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Pubbl. Ven, 6 Gen 2017

La pena giusta: intervista a suor Margherita Gamba e ai detenuti di Casa Samaria, Istituto Palazzolo

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Ludovica Di Masi


Qual è la giusta pena secondo i detenuti? Cosa c'è dietro le quinte di una condanna? Ne parliamo con gli addetti ai lavori e con i diretti interessati.


Introduzione

Casa Samaria, si trova a Bergamo, a fianco alla Casa Madre delle Suore delle Poverelle. Tra i tanti compiti che svolge, la comunità accoglie persone cui è stata applicata una misura alternativa alla detenzione; offre ai detenuti un sostegno stabile fuori e dentro l'Istituto penitenziario di Bergamo.

Intervista a Suor Margherita Gamba

Sour Margherita Gamba presta la sua opera ai detenuti (e non solo) di Casa Samaria. Fa parte della Congregazione delle Suore delle Poverelle, composta da circa 800 suore che esplicano la loro missione in tutto il mondo.

Si occupano dei più bisognosi: dei bambini, dei malati, dei poveri, accogliendoli nelle loro case.

D: Innanzitutto la ringrazio per avermi dato la possibilità di intervistarla e di intervistare i detenuti di Casa Samaria. Colgo l'occasione per complimentarmi con lei per il lavoro quotidiano che svolge con massima sensibilità.

Il suo lavoro è molto delicato, richiede una grande forza d'animo e un gran coraggio. Quali funzioni svolge in carcere? 

R: Attività di ascolto ed accompagnamento umano e spirituale delle detenute in collaborazione con l’area trattamentale; attività di catechesi e animazione liturgica in collaborazione con il Cappellano; partecipazione ed affiancamento alle insegnanti nei laboratori di ceramica e nelle diverse attività artigianali allestite in sezione; gestione di alcune attività ergoterapiche nella sezione femminile: biblioteca, laboratori creativi, cineforum, progetti di inclusione sociale.

D: Quali atteggiamenti mostrano i detenuti verso la sua figura?

R: Si sono dimostrati sempre rispettosi, e accoglienti.

D: Secondo lei, quali devono essere le caratteristiche di una pena giusta?

R: Penso che sia difficile dire qual è la pena giusta. Se si applica la legge, ad ogni reato corrisponde una condanna; se invece pensiamo alla persona che ha commesso un reato, diverso è il pensiero.

Mi spiego: una persona riceve una condanna e inizia a scontarla ma se si dà alla persona l’opportunità di prendere consapevolezza del dolore che ha arrecato e l’occasione di poter riparare, allora la pena sarà giusta.

Intervista ai detenuti

Come prima cosa, ringrazio i detenuti per la loro disponibilità. Per rispettare la loro privacy, ho preferito lasciare l'anonimato.

Ogni domanda è stata rivolta a quattro persone, ragion per cui l'intervista procede in modo incrociato.

D: Qual è la causa della sua detenzione?

R1: Per documenti falsi.

R2: Per detenzione illecita di armi.

R3: Trasporto di droga.

R4: Favoreggiamento all’immigrazione clandestina.

D: Ritiene giusta la pena che le è stata inflitta? 

R1: Assolutamente no, mi sembrano troppi due anni per dei documenti falsi.

R2: La ritengo troppo alta perché il mio ruolo era marginale.

R3: Per quello che ho fatto la ritengo giusta, è la conseguenza dell’azione che ho commesso.

R4: Non è giusta perché non hanno ascoltato le mie motivazioni.

D: Come ha reagito quando è stata condannata?

R1: Ero disperata, persa, non sapevo più cosa fare. Piangevo e non capivo cosa stava succedendo perché, essendo straniera, non capivo l’italiano e io non riuscivo a farmi capire da loro.

R2: Sono stata un po’ male perché ero lontana dalla mia famiglia… ero più preoccupata per loro che per me.

R3: Nel peggiore dei modi: ero nervosa, avevo paura, piangevo e pensavo che non sarei più andata a casa dalla mia famiglia.

R4: Non l’ho vissuta malissimo perché comunque me l’aspettavo.

D: Crede che alla società importi di lei e del suo futuro?

R1: Quando ero in carcere mi sentivo sola e abbandonata ma quando sono stata accolta in comunità mi sono sentita voluta bene e importante per qualcuno. Agli operatori della comunità importa del mio futuro, il percorso vuole proprio accompagnarmi nella mia “nuova vita”.

R2: Quando ero in carcere pensavo non importasse molto di me alla gente. Quando, invece, sono venuta in comunità mi son sentita subito parte di una famiglia sentendomi una persona e non una “detenuta”. A loro interessa aiutarmi a migliorare il mio futuro, accompagnandomi verso la libertà.

R3: Credo che alla società interessi poco perché quando entri in carcere sei etichettata come “detenuta” e lo stesso è poi quando esci. Ma a Casa Samaria interessa di me e del mio futuro.

R4: A qualcuno sì, come le comunità che ti aiutano a vivere la pena in modo diverso. Al resto della società non molto, siamo sempre classificati anche quando finiamo la pena perché non ci danno occasioni di lavoro e ci guardano sempre con ignoranza, anche se hai fatto un percorso e sei cambiata.

D: Crede nella funzione risocializzante della pena?

R1: Sì, ci credo perché per me è così, da quando sono in comunità sento che è molto più risocializzante rispetto al tempo trascorso in carcere.

R2: Essendo la mia pena troppo alta (a mio modo di pensare) questo mi porta a stare lontano per troppo tempo dalla mia famiglia e questo mi fa essere un po’ arrabbiata. Comunque gli insegnamenti di Casa Samaria mi aiutano ad essere migliore.

R3: Sì, da quando sono in comunità (perché in carcere non ho imparato nulla di buono) ho imparato a vivere le relazioni, a sentirmi responsabile, attiva, impegnata.

R4: Se si ha la possibilità di un percorso in alternativa al carcere sì, ma in galera no.

D: Secondo lei, l'ergastolo può essere considerato una giusta pena? O è solo una morte civile?

R1: No, non è giusta in quanto non può essere né risocializzante né rieducativa… è una morte lenta.

R2: No, non è una pena giusta, è morire lentamente. Anche se, pensandoci, in alcuni reati (come l’abuso di bambini) lo ritengo giusto.

R3: Non credo sia giusta.

R4: Se il giudice ritiene che merita questa pena vuol dire che è giusta…senza dimenticare però che sono sempre persone e non bisogna lasciarle “ai margini”.

D: Secondo lei, per essere giusta una pena, quali caratteristiche deve avere? Cosa si sente di consigliare alle Istituzioni?

R1: Per essere giusta deve essere umana.

R2: Non lo so.

R3: Una pena giusta aiuta a migliorarsi facendo molte attività (lavoro, volontariato,…) senza vivere la noia, come è in carcere.

R4: Dipende sempre dal reato che hai commesso. I percorsi in alternativa al carcere, se fatti bene, aiutano.

D: Se potesse dire qualcosa al giudice che l'ha condannata, cosa gli direbbe?

R1: Preferisco non rispondere perché sono troppo arrabbiata con lui.

R2: Gli direi di provare a mettersi nei miei panni per capire cosa si prova.

R3: Gli racconterei la mia vita, le mie motivazioni (senza giustificarmi) per fargli capire perché sono arrivata qui.

R4: Niente, quello che avevo da dirgli gliel’ho detto in udienza. Lui fa il suo lavoro.

D: Come si vive dietro le sbarre? Qual è la sua giornata-tipo?

R1: A Bergamo il carcere non è troppo brutto, ci sono le suore e poi le celle sono aperte, però ti manca tutto soprattutto la libertà. In carcere le giornate le passavo aspettando che il tempo passasse, mentre qui in comunità le giornate passano veloci perché sei impegnata e ti senti come “in famiglia”.

R2: Fortunatamente ci sono le suore con noi, quindi non si sta troppo male. Le giornate sono noiose perché non c’è nulla da fare e rischi di diventare matta. La convivenza è difficilissima.

R3: La vita è difficile senza libertà, ogni giorno è faticoso soprattutto perché lontano dalla famiglia e dagli amici. Ci sono troppe “chiacchiere” in carcere tra le detenute.

R4: In carcere manca la vita privata, i sentimenti, i familiari…per il resto hai comunque quello che ti serve per vivere (un tetto, cibo, acqua, riscaldamento,…).

D: Cosa farà quando avrà finito di scontare la sua pena?

R1: Prenderò l’aereo per tornare a casa dai miei figli, riprendendo in mano la mia vita con gli insegnamenti che ho imparato in comunità.

R2: Desidero continuare ad aiutare la mia famiglia, come ho sempre fatto, cercando di dare al mio fratellino un’educazione corretta per evitare che arrivi dove sono arrivata io. Per me invece non so ancora che futuro costruirò.

R3: Cercherò un lavoro custodendo tutto quello che ho imparato qui.

R4: Cercherò di mettere nella mia vita le buone cose che ho imparato vivendo una vita tranquilla e normale.