine con solerzia il compito assegnatole presentando un progetto di ben 2500 articoli. Per poter essere approvato occorreva però il vaglio di tutti e tre gli organi che allora esercitavano il potere legislativo: il Governo, il Tribunato ed il corpo legislativo.[6]

Il problema maggiore lo pose il Tribunato in quanto al suo interno vi erano dei personaggi ostili a Napoleone , come  Benjamin Constant che fece ostruzionismo al Code.

Napoleone decise dunque di ritirare il progetto e di rinnovare il Tribunato, epurandolo da alcuni suoi membri (tra cui proprio Contant che fu costretto a fuggire in esilio). Il Console chiese nuovamente l’approvazione  al nuovo Tribunato ed il progetto venne approvato senza alcuna ritrosia: dopo 102 sedute di discussione, vennero approvate 37 leggi ed il 21 Marzo del 1804 vennero riunite e   promulgate come unico codice che prese il nome di Code Civil des français.

1.2. Il Codice civile come “veritable Constitution de la France

L’entrata in vigore del Code Civil portò alla concretizzazione di quella che, per la frammentaria Francia, sembrava essere solo una mera utopia: l’uniformazione del diritto.

L’art. 7 della legge del 30 Ventoso anno XII (21 Marzo 1804) recitava: “A partire dal giorno in cui queste leggi entrano in vigore, le leggi romane, le ordinanze, le consuetudini generali o locali, gli statuti, i regolamenti, cessano di avere forza di legge generale o particolare nelle materie che sono oggetto delle dette leggi che formano il presente codice”

E fu così che venne realizzata anche la grande ambizione dell’Assemblea costituente del 1791, quella di fare un codice delle leggi civili comune a tutto il regno.

Portalis, uno dei fautori del Code, nel suo “discorso preliminare al progetto del codice civile” pronunciato davanti al Consiglio di Stato disse[7]: “…la seule existence d’un code civil et uniforme est un monument qui atteste et garantit le retour permanent de la paix intérieure de l’Etat. Que nos ennemis frémissent, qu’ils désespèrent de nous diviser, en voyant toutes les parties de la République ne plus former qu’un seul tout! En voyant plus de trente millions de Français, autrefois divisés par tant de préjugés et de coutumes différentes, consentir solennellement les mêmes sacrifices, et se lier par les mêmes lois ; en voyant enfin une grande nation, composée de tant d’hommes divers, n’avoir plus qu’un sentiment, qu’une pensée, marcher et se conduire comme si toute entière elle n’était qu’un seul homme! (…) Aujourd’hui, l’ordre civil vient cimenter l’ordre politique. Nous ne seront plus Provençaux, Bretons, Alsaciens, mais Français[8].

Il Code Civil si rivela di estrema importanza non solo dal punto di vista giuridico, ma anche e soprattutto sociale.

Un Codice, dunque, della società civile che come “une veritable Constitution”[9] fortifica, unisce, organizza e identifica.

Si instaura, per la prima volta, nella popolazione francese un sentimento di unità ed uguaglianza, nonché un’idea di Nazione.

2. La struttura del codice napoleonico

Il Code Napoleon[10] fu redatto con un linguaggio semplice, facilmente comprensibile e, allo stesso tempo, elegante e raffinato.

Un code “civilisateur”, frutto di un connubio tra le idee dell’illuminismo, della rivoluzione, del diritto romano e del diritto consuetudinario[11].

Il suo stile fu fonte di ispirazione di alcuni scrittori dell’epoca, come Stendhal, il quale scrisse in una lettera destinata a Balzac, che mentre componeva la “la Certosa di Parma”, leggeva giornalmente qualche pagina del Code.[12] Anche lo scrittore e filosofo Paul Valery lo apprezzò grandemente, definendolo persino come “un capolavoro della letteratura”.[13]

Il Code in origine contava 2281 articoli; ancora oggi, è composto da tre libri più un titolo introduttivo: il primo libro dedicato alle persone, il secondo ai beni e alla proprietà, il terzo dedicato ai diversi modi di acquisto e modifica della proprietà. La suddivisione si ispira al modello delle Institutiones di Gaio (Res, Persones, Actiones)[14]. Trionfano l’eguaglianza e la libertà individuale, non esistono più limiti e discriminazioni derivanti dall’appartenenza a caste o classi.

Il titolo preliminare tratta “de la pubblication, des effet et de l’application des lois en general” ed è composto di soli sei articoli; tra questi merita una menzione l’art. 4 il quale dispone: “le juge qui refusera de juger, sous prétexte du silence, de l’obscurité ou de l’insuffisance de la loi, pourra être poursuivi comme coupable de déni de justice”. Tale articolo costituisce una grande innovazione rispetto alla rigida concezione illuministica della separazione dei poteri, che imponeva al giudice il divieto di interpretatio ed il ricorso allo strumento del “réferé legislatif”[15]. I giudici, grazie all’introduzione dell’art. 4, non sono più soltanto “la bouche qui prononce les paroles de la loi” o “des êtres inanimés”, così come venivano definiti dal filosofo Montesquieu[16]; adesso il loro ruolo acquisisce una rinnovata importanza e sono obbligati ad applicare la legge e ad interpretarla adattandola al caso concreto.

2.1. Una breve rassegna dei tre libri del Code Civil

Il primo libro (dall’art. 7 all’art 515), intitolato “des personnes”,  affronta varie questioni concernenti, per citare alcuni esempi, il godimento e la privazione dei diritti, gli atti dello stato civile, il domicilio e tutte le regole riguardanti la famiglia, dunque il matrimonio e il divorzio, la potestà genitoriale, la tutela dei minori, l’adozione.  La famiglia disegnata da Napleone ruota attorno alla figura dell’uomo-padre-marito, unico titolare della patria potestà. All’interno del nucleo familiare marito e moglie non hanno gli stessi diritti e doveri; la donna vive una posizione di inferiorità e dipendenza rispetto all’uomo e questo viene manifestamente evidenziato in molte norme[17] che, abrogate nel corso degli anni, oggi risultano totalmente anacronistiche.

Il secondo libro (dall’art. 516 all’art 710), intitolato “des biens et des differentes modifications de la proprieté”, contiene essenzialmente la disciplina riguardante i diritti reali. Di estrema importanza è la definizione del concetto di “proprietà”, di cui all’art. 544, come “diritto di godere e disporre delle cose nella maniera la più assoluta, purché non se ne faccia un uso vietato dalle leggi o dai regolamenti”. Tale concetto, espressione del liberismo e del trionfo della borghesia sull’antico regime, costituisce l’estrinsecazione della rottura con i privilegi feudali e territoriali di ogni sorta.

Il terzo libro (dall’art. 711 all’art 2281), intitolato “Des biens, et des differentes manieres dont on acquiert la proprieté” è dedicato alla regolamentazione di molteplici e variegati istituti quali la successione, la donazione, il contratto in generale, la responsabilità civile, il regime patrimoniale dei coniugi, i singoli contratti tipici (la vendita, la permuta, la locazione, il mandato, il deposito, la fideiussione, il prestito…), i privilegi, l’usucapione, la prescrizione.

Anche se il Code, nella sua struttura generale composta da un titolo preliminare e tre libri, resta ancora tutt’oggi illeso, una modifica di rilevante spessore ed importanza straordinaria è stata apportata con l’ordonnance n. 131 del 10 febbraio 2016, entrata in vigore il primo ottobre 2016, la quale ha rinnovato il Code nel suo terzo libro, che oggi assume un nuovissimo volto.

3. La riforma del Libro III del Codice Civile francese: l’Ordonnance  n° 2016-131 e le sue finalità

Il primo Ottobre 2016 è entrata in vigore la legge introdotta con l’ordonnance n° 2016-131 del 10 Febbraio 2016 “portant réforme du droit des contrats, du régime générale et de la preuve des obligations” che ha modificato il libro III del Codice Civile francese.

L’impulso per un rinnovo del Code Civil si ebbe proprio in occasione della celebrazione del suo duecentesimo compleanno, nel 2004. Questa ricorrenza, se da un lato ha generato delle manifestazioni in cui veniva decantata l’importanza del Code Civil, dall’altro ha dato avvio ad un acceso dibattito fra i giuristi francesi, i quali si chiedevano se un codice del 1800 fosse ancora idoneo a rappresentare la società attuale.

La riforma dunque è il frutto di più di 10 anni di riflessioni dottrinali e di un susseguirsi di progetti diversi.

Mentre l’intero codice Napoleonico è stato scritto “ à quattre plumes” questa modifica può considerarsi scritta “à mille et une mains”[18], ma non per questo il testo deve essere considerato come un “manteau d’arlequin”. Anzi, presenta una certa coerenza e mira a realizzare vari obiettivi, quali l’accessibilità del diritto dei contratti ed il suo adeguamento all’evoluzione della società, l’aumento dell’attrattività del code e l’incremento della protezione nei confronti della parte contrattuale debole.[19]

Un altro scopo della riforma è quello della sicurezza giuridica, della certezza del diritto e quindi della prevedibilità delle norme. Ovviamente per raggiungere tale obiettivo occorrerà del tempo poiché “toute réforme législative, orpheline de jurisprudence, ouvre per se une periode d’insicurité dans l’attente de l’application des nouveau texte”[20].

3.1 La scalata verso la riforma: dai progetti alla sua entrata in vigore

La riforma del Libro III del Code Civil è stata costruita su solide basi, determinate dai vari progetti che l’hanno preceduta.

I lavori hanno avuto inizio nel 2004, quando il professore Pier Catala, grazie anche all’incoraggiamento manifestato dal presidente della Repubblica di allora, Jaques René Chirac[21], formò un gruppo di lavoro, composto essenzialmente da universitari e da alcuni magistrati,  che nel 2005 portò alla pubblicazione e diffusione de “L’avant projet de réforme du droit des obligations et de la prescription” (conosciuto anche come avant-projet Catala). L’intento di Catala non era di certo quello di sconvolgere del tutto il Codice, bensì quello di conferirgli una nuova modernità[22].

Accantonato l’avant-projet Catala, qualche anno dopo François Terré, insieme con gli studiosi de l’Académie des Sciences morale et politiques, scrissero e pubblicarono tre opere: la prima nel 2008 intitolata “Pour une réforme du droit des contrats”, la seconda nel 2011 intitolata “Pour une réforme du droit de la responsabilità civile” ed infine la terza opera, pubblicata nel 2013, dal titolo “Pour une réforme du régime général des obligations”. Questi lavori furono riconosciuti con il nome di projet Terré.

Un terzo progetto di riforma fu quello della Chancellerie nel 2008, il quale si differenzia dagli altri due, opera della dottrina, poiché proveniente dal governo. Questo progetto è improntato su idee e principi già cristallizzati sia dall’avant-projet Catala sia dal projet Terre, contiene proposte di soluzioni già adottate dalla giurisprudenza nella prassi, oltre ad essere totalmente innovativo sotto altre angolazioni.

Dopo 10 anni dal projet di Pier Catala, la svolta per l’attuazione di una riforma del Code Civil è arrivata solo nel 2015 con l’emanazione della legge n° 177 del 16 Febbraio, il cui art. 8 ha autorizzato il governo, attraverso lo strumento dell’ordinanza, a prendere le misure necessarie per “modifier la structure et le contenu du livre III du Code civil, afin de moderniser, de simplifier, d’ameliorer la lisibilité, de renforcer l’accessibilité du droit commun des contrats, du régime des obligations et du droit de la preuve, de garantir la sécurité juridique et l’efficacité de la norme”. Tale norma ha stabilito i principi generali cui la riforma doveva attenersi e ha fissato anche i termini per una consultazione pubblica.[23]

L’utilizzo dello strumento “de l’ordonnance” ha suscitato numerose critiche[24] da vari punti di vista. In primo luogo in quanto ritenuto uno strumento poco democratico, a causa della quasi totale assenza del Parlamento; poi perché una riforma emanata con questa tipologia di strumento avrebbe potuto creare problemi per quanto riguarda l’interpretazione delle sue norme, infatti “ à la différence d’une loi ordinaire dont l’interpretation peut éventuellement se nourrir des précieux travaux parlamentaires qui ont conduit à son adoption, (…) une ordonnance n’est pas précédée de travaux préparatoires officiels.”[25]

Nonostante le critiche, il 10 febbraio 2016, è stata pubblicata l’ordinanza accompagnata da una Relazione del Presidente della Repubblica che illustra la portata e il significato di ogni modifica e di ogni articolo. La riforma, ratificata dal Parlamento, è entrata in vigore l’ 1 Ottobre 2016.

3.2 Analisi di alcune modifiche e novità della riforma

Dal punto di vista strutturale (non entrando dunque nel merito) la riforma consiste in nuovi titoli e in nuovi articoli. Sono stati modificati i titoli III, IV e IV bis del libro III del Code Civil. Il titolo III, prima rubricato “Dei contratti o delle obbligazioni convenzionali in generale”, adesso è rubricato “Delle fonti delle obbligazioni”; Il titolo IV, prima rubricato “I vincoli che si formano senza convenzione”, adesso è rubricato “ Del regime generale delle obbligazioni”; infine, il titolo IV bis non ha più ad oggetto “La responsabilità per danni da prodotto difettoso” ma “La prova delle obbligazioni”.

Sono stati sostituiti tutti gli articoli dal 1101 al 1386-18 con 353 nuovi articoli.

Nonostante questo profondo cambiamento formale, le regole, per quanto riguarda l’aspetto sostanziale, non sono state stravolte.

Sicuramente è avvenuta un’opera di modernizzazione del Code, viene adesso utilizzato un linguaggio più contemporaneo e accessibile, vengono introdotti anche dei nuovi istituti come per esempio la codificazione della dottrina “de l’imprevision”.[26]

Tra le novità più incisive e rilevanti della riforma, probabilmente quella che ha creato maggiori dubbi è la scomparsa della “secolare” nozione di “causa” che oggi, nel nuovo articolo 1128[27], non figura tra gli elementi essenziali del contratto. A ben vedere l’intenzione della riforma non è quella di eliminare le mansioni cui la causa ha sempre adempiuto, bensì di spostare le sue funzioni su altre disposizioni, eliminando però il concetto di causa dal Code. Alla luce di questa importante modifica la dottrina si è domandata[28]: “est- on certain que les règles nouvelles, censées remplir les fonctions classiques de la cause, suffiront à remplir cet office?” (Trad.: “Siamo sicuri che le nuove norme, che dovrebbero sostituire le funzioni classiche della causa, saranno sufficienti ad adempiere a questo compito?).

 

Note e Riferimenti Bibliografici
[1] Voltaire, “Oeuvres Complete  de Voltaire. Dictionnaire Philosophique.”, tomo terzo, Parigi, 1764.
[2] M.C.S. Zacharie, Corso di Diritto Civile Francese, Vol.1, Torino,1841, pag. 14.
[3] “Fruttidoro” corrisponde al nostro mese di Agosto nel calendario Gregoriano. Nel 1793 in Francia venne introdotto il calendario rivoluzionario (detto anche dei solstizi): Vendemiale, Brumale e Frimale erano i mesi dell’Autunno; Nevoso, Piovoso e Ventoso erano i mesi dell’Inverno; Germinale, Fiorile e Pratile erano i mesi della Primavera; Messidoro, Termidoro e Fruttidoro erano i mesi dell’Estate. Ebbe inizio un nuovo computo degli anni (una nuova era), partendo dalla data della fondazione della Prima Repubblica francese, il 22 settembre 1792, che divenne il giorno 1 del mese Vendemmiaio dell'anno I della Repubblica. Tale calendario venne abolito da Napoleone nel 1806. Per ulteriori approfondimenti M. Montanari, “Il tempo e le cose”,edizione Rossa, vol.2, Laterza ,2015; par 8.2 “Due rivoluzioni a base decimale: il metro e il calendario”.
[4] J. Ferrand, J. L. Chabot, P. Didier, Le Code civil et les Droits de l’homme, L’Harmanattan, 2005, pag. 34.
[5] P. Cappellini, Il codice eterno in Codici, Giuffrè, Milano, 2000, pag 35.
[6] “ Il potere legislativo era allora esercitato in Francia:
 I.° Dal governo, che avea l’iniziativa della legge, e che l’esercitava col concorso necessario del consiglio di Stato.
2.° Dal Tribunato, che discuteva la legge proposta, ed emetteva il voto di adozione o di rigetto.
3° Il corpo legislativo, che adottava o rigettava la proposizione, senza discuterla, dopo aver contraddittoriamente sentito gli oratori del governo e quelli del Tribunato”.. come riporta G.Miraglia, in Le leggi civili per lo Regno delle due Sicilie , Stab.tip. dell’Ancora, Napoli, 1845 pag. LXIV
[7] Trad.: “…la sola esistenza di un codice civile e uniforme è un monumento che attesta e garantisce il ritorno permanente della pace all’interno dello Stato. Quanto fremono i nostri nemici, si sforzano di dividerci, vedendo tutte le parti della Repubblica riunite in un tutto indissolubile, vedendo più di 30 milioni di francesi, un tempo divisi da diverse tradizioni, che accettano solennemente di condividere gli stessi sacrifici e osservare le stesse leggi; vedendo infine una grande Nazione composta da tanti uomini diversi che hanno un solo sentimento, un solo pensiero, procedere e comportarsi come se tutta l’intera popolazione fosse un unico uomo!(…) Oggi il codice civile ha lo scopo di cimentare l’ordine politico. Noi non siamo più Provenzali, Bretoni, Alsaziani, ma Francesi.”
[8] J. Chateigner, Code civil français: discours et exposé des motifs, Huyghe, Bruxelles, 1803-1804, p. 497.
[9] Espressione utilizzata prima da C. Giraud nella sua opera “Précis de l’ancien droit coutumier français”, Paris, Cotillon, 1875, nella prefazione; poi diventata celebre poiché utilizzata dal famoso giurista Jean Carbonnier. E’ stata oggetto anche di spunti di riflessione e dibattiti da parte di altri giuristi, vedi per esempio R. Corbillac, Le Code civil est-il la véritable constitution de la France?Revue Juridique Thémis, volume 39, 2005.
[10] Con il decreto imperiale del 3 Settembre 1807 il Code Civil des français assunse la denominazione di Code Napoleon, in onore del suo maggiore sostenitore, ideatore e propulsore. Vedi E.Dezza, Lezioni di storia della codificazione, Giappichelli, Torino, 2000, pag 66 e ss.
[11] “… le code civil , riche des lumières combinées de l'école romaine et de l'école francaise , est un code essentiellement civilisateur. Il renferme trois caractères : tradition desanciens principes, transaction entre les coutumes et le droit romain , originalité puisée dans les idées de la révolution de 89” così come riportato da Firmin e La Ferrière, Histoire du droit français, vol. 2,Joubert, Parigi, pag 519
[12]En composant la Chartreuse, pour prendre le ton, je lisais chaque matin deux ou trois pages du Code civil, afin d'être toujours naturel : je ne veux pas, par des moyens factices, fasciner l'âme du lecteur", come riporta A.M. Collignon, in L’Art et la vie de Stendhal, Germer Baillière, Parigi,1868.
[13] Come riportato in Lemmens-Jonjen-Buyle, Droit et Littérature, Anthémis, 2007, pag 12.
[14]Gaio: “Omne ius quo utimur vel ad personas pertinet, vel ad res vel ad actiones” (Ogni diritto di cui disponiamo riguarda le persone, o i beni, o gli atti giuridici).
[15] Il refére legislatif era il “jugement par lequel, avant de prononcer sur une question qui leur paraissait insoluble, d’après l’ambiguïté ou l’insuffisance de la loi dont elle dérivait, les juges ordonnaient qu’il en serait référé à l’autorité investie du pouvoir législatif”, come riporta M.Merlin in Repertoire Universel et raisonné de jurisprudence,1827, Bruxelles, pag. 104.
[16] Così in A. Belin, De l’esprit des loix, Parigi,  1817, pag 136.
[17] Come ad esempio nell’art 214 per cui “La femme est obligée d’habiter avec le mari, et de le suivre par-tout où il juge à propos de résider…”.
[18] H. Barbier, “Le grands mouvements du droit commun des contrats après l’ordonnance du 10 février 2016", in RTDCiv, vol. 2, Aprile-Giugno 2016, pag. 247.
[19] F. Benatti, Note sulla riforma del libro III del codice civile francese : molto rumore per nulla, in rivista Banca Borsa e Titoli di credito, 2016.
[20] H. Barbier, “Le grands mouvements du droit commun des contrats après l’ordonnance du 10 février 2016", in RTDCiv, vol. 2, Aprile-Giugno 2016, pag. 248.
[21] Avvenuto durante la celebrazione ufficiale del bicentenario del Code l’11 Marzo 2004.
[22] L’avant-projetne propose pas un code de rupture, mais d’ajustement” cit. P. Catala, Avant- projet de réforme du droit des obligations et de la prescription, Documentation française, 2006, pag.13.
[23] Il 25 febbraio 2015, il Ministero della Giustizia ha pubblicato sul suo sito web un progetto di ordinanza invitando qualsiasi persona interessata a fare delle osservazioni o a commentare il suo contenuto.
[24] Nonostante il Conseil Costitutionel avesse già affermato la costituzionalità dell’art. 8.
[25] Osservazione di L. Leveneur, Présentation générale de la réforme du droit des contrats, du régime générale de la preuve des obligations, in riv. Contats Concurrence Consommation, n°5, Maggio 2016, pag 5.
[26] La dottrina dell’imprévision è sancita nel  nuovo art. 1195 il quale prevede che qualora cui subentrino circostanze imprevedibili che rendano eccessivamente onerosa l’esecuzione di un contratto, la parte ha la possibilità di chiedere all’altra di rinegoziarne i termini e , in caso di mancato accordo, chiedere che sia il giudice a rideterminare tale condizioni oppure, anche a richiesta di una sola parte, chiedere al giudice di rivedere o risolvere il contratto stabilendone termini e condizioni.
[27] L’art 1128 dispone:
“Sont nécessaires à la validité d'un contrat:
1° Le consentement des parties;
2° Leur capacité de contracter;
3° Un contenu licite et certain.

[28] F. Chénédé, La cause est morte…vive la cause?, in Riv. Contrats Concurrence Consommation, n° 5, Maggio 2016, pag 1”.