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Pubbl. Mer, 19 Ott 2016

Studi legali sempre più digitali e in cloud

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Daniele Franco Salvaggio


Innovare e Comunicare rappresentano oggi per qualunque organizzazione, profit e non profit, PMI o Big Company, due asset fondamentali in termini di consenso e di reputazione e due validi strumenti di razionalizzazione dei costi


Secondo l’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale, della School of Management del Politecnico di Milano, gli investimenti degli studi professionali in nuove tecnologie e nuovi linguaggi di comunicazione, dopo aver toccato 1,1, miliardi di euro nel 2015, cresceranno ancora nel 2016 con una previsione di +8%. Di cosa stiamo parlando? Software di gestione elettronica dei documenti, CRM, archivi digitali, portali per la condivisione delle attività, per il controllo gestionale di workflow e business intelligence, consulenza in comunicazione digitale, web reputation, social network, insomma una finestra su un mondo in molti casi ancora inesplorato.

Il mercato e le sue logiche disintermediate, pone l’esigenza oggi di comunicare dentro e fuori i contesti organizzativi, di più e meglio, attraverso strumenti diversi ma coerenti tra loro, la brand reputation. Mediante l’ascolto continuo del termometro del consenso, si è in grado infatti di focalizzare meglio le esigenze della clientela e di rispondere con autorevolezza e tempestività alle loro aspettative. Comunicare quindi aiuta a valorizzare il core business e al contempo, adottando una strategia di engagement di stakeholder e opinion leader, accrescere il valore del brand e quindi favorire l’apertura di nuove relazioni professionali.

Comunicare esperienze, case history, prefessionalità e professionisti, successi, storia e visione di uno studio legale è strategicamente conveniente tanto quanto investire in nuove tecnologie e conoscere nuovi business model. Pensiamo al cloud computing, un'opportunità di gestione delle imprese condotta attraverso una infrastruttura IT che consente di archiviare ed elaborare dati in remoto, puntando sui concetti di dematerializzazione, trasparenza, razionalizzazione dei costi, contrazione dei tempi di trasmissione e di risposta. I servizi legali sono da sempre considerati, tanto dai professionisti quanto dai clienti, servizi tradizionali, ossia basati su modalità di relazione e di gestione standardizzate. Il rapporto tra studi legali e clienti viaggia quindi ancora su binari consolidati, quali la fiducia e l’autorevolezza, la reputazione, la specializzazione, la visibilità, il volume d’affari e la capacità di networking. Con l’avvento di internet entra oggi in discussione, non solo il peso specifico di ciascun professionista o il valore tecnico-giuridico di ciascuno studio, ma anche l’approccio che essi sono grado di trasmettere agli utenti attraverso l’utilizzo di tecnologie ed innovazioni capaci di modificare il processo di comunicazione tra avvocato e cliente.

Il cloud computing può aiutare in molti modi il lavoro dell’avvocato, dematerializzando i documenti, consentendo di condividere con altri professionisti e con lo stesso cliente lo schermo del computer, dando accesso remoto agli strumenti di lavoro ed ai file dello studio. Esistono ancora però dei fattori di criticità per uno sviluppo reale del cloud computing in seno agli studi legali: da una parte vi è, soprattutto da parte degli avvocati, un approccio molto tradizionalistico alla professione, circostanza questa che pone il tema del cambiamento e del superamento di certi standard operativi della categoria che ancora oggi resistono e frenano lo sviluppo di nuovi modelli di business. Dall’altra vi è il tema della sicurezza e della tutela dei dati che deve essere garantito al massimo.  Il timore più grande per i clienti è infatti quello di perdere i propri dati o, peggio ancora, di vederli resi accessibili da parte di estranei. In tal senso va subito precisato che per sua natura il cloud computing è molto più sicuro e stabile rispetto a molte altre soluzioni tecnologiche attualmente in uso negli studi legali. Inoltre, chi decide di adottare tale modello gestionale deve necessariamente associare alla tecnologia impiegata degli strumenti giuridici capaci di garantire standard di tutela dei dati personali equiparabili a quelli comunitari. Operando la scelta del cloud anche gli avvocati possono quindi sviluppare modalità di relazione e di gestione dei propri servizi che abbracciano le nuove tecnologie, rendono più snelli i processi gestionali e la stessa trattazione delle controversie giudiziali, più veloce la comunicazione con clienti e terzi, meno onerose le tariffe.

Articolo realizzato in collaborazione con l’Avv Iacopo Destri, dello studio legale internazionale C-Lex