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Pubbl. Dom, 6 Dic 2015

La libertà di stampa: il caso del Mozambico

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Salvatore Aromando


Il 22 novembre del 2000 veniva assassinato con un colpo di pistola a Maputo Carlos Cardoso, fondatore del quotidiano Metical. Dal suo assassinio ad oggi, in Mozambico, è cambiato qualcosa in materia di libertà di stampa?


Il caso Cardoso

La storia umana e professionale di Carlos Cardoso è proceduta di pari passo con il percorso storico del Mozambico come paese indipendente. Da 1975 fino alla data della sua morte, Cardoso ha vissuto e potuto commentare i momenti cruciali della storia mozambicana recente quali: l'influenza del regime rhodesiano di Ian Smith, la guerra civile, il passaggio al sistema politico del multi partitismo e la lotta per la libertà di stampa.

Per quelli che ancora non lo conoscono, Carlos Cardoso è stato un giornalista che sin dalle prime ore dell'indipendenza mozambicana si è messo al servizio del paese. Ha iniziato la sua carriera professionale al servizio dei media come editore della AIM fino al 1989. Di spirito indipendente, ha fondato e diretto Metical, testata giornalistica che prende il nome dalla moneta dello Stato africano, con distribuzione via fax.

Attraverso Metical, il giornalista ha pubblicato numerose inchieste su temi scomodi, che gran parte della stampa mozambicana non osava approfondire. L'intento di Cardoso era rendere cosciente la popolazione dell'illegalità che regnava e regna nello Stato africano. Infatti, prima di essere ucciso, Cardoso stava investigando su una frode di 14 milioni di dollari legata alla privatizzazione del Banco Comercial de Moçambique: caso che implicava uomini prominenti del mondo degli affari mozambicano. Alcuni degli autori materiali dell'omicidio sono stati catturati ed altri si sono costituiti spontaneamente. Mandante del crimine fu l'imprenditore Momade Asife Abdul Satar il quale, a sua volta, implicò nelle indagini Nyimpine Chissano, figlio dell'allora Presidente della Repubblica, Joaquim Chissano.

Nuove accuse hanno permesso l'apertura di un processo autonomo sul caso Carlos Cardoso. Tuttavia, in entrambi i processi, si è avuto un continuum di testimonianze contraddittorie, così come cambi di versione sulle dinamiche dell'omicidio. Inoltre, tale processo, è stato ripetuto a causa della ricattura di Aníbal dos Santos, l'uomo che è stato pagato per organizzare il crimine, evaso di prigione per tre volte.

Nel 2003, sei persone sono state condannate con pene superiori a vent'anni di prigione. Aníbal dos Santos e gli altri due uomini che si trovavano nell'auto da cui sono esplosi gli spari mortali per il giornalista, così come Momade e Ayob Abdul Satar e Ramaya Vicente (mandanti del crimine e implicati nella frode del BCM) [1].

Dopo quasi otto anni dall'apertura del processo autonomo, la giustizia non è riuscita né a condannare né ad assolvere gli accusati implicati nel caso essendo, inoltre, morte alcune delle figure centrali del caso (Nympine Chissano nel 2007 e l'imprenditrice Cândida Cossa).

La frode del BCM, così come l'uccisione del giornalista, hanno avuto rilevanza internazionale a causa delle negligenze avutesi durante il processo, le quali implicitamente hanno evidenziato fenomeni tuttora vigenti nello Stato africano: la corruzione, la mancanza di libertà di stampa e la soggettazione dei tribunali ai poteri politico-economici.

Per questi motivi, l'assassinio di Cardoso è stato visto dagli addetti ai lavori e dall'opinione pubblica come un chiaro avvertimento ai giornalisti nel non interferire negli affari politici del Mozambico.

Qui alcune testimonianze a caldo successive alla notizia dell'assassinio:

"Con la morte di Carlos Cardoso, viene seriamente ferita una delle maggiori conquiste del post indipendenza: la libertà di espressione e di stampa. Carlos Cardoso si è sempre battuto per una stampa libera, integra e attiva. Lui era la personificazione del giornalista integro, legato soltanto alla verità. Cardoso era la voce di coloro che non l'avevano. E forse, per questo motivo, era considerato scomodo da determinate forse oscure che non vogliono la pace, la trasparenza, lo sviluppo e il pluralismo di idee in Mozambico. Queste forze credono che, zittendo Carlos Cardoso, zittiscono i giornalisti e i professionisti dell'informazione in questo paese." Conselho Superior da Comunicação Social[2]

"Carlos Cardoso è stato senza dubbio vittima della lotta contro la corruzione ed il crimine organizzato. É morto per la lotta a favore della giustizia e della verità, denunciando situazioni che poco a poco potrebbero in causa la continuità dello Stato. É morto come combattente per un giornalismo serio e partecipativo nell'educazione civica dei cittadini." António Albano Silva [3]

"Perdiamo un compatriota, un compagno che si è distinto specialmente per la sua lotta incessante per la verità e il benessere dei suoi concittadini. Carlos Cardoso è stato un uomo verticale, un giornalista combattivo, coerente e temerario. Un uomo con convinzioni molto forti che difendeva le sue idee con persistenza e tenacia. Per questo, era un giornalista conosciuto e rispettato in Mozambico. L'assassinio brutale e crudele di questo concittadino è stato un atto di codardia, un attentato alla libertà, un tentativo di zittire le voci che lottano per l'onesta e il progresso del nostro paese." Pascoal Mocumbi, all'epoca primo ministro del governo mozambicano [4]

" Il MISA-MOÇAMBIQUE sostiene che il barbaro assassinio di Carlos Cardoso macchia la buona reputazione del Mozambico in quanto paese di libertà di espressione in Africa e rimanda a periodi ombrosi della sua Storia dove, parlare di verità equivaleva a candidarsi alla morte certa. Carlos Cardoso è sempre stato un lottatore instancabile per la libertà di espressione di Stampa e il suo nome sarà indiscutibilmente associato alla lotta del popolo mozambicano per le libertà democratiche. La morte crudele di Carlos Cardoso priva la stampa e la società mozambicana di una voce libera e contundente, che minacciava i corrotti e i nemici, che difendeva: il trasferimento, la partecipazione dei mozambicani nel controllo della loro economia combattere la corruzione e l'impunità dei criminali che ledono l'economia nazionale." Salomão Moyana [5]

Dalle testimonianze qui presentate, appare evidente che per la popolazione mozambicana Carlos Cardoso è stato un simbolo dell'integrità all'interno e all'esterno del suo settore di competenza.

Cultura politica e sociale in Mozambico: un rapporto perennemente in conflitto

Come accennato nel precedente paragrafo, attraverso la storia di Carlos Cardoso, cultura politica e sociale si son trovate e si trovano tuttora in conflitto. Le origini di questo contrasto sono frutto delle influenze politiche e culturali avutesi soprattutto dopo l'indipendenza mozambicana. Nel contestualizzare ciò, è necessario compiere un'analisi a ritroso della storia sociale del paese che va dal 1975 ad oggi.

Il Mozambico è una ex colonia portoghese dell'Africa subsahariana, le cui frontiere, tracciate dalle potenze coloniali, hanno approssimato territorialmente gruppi culturali rivali. É uno stato che è transitato dal socialismo al capitalismo, per passare alle correnti ideologiche di matrice occidentale, il tutto, col fine di creare l'unità nazionale. Dal 1975 al 1992, il Mozambico ha vissuto una guerra civile.

In questo arco temporale, la FRELIMO (Frente de Libertação de Moçambique) ha proposto una politica culturale che fungesse da mezzo di creazione e simbolo dell'identità nazionale negli anni del post indipendenza. Proprio in relazione alle politiche culturali, l'obiettivo del governo mozambicano era quello di promuovere la crescita in tutti i settori del sociale. I primi passi in questa direzione vengono realizzati con la firma dell'Accordo di Pace, che ha permesso allo stato africano di aprirsi al mercato internazionale, prevalentemente come fruitore di cultura. Inoltre, il processo di globalizzazione, è avvenuto anche a livello industriale con il passaggio delle industrie da private a statali, grazie all'investimento di conglomerati economici internazionali. Tutti questi fattori sono serviti allo sviluppo del paese.

Con la firma nel 1992 dell'Accordo di Pace, il FRELIMO si è trovato a dover gestire un paese martoriato dagli orrori della guerra, privo di servizi basilari per la popolazione e di una cultura identitaria. Non a caso, gli anni che vanno dal 1992 al 1996 sono fondamentali per l'implementazione di decreti ministeriali volti alla promozione della cultura in Mozambico. Nonostante nel quadrienno successivo non sia esistito un vero e proprio Ministero della Cultura, il Consiglio dei Ministri mozambicano approva la Risoluzione n° 12/97 (Politica Culturale e Strategia della sua Implementazione). In questo documento, la cultura viene definita come un "insieme complesso di modi d'essere, di comportarsi e relazionarsi, dalla nascita alla morte, attraverso i rituali che marcano i principi del processo di integrazione sociale e la socializzazione. [...] Per questo, la cultura deve essere intesa come totalità del modo di vivere di una comunità."

Pertanto, lo Stato si è proposto come promotore della cultura, attraverso il finanziamento ed funzionamento di istituti culturali. Curioso è, però, che nell'anno della morte di Cardoso viene nuovamente istituito il Ministero della Cultura. Volenti o nolenti, gli sforzi per promuovere la cultura in Mozambico sono risultati vani a causa delle restrizioni in questo settore e dall'inasprimento del dialogo politico tra FRELIMO e RENAMO (Resistência Nacional Moçambicana) [8]. Il muro tra i due partiti ha portato da un lato, ad una politica ereditata dal periodo coloniale, dall'altro, al rispetto dei diritti fondamentali e la conseguente espansione delle libertà individuali. Tuttavia, quest'ultimo punto è costato caro a molti innocenti. 

La regolamentazione legislativa della libertà di stampa in Mozambico

La libertà di stampa in Mozambico è regolamentata giuridicamente all'articolo 48 della Costituzione. Tale articolo fa riferimento alla libertà di espressione e informazione ed è suddiviso in sei punti principali:

"Tutti i cittadini hanno diritto alla libertà di espressione, alla libertà di stampa, così come nel diritto all'informazione.

L'esercizio delle libertà di espressione, che comprende la facoltà di divulgare il proprio pensiero attraverso tutti i mezzi legali, e l'esercizio del diritto di informazione non possono essere limitati dalla censura.

Nei mezzi di comunicazione sociale del settore pubblico sono assicurati l'espressione e il confronto di idee provenienti da diverse correnti d'opinione.

Lo Stato garantisce l'esenzione dei mezzi di comunicazione sociale del settore pubblico così come l'indipendenza dei giornalisti dinanzi al Governo, la Pubblica Amministrazione e gli altri poteri politici.

L'esercizio dei diritti e delle libertà riferiti in questo articolo, sono regolamentati dalla legge, nel rispetto della Costituzione e della dignità umana." [9]

La libertà di stampa comprende la libertà di espressione e la creazione dei giornalisti, l'accesso alle fonti di informazione, la protezione dell'indipendenza e del segreto professionale e il diritto a creare giornali, pubblicazioni ed altri mezzi di diffusione.

Alla luce dei punti dell'articolo precedente menzionato, appare evidente che la regolamentazione giuridica sulla libertà di stampa in Mozambico risulti contraddittoria, se si pensa alla morte di Cardoso e di altri giornalisti a favore della libertà di stampa. Un caso analogo a quello dell'ideatore di Metical è stato la morte di Paulo Machava, editore e proprietario del giornale online Diario de Noticias. Così come Cardoso, Machava è stato assassinato con quattro colpi di pistola a Maputo, il 28 agosto 2015. La sua uccisione, inoltre, è avvenuta in concomitanza di un processo che ha destato molte polemiche e che ha visto coinvolti due giornalisti ed un economista, rispettivamente: Fernando Veloso (direttore del settimanale Canal de Moçambique), Fernando Mbanze (editore di Mediafax) e l'economista Nuno Castel-Branco. I primi due sono stati accusati di abuso della libertà di stampa, il secondo per crimini contro la sicurezza dello Stato.

A fondamento di ciò, bisogna considerare anche le difficoltà che il giornalismo investigativo mozambicano ha avuto in questi anni.

L'organizzazione internazionale non governativa Reporter senza frontiere (RSF) ha divulgato nel 2014 un ranking sulla libertà di stampa in 180 nazioni, nel quale il Mozambico è al settantanovesimo posto (scendendo, rispetto al 2013, di cinque posizioni). A tal proposito, la responsabile di RSF per i paesi africani, Cléa Kahn-Sriber, ha affermato che le restrizioni sulla libertà di stampa sono dovute "a diversi fattori avutisi durante l'anno. Un giornalista è stato attaccato durante una manifestazione e, recentemente, un altro è stato aggredito dall'esercito." [10]

I giornalisti che si sono mostrati imparziali e indipendenti hanno pagato e continuano a pagare a caro prezzo le interferenze del potere, nonostante la libertà di stampa e di espressione regolamentata dalla stessa Costituzione.

Considerazioni finali: è cambiato qualcosa dall'uccisione di Carlos Cardoso ad oggi?

Sin dalla creazione della Costituzione della Repubblica Popolare del Mozambico, non è stato offerto molto spazio all'esercizio del giornalismo poiché la FRELIMO, in termini di potere decisionale, ha imposto la propria ideologia. Infatti, attraverso i mezzi di comunicazione, la FRELIMO ha da sempre controllato la stampa e diffuso le ideologie politiche e di partito che poco a poco hanno soffocato la categoria dei giornalisti. Questi, senza scelta alcuna, si son trovati ad essere meri strumenti di diffusione del regime oltre che fungere da elementi di copertura nei casi di corruzione passati e presenti.

In un certo senso, la classe giornalistica mozambicana sembra dividersi in due fazioni: da una parte vi sono giornalisti inermi di fronte agli ostacoli messi in piedi dalla FRELIMO; dall'altra, giornalisti indipendenti sia dal punto di vista professionale che intellettuale.

La serie di irregolarità mostrate da quest'ultima fazione sono all'origine dell'intensificazione della battaglia per la libertà di stampa. Con l'avvento dei primi giornali privati e della Legge n° 18/91, l'immagine dei giornalisti mozambicani ha riacquistato credibilità. Testate giornalistiche come Mediafax e Metrical, così come i direttori che le hanno rese famose, sono pioniere del giornalismo d'inchiesta mozambicano dato che non solo si limitavano e si limitano a denunciare pubblicamente le ingiustizie, ma offrivano e tuttora offrono all'opinione pubblica fonti e prove di quanto viene sostenuto nei propri articoli.

Nonostante ciò, il Mozambico ancora oggi desta molte preoccupazioni da questo punto di vista. L'organizzazione non governativa Reporter senza frontiere ogni anno divulga un bilancio sulla libertà di stampa nel mondo e, in casi come quello mozambicano, pubblica relazioni relative ad episodi che sottolineano l'amplificazione o la restrizione della stessa. Nella fattispecie, la RSF si è espressa sul caso Cardoso, evidenziando le contraddizioni e le incongruenze del processo e dimostrando, sia in questo caso e in altri, che l'impunità di uno o più imputati è qualcosa di ordinario nello Stato africano.

La morte di Cardoso ha costituito un chiaro avvertimento per quella classe giornalistica che ha lottato e continua a combattere contro la corruzione. Se consideriamo che dalla sua morte ad oggi il numero di giornalisti è aumentato in maniera esponenziale, è pur vero che la morte di Cardoso ha generato un esiguo numero di giornalisti che si dedicano al mondo delle inchieste. Lo scenario che si è venuto a creare dalla morte di Cardoso ad oggi, in tema di libertà di stampa, ha subìto una involuzione. Il cambiamento dell'attuale giornalismo d'inchiesta mozambicano è caratterizzato si dalla denuncia delle ingiustizie, senza però rischiare in prima persona, denunciando il malaffare per via telefonica o conm lettere anonime.

In ultima analisi, alla luce del percorso culturale e politico i questi anni, quel passo in avanti verso una cultura moderna, caratterizzata dalla libertà e dalla giustizia tanto agognata da Carlos Cardoso, è ancora un miraggio se si tiene conto che il suo lavoro e quello di altri giornalisti morti per la libertà di stampa risulta nullo relativamente alle sfere alte del potere.

 

Note e riferimenti bibliografici

[1] BCM: Banco Comercial de Moçambique

[2]Com a morte do Carlos Cardoso fica seriamente ferida uma das maiores conquistas do pós-independência: a liberdade de expressão e de imprensa. Carlos Cardoso sempre se bateu por uma imprensa livre, íntegra e actuante. Ele era a personificação do jornalista íntegro, descomprometido, comprometido apenas com a verdade. Cardoso era a voz dos sem voz. E talvez, por isso, se tenha tornado incómodo para determinadas forças obscuras que não querem a paz, a transparência, o desenvolvimento e o pluralismo de ideias em Moçambique. Essas forças julgam que ao silenciarem Carlos Cardoso vão silenciar os jornalistas, os profissionais da informação neste país” (...) Conselho Superior da Comunicação Social

[3]Carlos Cardoso foi vítima, sem dúvida, do combate contra a corrupção e contra o crime organizado. Morreu em combate na luta pela justiça e pela verdade, e na denúncia de situações que a curto prazo poderão pôr em causa a continuidade do próprio Estado. Morreu um combatente da luta por um jornalismo sério, isento e interventivo e participativo na educação cívica dos cidadãos” (...) António Albano Silva

[4] “(...) Perdemos um compatriota, um companheiro que se distinguiu especialmente pela sua luta incessante pela verdade e bem estar dos seus concidadãos. Carlos Cardoso foi um homem vertical, um jornalista combativo, coerente e destemido. Um homem de convicções muito fortes e que defendia as suas ideias com persistência e tenacidade. Por isso, era um jornalista conhecido e respeitado dentro e fora de Moçambique. O assassinato brutal e cruel deste concidadão foi um acto de cobardia, um atentado à liberdade, uma tentativa de silenciar as vozes que lutam pela honestidade e pelo progresso do nosso país (...)” Pascoal Mocumbi, então primeiro-ministro

[5] "O MISA-MOÇAMBIQUE entende que o bárbaro assassinato de Carlos Cardoso mancha a boa reputação de Moçambique como um país de liberdade de expressão e de imprensa em África e remete para períodos sombrios da sua História passada em que falar a verdade equivalia a candidatar-se à morte certa. Carlos Cardoso foi sempre um lutador incansável pela liberdade de expressão e de Imprensa e o seu nome vai ficar indiscutivelmente associado à luta do povo moçambicano pelas liberdades democráticas. A morte cruel de Carlos Cardoso priva a imprensa e a sociedade moçambicana de uma voz livre e contundente que abalava os corruptos e os inimigos da transparência nos actos públicos. Carlos Cardoso foi morto pelos inimigos que ele mais defendia: a transferência, a participação de moçambicanos no controlo da sua economia, combate à corrupção e à impunidade de criminosos que lesam a economia nacional. (...)” O Presidente do MISA-Moçambique Salomão Moyana (actualmente é director do jornal Magazine Independente).

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[6] FRELIMO è il primo partito mozambicano. Fondato nel 1962, si pone l'obiettivo di lottare per l'indipendenza del paese dal colonialismo portoghese. L'orientamento del partito è comunista.

[7] Disponibile in: http://www.wipo.int/edocs/lexdocs/laws/pt/mz/mz018pt.pdf

[8] RENAMO è il secondo partito del Mozambico. L'orientamento di questo partito è anti-comunista.

[9] "Artigo 48 (Liberdades de expressão e informação) 1. Todos os cidadãos têm direito à liberdade de expressão, à liberdade de imprensa, bem como o direito à informação. 2. O exercício da liberdade de expressão, que compreende nomeadamente, a faculdade de divulgar o próprio pensamento por todos os meios legais, e o exercício do direito à informação não podem ser limitados por censura. 3. A liberdade de imprensa compreende, nomeadamente, a liberdade de expressão e de criação dos jornalistas, o acesso às fontes de informação, a protecção da independência e do sigilo profissional e o direito de criar jornais, publicações e outros meios de difusão. 4. Nos meios de comunicação social do sector público são assegurados a expressão e o confronto de ideias das diversas correntes de opinião. 5. O Estado garante a isenção dos meios de comunicação social do sector público, bem como a independência dos jornalistas perante o Governo, a Administração e os demais poderes políticos. 6. O exercício dos direitos e liberdades referidos neste artigo é regulado por lei com base nos imperativos do respeito pela Constituição e pela dignidade da pessoa humana." Disponibile qui.

[10] Disponibile qui.