Pubbl. Ven, 15 Apr 2016
Tolleranza e Libertà nel pensiero di Norberto Bobbio.
Modifica paginaAnalisi del pensiero bobbiano in relazione alla dialettica tolleranza - intolleranza presente nel contesto socio-culturale.
Uguaglianza e Libertà sono sempre stati due concetti estremamente cari al diritto naturale e, con l’avvento delle costituzioni, sono finalmente entrati a far parte anche del diritto positivo.
Come ben sappiamo, tuttavia, i diritti, anche se fondamentali ed inviolabili, devono essere dotati di limitazioni per evitarne l’abuso e scongiurare che diritti contrastanti possano entrare in conflitto fra loro.
Il grande giurista e filosofo del diritto Norberto Bobbio si è occupato del tema dei diritti fondamentali e dei loro eventuali contrasti nei suoi lunghi anni di brillante carriera.
All’interno della sua riflessione sul tema, l'illustre giurista parte dal concetto di tolleranza, distinguendo il significato storico del termine: cioè quello della convivenza delle credenze, inizialmente religiose e, conseguentemente, politiche ed il significato più recente: quello concernente il rispetto di minoranze (razziali, sessuali, linguistiche et cetera) e differenze d’opinione.
Ma, ove è presente il concetto di tolleranza, sarà, purtroppo, presente anche il concetto di intolleranza. Quest’ultima ha ragioni differenti a seconda che si atteggi in modo contrapposto al primo significato od al secondo. Nel primo caso si avrà una discriminazione in quanto vi sarà la credenza del possesso della Verità (religiosa o politica/ideologica); nel secondo, vi sarà una discriminazione derivante da un pregiudizio nascente sprovvisto di una necessaria critica.
Una volta presentata la tesi ci si deve chiedere come sia possibile dimostrare che l’insofferenza verso la minoranza e, più generalmente, il diverso, sia dettata da forme necessariamente ed in toto irrazionali.
Il problema, sollevato principalmente da Benedetto Croce, consiste nell’accusa di indifferenza gnoseologica e scetticismo mossa ai fautori della tolleranza (1). Il Croce, sostanzialmente, sosteneva che il tollerante non fosse tale per la difesa del diritto di ognuno ad esprimere il proprio pensiero o ad avere le proprie credenze ed i propri costumi, non fosse tale perché ognuno potesse esprimere la “propria verità”, bensì perché, al tollerante, non interessa la ricerca stessa della verità.
La soluzione al suddetto problema era palese per il giurista torinese: la discriminante tra lo scettico ed il tollerante è che il primo, non credendo in una Verità, è indifferente su quale sia quella che prevale; il secondo, credendo nella sua verità, mira a farla prevalere utilizzando, però, la tolleranza in luogo dell’intolleranza, ritenendola uno strumento molto più efficace.
Sotto un profilo pratico, la tolleranza è più efficace dato che consiste essenzialmente in un do ut des: se io tollero, sarò tollerato; se perseguito, sarò perseguitato.
Sotto un profilo teorico, la tolleranza è strumento prezioso, dato che non deve essere utilizzata come mera sopportazione dell’errore altrui, ma, facendo appello al raziocinio del prossimo, si tenta di utilizzarla come metodo di persuasione in ottica della prevalenza della propria verità.
Analizzati i rilievi pratici e teorici, in ultimo vi è l’aspetto etico: si tollera il prossimo perché il prossimo merita rispetto. La tolleranza non è solo, in ottica utilitaristica, efficace ma è anche doverosa, per usare una terminologia kantiana.
L’intolleranza, però, non è un concetto assoluto. A volte possono esserci dei risvolti positivi nell’essere intollerante. Intolleranza è sinonimo di rigore e severità verso ciò che è ingiusto.
Proprio da qui deriva il concetto della finitezza della tolleranza.
La tolleranza, secondo Bobbio, non può essere illimitata altrimenti rientrerebbero nella sua sfera di protezione ogni sorta di idea per quanto ingiusta.
Ma allora quali sono i criteri necessari alla limitazione?
Ne “L’età dei diritti” (2) il giurista enuncia un principio tanto brillante quanto elementare: “L'unico criterio ragionevole è quello che deriva dall’idea stessa di tolleranza e può essere formulato in questo modo: la tolleranza deve essere estesa a tutti tranne a coloro che negano il principio di tolleranza, o più brevemente tutti debbono essere tollerati tranne gli intolleranti.”
Naturalmente, viene poi specificato che un principio tanto chiaro in astratto diviene di difficile applicazione al caso concreto: vi sono diversi gradi e stadi di intolleranza, chi decide quali sono quelli da censurare?
Proprio per questo viene di seguito spiegato che: “Rispondere all’intollerante con l'intolleranza può essere formalmente ineccepibile, ma è certo eticamente povero e forse anche politicamente inopportuno. Non è detto che l’intollerante, accolto nel recinto della libertà, capisca il valore etico del rispetto delle idee altrui. Ma è certo che l'intollerante perseguitato ed escluso non diventerà mai un liberale.”
Allora è questo il conflitto principe sul tema: è giusto dare libertà ai liberticidi? È giusto democratizzare chi vuole sovvertire l’ordine democratico?
Come è ben noto, Norberto Bobbio è stato il filosofo “de la indecisión” (3), dato che spesso si proponeva di non fornire una dottrina da seguire, ma di stimolare il ragionamento fornendo due punti di vista, un pro ed un contro.
La regola aurea, tuttavia, è antica ma sempre vigente per il grande pensatore: la mia libertà si estende fino a che non invade la libertà del prossimo o, per dirla con le parole di Kant, la Legge della Ragione.
Bibliografia:
(1) “Cultura e vita morale” di Benedetto Croce, Laterza, 1926
(2) “L’età dei diritti” di Norberto Bobbio, Einaudi, 1990
(3) “Etica e politica. Scritti di impegno civile” di Norberto Bobbio a cura di Marco Revelli, Mondadori, 2013