Pubbl. Mer, 23 Set 2015
Crisi ucraina: le conseguenze delle sanzioni internazionali studiate attraverso la stampa russa
Modifica paginaL´articolo mira a chiarificare la cause alla base delle sanzioni contro la Russia, le reazioni di Mosca e gli effetti delle misure restrittive e dell´embargo sull´economia e sull´export internazionali e russi.
Nell’ultimo anno le pagine dei tutti i giornali ed i media di tutto il mondo si sono interessati ai tristi eventi che hanno avuto luogo in Ucraina, dalla crisi dei rapporti tra il governo di Kiev e di Mosca alle misure prese dall’ONU, dagli USA e dall’UE per porre fine al conflitto. In seguito ad alcuni tentativi di dialogo internazionale, portati avanti dai paesi dell’Unione Europea e dagli Stati Uniti, sono state adottate una serie di sanzioni contro la Russia, la quale a sua volta ha imposto l’embargo di diversi prodotti, limitando in misura significativa l’export internazionale.
Gli USA sono stati i primi a prendere dei seri provvedimenti sanzionatori nei confronti della Russia ai quali, in seguito, ne sono seguiti altri da parte dell'Unione Europea e altri Stati partner di questi, come Canada, Giappone e Australia. Le sanzioni adottate, in sintesi, sono state misure limitative nei confronti di alcune persone giuridiche e fisiche ucraine e russe, che la gran parte degli Stati europei ed extraeuropei, nonché alcune organizzazioni internazionali, ritengono colpevoli della crisi in Ucraina.
Prima ancora di analizzare gli effetti dell’embargo sull’economia internazionale, ripercorriamo - attraverso la lettura dei maggiori quotidiani russi - le diverse fasi del conflitto e le cause che hanno determinato il deterioramento dei rapporti tra la Federazione Russa, le altre potenze appartenenti al G8 (ora G7, ndr) e altri paesi.
Tutto ha inizio con la crisi interna e la questione dell’indipendenza della Crimea dallo Stato ucraino, tra febbraio e marzo del 2014: in seguito all’esautoramento del presidente Viktor Janukovič da parte del Parlamento e alle relative proteste in piazza - note con il nome di Euromaidan (lett. Euro Piazza, dal nome della piazza di Kiev in cui hanno avuto luogo gli scontri e le proteste) - terminate con l’ascesa al governo delle forze di opposizione, gran parte della popolazione russofona della Crimea protesta contro la nuova forza politica nazionale, salita al potere nella presunta violazione della Costituzione ucraina, chiedendo l’annessione al territorio russo.
In soccorso alla popolazione della Crimea si schiera la Russia che, non riconoscendo il nuovo governo ucraino, appoggia il movimento separatista della Crimea: il 16 marzo è indetto un referendum sulla possibilità di annessione alla Russia. Il 17 marzo i risultati del referendum popolare certificano la volontà dei cittadini della Crimea di annettersi alla Russia ed il 18 marzo viene firmato l’accordo secondo il quale la Crimea diventa parte della Repubblica Federale Russa. [1]
L’UE, gli USA, l’ONU e i loro alleati si schierano contro la Russia, che viene accusata di aver ottenuto l’annessione della Crimea in seguito all’aggressione e all’occupazione del territorio ucraino; la Russia si difende dichiarando di aver rispettato il principio di autodeterminazione dei popoli e di aver quindi contribuito all’autodeterminazione della popolazione della Crimea.
Sebbene il presidente russo Vladimir Putin abbia dichiarato che: “Noi consideravamo, consideriamo e considereremo sempre l’Ucraina un alleato, o meglio una repubblica sorella” e che: “Io stesso ho sempre rispettato le norme del diritto internazionale e noi riteniamo che, persino quando decidiamo di ricorrere alle Forze Armate, agiamo in maniera legittima e nel pieno rispetto dei principi del diritto internazionale”, [2] l’Europa e gli USA appoggiano la nuova Ucraina: Barak Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel richiedono alla Russia di rispettare le norme del diritto internazionale e di risolvere le gravi controversie territoriali e politiche con l’Ucraina attraverso il dialogo.[3]
Non solo l’UE e gli USA non hanno riconosciuto la legittimità dei risultati del referendum in Crimea - in quanto esso non rispetta i principi della Costituzione ucraina - ma hanno anche minacciato la Russia di prendere dei seri provvedimenti, come limitare il libero accesso dei cittadini russi in Europa, rivedere la procedura dei visti e di approvare delle rigide limitazioni nell’esportazione.[4]
Il presidente russo, Vladimir Putin, sin dall’inizio ha evidenziato le gravi conseguenze dell’embargo, dichiarando: “Noi riteniamo le nostre azioni del tutto fondate e qualsiasi minaccia nei confronti del nostro paese controproduttiva e dannosa.”[5] A causa della decisione di Mosca di non accettare le richieste degli altri stati, il 6 marzo il Presidente degli Stati Uniti approva un decreto con il quale vengono apportate serie limitazioni e sanzioni nei confronti delle persone giuridiche e fisiche considerate responsabili della crisi in Ucraina.[6] Dopo poco tempo, anche i paesi dell’UE, l’Australia, la Nuova Zelanda e il Canada adottano le stesse misure di Washington ed inseriscono nelle “black list” alcune compagnie e organizzazioni ucraine e russe. Il primo pacchetto di sanzioni interessa un numero limitato di persone fisiche e comporta il divieto per questi funzionari di entrare nel territorio europeo e il blocco dei loro conti bancari.[7]
Le successive sanzioni, approvate a partire da aprile dello stesso anno, sono la risposta europea e americana all’intensificazione della crisi in Ucraina e all’inasprimento della guerra e dell’intervento militare. Infatti, in seguito alla catastrofe del Boeing 777 della Malaysia Airline - avvenuta il 17 luglio 2014 tra il territorio di confine tra Russia e Ucraina – di cui sono stati accusati i miliziani filorussi, le disposizioni europee ed americane contro la Russia si intensificano e si estendono al settore energetico, telecomunicativo e infrastrutturale.
L’UE, in particolare, inasprisce le limitazioni nei confronti di Mosca e della Crimea:
- introducendo delle sanzioni contro numerose banche russe, tra cui Sberbank, VTB, Gazprombank e Vnešekonombank;
- bloccando l’esportazione e l’importazione delle armi e di materiale bellico in Russia;
- impedendo a tre grandi compagnie energetiche russe (Gazprom-neft’, Trans-neft’, Ros-neft’) la vendita delle obbligazioni la cui durata superi trenta giorni;
- vietando gli investimenti in Crimea e a Sebastopoli.[8]
In seguito alle misure prese dall’UE, dagli USA e dagli altri Stati europei ed extraeuropei, Mosca stabilisce delle limitazioni ad alcuni cittadini e compagnie internazionali, a cui viene vietato l’ingresso in territorio russo, senza però renderne noti i nomi[9]; in risposta alle decisione del Ministro delle Finanze americano di bloccare le operazioni sulle carte di credito dei circuiti MasterCard e Visa in alcune banche russe, [10] il governo russo si è attivato per la creazione di un sistema nazionale di pagamento automatico[11]; inoltre, il presidente Putin, con il decreto “Introduzione di speciali misure economiche per la garanzia della sicurezza della Repubblica Federale Russa” - firmato il 6 agosto 2014 - ha disposto il divieto di importazione di alcuni prodotti alimentari, provenienti dai Paesi che hanno imposto le sanzioni contro la Russia. [12]
Dopo mesi, il conflitto in Ucraina non si placa e i rapporti tra Russia, UE ed USA sono ancora molto controversi: questi ultimi due, dopo la proroga delle sanzioni (dal settembre 2014) fino al 31 gennaio 2016, si sono alleati per fermare le “azioni illegali in Ucraina”. A questa proroga si sono aggiunti altri sei paesi europei. Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, ha dichiarato: “I Paesi candidati come il Montenegro e l'Albania, i Paesi membri dell'associazione economica di libero scambio con la UE come Islanda, Liechtenstein e Norvegia, nonché l'Ucraina, appoggiano la corrispondente decisione. Regoleranno le loro politiche nazionali in conformità con la decisione del Consiglio d'Europa.” In risposta alle decisioni di Bruxelles e Washington, la Russia ha reagito con la proroga dell’embargo dei prodotti agroalimentari fino ad agosto 2016. [13]
È di poche settimane fa la notizia che l’Unione Europea ha deciso di prolungare di sei mesi - fino al marzo 2016 - la validità delle sanzioni individuali contro i cittadini e le persone giuridiche della Russia e dell’Ucraina, che l’UE ritiene responsabili del crollo dell’unità territoriale e della sovranità dell’Ucraina. A riguardo, il Ministero degli Affari Esteri russo si esprime così: “Per ora, purtroppo, la situazione è evidente, in quanto la richiesta di proseguimento delle sanzioni contro i cittadini russi e le organizzazioni russe dipende dal punto di vista di una certa minoranza russofobica dell’Unione Europea.”[14]
Le conseguenze delle sanzioni contro la Russia
L’embargo dei prodotti agroalimentari e di altre merci, le limitazione e le sanzioni imposte alla Russia dai Paesi europei, hanno avuto considerevoli conseguenze sull’economia russa, europea ed internazionale.
Il paese europeo che risente maggiormente delle limitazioni nell’export è la Germania, le cui maggiori perdite si riscontrano nell’esportazione del settore automobilistico.[15] Il giornale tedesco Die Presse sottolinea la gravità delle conseguenze delle sanzioni contro la Russia nel settore turistico: è stato registrato un calo significativo dell’afflusso di turisti russi in Europa, non solo per la sensazione dei cittadini russi di essere ospiti poco graditi in Europa, ma soprattutto a causa del crollo del rublo.[16] Altri dati negativi si registrano nel settore agrario e tecnologico, che riportano grandi perdite economiche, sempre a causa della limitazione dell’esportazione.[17]
Per quanto riguarda l’Italia, secondo le dichiarazioni di Lisa Ferrarini, la vice presidente per l’Europa di Confindustria, “a causa della “guerra delle sanzioni” tra l’Europa e la Russia, l’Italia nel 2015 perde circa 3 miliardi di euro in relazione alla forte riduzione dell’esportazione. In seguito al primo anno di sanzioni, l’Italia ha perso circa 300 milioni di euro. Se l’embargo proseguirà, si prevedono entro il 2015 la perdita di circa 3 miliardi di euro di export.” [18]
In Russia, invece, le sanzioni e l’embargo hanno comportato nel 2014 sia un significativo crollo del valore del rublo sia l'aumento dell’inflazione. Dall’inizio del 2015 ad oggi, i prezzi dei prodotti agroalimentari sono saliti del 9,4% e l’inflazione ha raggiunto l’11,9%. Alcuni dati però sembrano positivi: i costi di alcuni prodotti ortofrutticoli (patate, carote, cavoli, cipolle, etc.) sono calati circa del 3% , secondo i dati di RosStat. [19]
L’economista russo Sergej Gurev considera le sanzioni come “un danno reale per l’economia russa”. I dati della Scuola Superiore dell’Economia [20] e quelli di RosStat - dall’inizio del conflitto in Ucraina ad oggi - confermano le previsioni negative di molti esperti ed economisti: le limitazioni nell’ambito dell’export internazionale hanno causato un considerevole rallentamento dell’economia ed un forte indebolimento della valuta russa, che tra agosto e ottobre del 2014 ha raggiunto un valore bassissimo[21]. È bastato l'annuncio del nuovo pacchetto di sanzioni dell’Ue che il rublo è crollato al nuovo minimo storico: a 37,51 per un dollaro Usa, 48,41 per un euro. Si sono verificate anche delle conseguenze negative per le compagnie commerciali, energetiche (Gazprom, Roz-neft’, LUKOIL, etc.), aeree (tra cui Dobrolet) e bancarie russe, soggette alle limitazioni e alle sanzioni internazionali.
Tuttavia, in Russia sono più frequenti posizioni e opinioni sempre più incoraggianti e positive circa gli effetti delle sanzioni e dell’embargo sull’economia russa: nonostante le limitazione sulle importazioni dei prodotti europei, alcuni esperti russi ritengono che non si verificherà un deficit di prodotti e i produttori e gli imprenditori locali potranno ovviare al problema dell’import, se il governo russo sarà in grado di supportarli. Gli esperti di “Sberbank KIB” sostengono che “dovranno essere presi dei provvedimenti per intensificare il volume della produzione nazionale.” A tal proposito, sia il presidente Putin che il primo ministro Medvedev assicurano che “saranno a dottate tutte le misure per limitare le speculazioni in questa situazione.” [22]
Alcuni esperti ritengono che l’embargo possa contribuire alla crescita del settore agrario russo, grazie alla collaborazione e ad accordi con altre nazioni. Il ministro Nikolaj Fedorov sostiene che l’embargo aiuterà i produttori russi a diventare maggiormente competitivi. Gli effetti positivi dovuti alla limitazione dell’importazione saranno evidenti nel settore ittico, in quello agricolo e in quello della produzione della carne. Tuttavia, “ciò non dipenderà solo dal sostegno che il governo darà alla produzione nazionale e agli imprenditori russi, ma anche dalla capacità e dalla rapidità con la quale il paese troverà delle fonti alternative da cui importare prodotti.” – dichiara Sergej Jušin, responsabile del Comitato Nazionale dell’Associazione nazionale dei produttori di carne.[23] Nonostante queste prospettive positive, è innegabile che la Russia per ora non riesce a garantire una totale sostituzione dei prodotti vietati con quelli locali: di conseguenza, il prezzo della merce è aumentato.
Il Ministro dello sviluppo economico, Aleksej Uljukaev, pur ammettendo che “Le sanzioni hanno una considerevole influenza sull’economia russa, sui mercati finanziari, il corso della valuta” , assicura che “ci saranno delle conseguenze positive a lungo termine, grazie al sostegno alla produzione nazionale e al cambiamento del mercato dell’importazione.”[24] Inoltre, in risposta alle misure adottate dagli USA e l’UE, la Russia intensifica i rapporti e gli accordi con i paesi dell’America meridionale, tra cui il Cile, il Brasile ed il Perù,[25] e con altri paesi, come la Turchia,[26] la Cina, l’India e la Serbia, che non hanno aderito alle sanzioni introdotte dall’UE e dagli USA e si dichiarano pronti a commerciare con Mosca.
In questi ulti i mesi, il presidente russo Putin e il presidente della Repubblica Popolare Cinese hanno, infatti, firmato numerosi accordi per la collaborazione tra i due paesi e con l’Unione Economica Euroasiatica (UUE), al fine di creare un unico spazio economico nell’Eurasia; ed hanno, inoltre, siglato degli accordi tra Gazprom e PetroChina per regolare la fornitura di gas dalla Russia alla Cina.[27]
Note e riferimenti bibliografici
[2] 04-03-2014 - "Vladimir Putin risponde alle domande dei giornalisti sulla situazione in Ucraina."
[6] "Ministro degli Esteri Russo: Gli USA sanzionano la confisca dei beni dei cittadini stranieri per la crisi in Ucraina." 08-03-2014 - Fonte
[7] "Gli Usa e L’UE adottano delle sanzioni contro funzionari russi ed ucraini." 17-03-2014.
[8] "L’UE introduce delle sanzioni nei confronti della Crimea." 18-12-2014.
[9] RIA Novosti- "La Russia non rende noti i nomi delle persone inserite all’interno della black list."28-03-2014. http://ria.ru/world/20140328/1001492798.html
[10] "Visa e MasterCard limitano i loro servizi in dieci banche russe." 24-03-2014.
[12] Sito ufficiale del Presidente russo – Decreto sull’introduzione di seciali misure economiche per la garanzia della sicurezza della repubblica Federale Russa. 06-08-2014.
[14] RIA Novosti 04-09-2015: "Il ministero degli Esteri russo sulla proroga delle sanzioni: “Mosca conta sul pragmatismo di Bruxelles.”
[15] VESTI - "L’Ue perde 0,4 miliardi di euro a causa delle sanzioni." – 08-08-2014
[16] "Die Presse: Il business turistico europeo sente la mancanza del turista russo." 14-11-2014.
[17] RIA Novosti – “Gli effetti negativi nascosti delle sanzioni in Europa.” 11-11-2014.
[18] RIA Novosti 03-09-2015: “Industria: L’Italia nel 2015 perde 3 miliardi d’euro per le sanzioni.”
[19] Vesti – “L’inflazione settimanale in Russia è nulla.” 19-08-2015
[21] Rossiskaja Gazeta - "L’inflazione raggiunge l’8%." 10-11-2014.
[24] RIA Novosti: “Applicheremo delle misure adeguate” – Uljokaev sulla reazione della Russia alle nuove sanzioni.”- 09-09-2015
[25] RIA Novosti- “Il Cile considera l’export con la Russia con ottimismo ma con alcune riserve.” 09-08-2014.
[26] RIA Novosti – “La Turchia è pronta ad intensificare l’esportazione di frutta e verdura con la Russia.” 07-08-2014.
[27] Vesti - “Russia e Cina formano una serie di accordi” 08-05-2015