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Pubbl. Gio, 29 Gen 2015

Il riconoscimento in Italia di una adozione da parte di coppia omosessuale

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Angela Dipasquale


La Corte costituzionale è chiamata a sciogliere una questione di legittimità costituzionale sulle norme regolanti il diritto di adozione delle coppie omosessuali.


«Queste due signore sono le mie mamme. Sono tutte e due buone e severe. Gioco con tutte e due»
«Se il Tribunale non dovesse accettare la mia richiesta di essere adottata anche in Italia da mamma Gaia sarebbe un peccato perché avrei molto dispiacere per il fatto di non essere riconosciuta come italiana».

Queste le parole della minore statunitense concepita per inseminazione artificiale dalla mamma Gaia (nome di fantasia) la quale ha successivamente contratto matrimonio omosessuale, riconosciuto dalle autorità statunitensi, con quella che è divenuta l'altra mamma, Sofia (altro nome di fantasia).

Il processo di adeguamento del diritto statale alle nuove istanze di tutela del minore e, in particolare, del figlio, si attua anche attraverso l'attività giurisprudenziale delle nostre Autorità Giudiziarie.

Si segnala, a tal proposito, l'ordinanza n° 4701 del novembre 2014.
Il Tribunale per i minorenni di Bologna, chiamato alla delibazione di una sentenza emessa dall'autorità giudiziaria statunitense in relazione all'affidamento di un minore, figlio naturale di uno dei genitori omosessuali, ha ritenuto sussistente la questione di legittimità costituzionale in relazione agli artt. 35, 36 della legge 184/1983. I predetti articoli, infatti, per come spiegato dal Giudice del rinvio: "non consentono al giudice di valutare, nel caso concreto, se risponda all’interesse del minore adottato (all’estero), il riconoscimento della sentenza straniera che abbia pronunciato la sua adozione in favore del coniuge del genitore, a prescindere dal fatto che il matrimonio stesso abbia prodotto effetti in Italia".

La nuova attenzione che il giudice ha riconosciuto al mutato status genitoriale rispetto alle necessità di tutela del minore ed a fronte di una normativa nazionale, evidentemente obsoleta e lontana dall'evoluzione sociale, riscontra quelle che sono le direttive ed i principi nella CEDU (Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo) e da atto del progressivo riconoscimento "interno" delle normative sovranazionali europee, pur contrastanti con taluni principi normativi di carattere essenzialmente "tradizionale".

Il tutto è ora rimesso, quindi, ai Giudici della Corte Costituzionale.