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Pubbl. Mar, 9 Giu 2015

CETA Agreement: sull’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada ancora nessuna intesa

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Ornella Belfiori


L’Accordo di Libero Scambio tra Unione Europea e Canada va verso una (non troppo) imminente approvazione


Il Primo Ministro Canadese Stephen Harper sembra voler accelerare i tempi previsti per la ratifica dell’Accordo di Libero Scambio tra Unione Europea e Canada (EU-Canada Free Trade Agreement, CETA). Secondo alcune indiscrezioni, infatti, sarebbe sua intenzione ottenere l’approvazione dell’Accordo da parte della House of Commons prima della pausa estiva, prevista per la fine di Giugno.

La strada da percorrere per conseguire la ratifica dell’Accordo si è dimostrata, in realtà, lunga e tortuosa. L’inizio delle negoziazioni finalizzate all’approvazione dell’Accordo era stato annunciato dalle Parti contraenti a Praga nel Maggio del 2009. Le negoziazioni, dopo essere proseguite per qualche anno, erano culminate nell’adozione di un Agreement in Principle raggiunto il 18 Ottobre 2013 tra Harper e il Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso. La versione definitiva dell’Accordo era stata poi pubblicata parzialmente in maniera non ufficiale attraverso un leak della televisione tedesca Tagesschau. Infine, il testo completo dell’Accordo era stato reso noto al pubblico durante il Summit tra Canada e Unione Europea del 26 Settembre 2014 alla presenza di Barroso, del Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy e del Ministro del Commercio Internazionale Canadese Ed Fast.

Per consentire l’entrata in vigore dell’Accordo, tuttavia, oltre al consenso dei Parlamenti Canadesi è necessaria anche l’approvazione di tutti i Parlamenti nazionali degli Stati membri dell’Unione Europea e del Parlamento Europeo. Tale esigenza risulta particolarmente delicata ai fini della ratifica in quanto l’Accordo, oltre a far venir meno quasi tutti i dazi previsti per beni agricoli e non tra le Parti contraenti, contiene altresì delle previsioni piuttosto discusse che non hanno mancato di destare reazioni negative da parte di alcuni Stati membri.

Tra le norme più dibattute figurano senz’altro quelle riguardanti la Risoluzione delle Controversie tra Investitori e Stato (Investor-State Dispute Settlement provisions – ISDS). In conformità al disposto della Sezione VI del Capo del Trattato relativo agli Investimenti, gli investitori privati di uno degli Stati Parti dell’Accordo potrebbero ricorrere all’arbitrato contro lo stesso Stato Contraente, lamentando una violazione dei principi di parità di trattamento e di protezione degli investimenti da parte di quest’ultimo, qualora gliene siano derivati un danno o delle perdite.
Tali disposizioni hanno visto la ferma opposizione della Germania, forse per il timore che ingenti risarcimenti possano essere accordati agli investitori privati in conseguenza della loro applicazione. Pertanto, la Germania si è opposta non solo all’introduzione di tali norme nell’Accordo di Libero Scambio tra Canada e Unione Europea ma anche nel Transatlantic Trade and Investment Partnership Agreement (TTIP), vale a dire il Partenariato Trans-Atlantico per il Commercio e gli Investimenti attualmente in fase di negoziazione tra Unione Europea e Stati Uniti.

Anche il Comitato Economico e Sociale Europeo, in un parere del 27 Maggio scorso, ha preso posizione contro l’inserimento di tali previsioni nell’Accordo di Libero Scambio. Secondo il relatore del Comitato Sandy Boyle, il sistema delineato nell’Accordo infatti non sarebbe sufficientemente “trasparente”, non rispetterebbe il “diritto di appello” dei soggetti coinvolti e violerebbe il diritto di eguaglianza degli investitori che non fossero posti in condizione di avvantaggiarsi di tali previsioni.

Sembra dunque che l’approvazione definitiva dell’Accordo di Libero Scambio sia tutt’altro che prossima, in considerazione anche delle proteste e petizioni organizzate dai cittadini per manifestare il proprio dissenso contro quelle che vengono percepite da alcuni detrattori come eccessive compressioni delle libertà individuali.