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Pubbl. Mar, 3 Nov 2015

Pillole di diritto - Efficienza, Efficacia, Economicità

Roberto Saglimbeni


La rubrica pillole di diritto mira ad esporre in via sintetica tematiche generali di diritto. Le modalità espositive di questo e di altri testi ad essa afferenti devono indurre il lettore a non valutare in alcun modo tali breviari come trattazioni e a comprenderne l´intento didascalico-divulgativo.


I recenti disagi nel Sud Italia hanno riacceso i riflettori sull'operato delle pubbliche amministrazioni locali, accusate di aver operato in modo inefficace e con spreco di risorse. Ma quali sono i parametri di legge per valutare l'andamento della macchina amministrativa?

I recenti disagi nel Sud Italia hanno riacceso i riflettori sull'operato delle pubbliche amministrazioni locali, accusate di aver operato in modo inefficace e con spreco di risorse. Ma quali sono i parametri di legge per valutare l'andamento della macchina amministrativa?

L'art. 97 cost. stabilisce che "I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione": se il senso del termine imparzialità appare prima facie chiaro, la locuzione "buon andamento" pone problemi interpretativi che solo la lettura dell'art.1 L.241/1990 può sciogliere.

Recita tale disposizione che  "L’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia, di imparzialità, di pubblicità e di trasparenza..."; se gli ultimi due criteri sono logicamente riferibili al genus dell'imparzialità, tanto da costituirne le conseguenze logiche e, al contempo, i presupposti, efficacia ed economicità sono da riportare al "buon andamento" ex art. 97, e in particolare:

1) Il termine "efficacia" esprime il rapporto tra obbiettivi e risultati;

2) Il termine "economicità" manifesta invece l'esigenza che l'azione amministrativa si esplichi mediante un razionale utilizzo delle risorse (denaro, spazi, personale, etc.) proporzionato al conseguimento degli obbiettivi prefissati e non eccedente rispetto ad esso.

A tali criteri la dottrina aggiunge, come ulteriore corollario del principio di buon andamento, la c.d. efficienza, ovvero il rapporto tra risorse e risultati. La differenza di contenuto tra le tre figure (efficienza, efficacia ed economicità) può ben essere apprezzata nel seguente esempio.

Facciamo alcuni esempi:

L'ufficio A, in cui lavorano tre impiegati, rilascia 12 moduli in un'ora. La richiesta  nella giornata lavorativa (8 ore) é di 64 moduli.

L'ufficio B, in cui lavora un solo impiegato, rilascia 7 moduli analoghi in mezz'ora. La richiesta é di 150 moduli.

L'ufficio B é di certo più efficiente, in quanto il solerte impiegato riesce a sbrigare da solo più pratiche dei suoi colleghi in un'ora, ma é da rilevare come sia allo stesso tempo meno efficace, in quanto, a fine giornata, una parte del lavoro richiesto resta insoddisfatta.  L'ufficio A, dal canto suo, pecca sotto il profilo dell'economicità: tre impiegati sono decisamente troppi a fronte della richiesta di moduli, dato che sarebbe sufficiente il lavoro di due per espletare in tempo le pratiche.

Sul rapporto tra i tre corollari del buon andamento si dipana l'intera tematica dell'allocazione delle risorse, la cui rilevanza é tanto avvertita quanto più, come nella fase attuale, si assiste a una stretta della cinghia statale per  ragioni macroeconomiche sovranazionali.