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Pubbl. Ven, 12 Mag 2023

Trattativa Stato Mafia: il comunicato della Corte di cassazione

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Editoriale a cura di Ilaria Taccola



Secondo la Corte di cassazione è stato provato nel processo che vi furono delle minacce ai danni dei Governi Ciampi e Amato da parte della Mafia, ma non è stata raggiunta la prova in merito ad alcuna responsabilità nei confronti dei Ros e soprattutto non vi è stata la prova di una trattativa formale tra lo Stato e la Mafia.


La Corte di cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte di Assise di appello di Palermo, riformando il reato di minaccia a un corpo politico dello Stato ex art. 338 c.p. nella forma tentata; dichiarando la prescrizione nei confronti di Leoluca Bagarella e Antonino Cinà in relazione alle minacce ai danni dei Governi Ciampi e Amato, essendo decorsi oltre 22 anni dalla consumazione del reato tentato.

In particolare, la Corte di Cassazione ha escluso ogni forma di responsabilità nei confronti dei Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, i quali erano stati assolti dalla Corte di appello per mancanza di dolo con la formula assolutoria "il fatto non costituisce reato" e avevano proposto ricorso per ottenere una formula assolutoria piena.

Infatti, la Corte di Assise di Palermo aveva affermato che vi era stata una formale interlocuzione con la mafia, ma non era stato provato il dolo nei confronti degli ufficiali imputati.

In altri termini, secondo la Corte di cassazione è stato provato nel processo che vi furono delle minacce ai danni dei Governi Ciampi e Amato da parte della Mafia, ma non è stata raggiunta la prova in merito ad alcuna responsabilità nei confronti dei Ros e soprattutto non vi è stata la prova di una trattativa formale tra lo Stato e la Mafia.

Si pubblica il comunicato stampa pubblicato dalla Corte di Cassazione all’esito dell’udienza celebrata in data 27 aprile 2023.

“La Sesta sezione penale della Corte di cassazione ha emesso in data odierna sentenza definitiva nel processo n. 39038/2022 nei confronti di Bagarella ed altri.
La sentenza ha confermato la decisione della Corte di assise di appello di Palermo nella parte in cui ha riconosciuto che negli anni 1992-1994 i vertici di “cosa nostra” cercarono di condizionare con minacce i Governi della Repubblica italiana (Governi Amato, Ciampi e Berlusconi), prospettando la prosecuzione dell’attività stragista se non fossero intervenute modifiche nel trattamento penitenziario per i condannati per reati di mafia ed altre misure in favore dell’associazione criminosa.
Nei confronti di tutti gli imputati era stato contestato il reato di minaccia ad un corpo politico dello Stato (art. 338 cod. pen.).
La sentenza, riqualificato il reato nella forma tentata, ha dichiarato la prescrizione nei confronti di Leoluca Bagarella e Antonino Cinà in relazione alle minacce ai danni dei Governi Ciampi e Amato, essendo decorsi oltre 22 anni dalla consumazione del reato tentato.
Inoltre, ha escluso ogni responsabilità degli ufficiali del ROS, Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno – peraltro già assolti in appello sotto il profilo della mancanza di dolo – negando ogni ipotesi di concorso nel reato tentato di minaccia a corpo politico.
Per quanto riguarda la minaccia nei confronti del Governo Berlusconi, di cui erano accusati Marcello Dell’Utri e Bagarella, la sentenza ha confermato quanto deciso dalla Corte di assise di appello di Palermo, che ha riconosciuto l’estraneità del primo e che ha dichiarato la prescrizione del reato nei confronti di Bagarella”. 


Note e riferimenti bibliografici