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Pubbl. Lun, 24 Ago 2015

PETA e Jane Birkin contro i coccodrilli di Hermés.

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Ivan Allegranti


L’icona della moda Jane Birkin e la PETA si scagliano contro Hermés, accusando la griffe di allevare i suoi alligatori in maniera degradante.


Ha fatto il giro del mondo la notizia della richiesta di Jane Birkin, famosa attrice interprete di Blow Up, alla griffe francese Hermésdi denominare la famosissima Birkin Bag, celebre borsa nonchè best seller della maison, in un altro modo. Il motivo? L’essere venuta a conoscenza delle modalità di allevamento degli alligatori impiegati nella realizzazione di questa iconica borsa e di altri prodotti Hermés, grazie ad un'indagine svolta lo scorso mese dalla PETA, organizzazione no-profit a sostegno dei diritti animali.

Gli investigatori della PETA hanno infatti "setacciato" allevamenti di alligatori in Texas e Zimbawe per verificare il trattamento, risultato degradante dal docu-video messo in rete e che potete vedere qui, [attenzione questo video contiene immagini forti e particolarmente cruente] dell'allevamento di questi animali considerati di pregio ed utilizzati (non solo da Hermés) per i prodotti di lusso di pelletteria quali borse, cinturini per orologi e portafogli.

Immediata è stata la risposta del brand Hermès, attraverso un comunicato stampa pubblicato dal Daily Mail:“Jane Birkin ha espresso le sue preoccupazioni per quanto riguarda le pratiche della macellazione di coccodrilli. E i suoi commenti non influenzano in alcun modo l’amicizia e la fiducia che abbiamo condiviso per molti anni. Hermés- infatti- rispetta e condivide le emozioni della signora Birkin ed è rimasto scioccato dalle immagini trasmesse online. Intanto un’indagine è in corso presso l’azienda texana coinvolta nel video. Qualsiasi violazione delle norme sarà quindi sanzionata” dichiara la maison, che precisa inoltre la non appartenza a loro della fattoria "presa ad ostaggio", perché, come dice il comunicato, "Hermès impone ai suoi partner i più alti standard nel trattamento etico dei coccodrilli”. “E’ da oltre 10 anni che organizziamo visite mensili ai nostri fornitori – continua la casa di moda francese –  controlliamo le loro pratiche e la loro conformità con le norme di macellazione stabilite da esperti veterinari e dalla Fish and Wildlife, e le regole stabilite dalla Convenzione di Washington del 1973 che definisce la protezione delle specie in via di estinzione”.

A tutelare i cosiddetti animali di pregio, tra cui alligatori, struzzi, elefanti, è la Convezione di Washington del 1973 sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, conosciuta a livello internazionale come CITES, Convention on International Trade of Endangered Species, che ha lo scopo di regolare il commercio di specie vive o morte di flora e fauna in via di estinzione.  Alla CITES hanno aderirto 178 stati e l'Italia l'ha ratificata nel 1980 prevedendo, sotto il controllo dei Ministeri dell'Ambiente, Finanze, Commercio con l'estero e Politiche agricole e sotto la direzione del Corpo forestale dello Stato, una cooperazione multilivello suddivisa da servizio cites territoriali (SCT) e Nuclei Operativi Cites (NOC).

 L'importanza di tale convenzione sta nel fatto che mira a tutelare il commercio internazionale di animali e piante in via d'estinzione che, qualora non fosse regolato, renderebbe tali specie già estinte. Purtroppo, ed a volte può essere questo il difetto dei trattati internazionali, l'applicazione interna dei principi CITES viene demandato agli Stati aderenti, che possono inasprire (o non) la propria normativa in nome della CITES.

 In Texas la normativa su caccia, possesso e commercio degli alligatori è particolarmente dettagliata vista l'abbondanza di alligatori presenti nello stato americano. Non solo, tali leggi traggono spunto dai principi della Fish and Wildlife, agenzia del dipartimento degli interni degli Stati Uniti d'America che, oltre ad occuparsi della gestione e conservazione della fauna selvatica negli USA, mira a favorire lo sviluppo e l'applicazione di una gestione ambientale eticamente corretta, fornire una guida per la conservazione, nonchè lo sviluppo e la gestione del pesce e delle risorse della fauna selvatica nazionale e, infine, a gestire un programma nazionale per permettere al pubblico di comprendere, apprezzare e utilizzare correttamente le risorse ittiche e della fauna selvatica.