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Pubbl. Dom, 19 Apr 2015

La società industriale, l’ecologia e il diritto: il pensiero di Theodore Kaczynski

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Gian Marco Lenzi


Una breve riflessione sul pensiero di Theodore Kaczynski, altrimenti conosciuto come UNABOMBER.


"Nessuna contro-misura sociale che sia il diritto, le istituzioni, i comportamenti o codici etici possono permettere una permanente protezione contro la tecnologia. la storia mostra come tutte le contro-misure sociali sono solamente transitorie; alla fine tutte si modificano o collassano."

(Theodore Kaczynski, La società industriale e il suo futuro)

 

Anche questa settimana sono “costretto” a parlare di un teorico piuttosto “scomodo”, al fine di parlare di un tema quanto mai complesso: l’ecologia, attraverso il pensiero di Theodore Kaczynski.

Theodore Kaczynski (Chicago, 22 maggio 1942), infatti, è il prototipo del genio scomodo, auto-escluso da una società, quella industriale, che odia visceralmente e che arriverebbe a tutto per poter danneggiare, anche a uccidere; un “prototipo di genio”, senz’altro beneficiato da una fama sociale, che lo identifica come un'icona, quasi universalmente negativa e quasi sempre incompresa o non conosciuta nella sua interezza. Ma chi è Kaczynski?

Seppur il nome credo non faccia accendere nessuna lampadina nella mente del lettore, mi basterà rendere noto il suo soprannome, conferitogli dall’FBI americana, per togliere il velo ad uno dei casi di cronaca nera più famosi e scottanti del ‘900: UNABOMBER, il serial-killer dei pacchi esplosivi.

Ma che importanza ha, per la nostra rubrica, questo serial-killer che, tra il '78 e il '95, ha ucciso o ferito gravemente più di 25 tra universitari, lobbisti e altre persone identificate da “Ted” come responsabili di portare avanti il sistema tecnologico? E, ancora, a che cosa sarebbe dovuto l’appellativo di “genio” associato alla figura di questo pluriomicida americano?

L’importanza sta nel fatto che Kaczynski, catturato dal FBI nel ’96 e che sta attualmente scontando una condanna a vita per omicidio plurimo in Colorado, si è reso protagonista con alcuni saggi e articoli di una delle critiche (dal punto di vista ecologista) più oneste e profonde alla società post-moderna, valevole, nonostante le sue radicali soluzioni, di numerosi apprezzamenti da parte di antropologi e filosofi di grande fama. Ma bisogna subito chiarire, ed è necessario per comprendere il personaggio e il suo pensiero, che Theodore Kaczynski non è mai stato un ragazzo “normale”.

Inizialmente, il giovane Kaczynski, figlio di immigrati polacchi, si interessò alla matematica mostrando da subito doti intellettuali incredibili; capacità che lo hanno condannato a un'infanzia e un'adolescenza solitaria e di esclusione dai suoi coetanei. All’età di soli 10 anni il suo quoziente intellettivo era tra 160-170. Pochi anni dopo, a soli 20 anni (nel 1962), fu il più giovane laureato della prestigiosissima Harvard; nei 5 anni successivi al completamento della sua laurea ottenne un master e un Ph.D all’università del Michigan (allora, la più prestigiosa per gli studi matematici) e concluse, nel '67, la sua tesi del dottorato che gli permise di vincere il premio come la migliore tesi matematica del paese.

Per capire, se ce ne fosse ulteriormente bisogno, quanto il giovane Theodore fosse intelligente basti pensare che, in relazione della sua tesi di dottorato, l’allora suo supervisore disse: “solo 10-12 persone nel paese [gli U.S.A] possono comprendere e apprezzare la sua tesi” e ancora “Non è abbastanza dire che fosse intelligente.”.

Però, poco tempo dopo aver ottenuto il dottorato e aver trovato posto come assistente professore a Berkley, il rapporto con “la società” si incrina in modo brusco e drammatico: Kaczynski, lascia il suo incarico di assistente e, dopo due anni passati a casa dei suoi genitori, si reca in un paesino sperduto del Montana dove, fino alla cattura nel ’96, condurrà una vita da eremita, senza riscaldamento ed elettricità, in una condizione di vita pre-industriale, cibandosi delle selvaggina e dei fatti che egli stesso si procaccerà. Ovviamente, come già accennato, intervallerà questo suo stato di vita anti-moderno inviando bombe e scrivendo saggi e lettere che invierà alle vittime.

Queste pillole di background della vita di UNABOMBER che ho delineato sono necessarie al fine di comprendere il suo radicale pensiero, racchiuso nel suo saggio più famoso: “La società industriale e il suo futuro”. Ma quale è la critica alla società attuale di questo brillante matematico: cosa ha spinto a rifugiarsi in questo isolamento, e perché? E ancora, su quale aspetto voleva fare ragionare il mondo con i suoi estremi gesti?

Principalmente, il suo punto di critica è l’avvento della tecnologia industriale che, dal '700 in poi, ha rivoluzionato il modo di vivere dell’uomo e, allo stesso modo, il modo di relazionarsi alle risorse. Per Kaczynski, infatti, la società industriale (cioè quella moderna e post-moderna, individuabile, convenzionalmente, dopo la rivoluzione industriale inglese) non ha un futuro possibile: presto l’utilizzo e uno sfruttamento delle risorse della natura, in modo così irrispettoso e sistematico, porterà a conseguenze così drammatiche e prossime da non permettere all’umanità di sopravvivere, se non con “gravi decisioni”.
L’idea di Kaczynski è che un sistema tecnologico-economico come quello attuale ha conseguenze anche sull’essere umano, ed è di per sé fonte di numerosi problemi sociali, che non possono che acuirsi nello scorrere del tempo. Vivere, infatti, in una società dove gli sforzi compiuti da un essere umano sono solo diretti a interessi non naturali, tende irrimediabilmente a danneggiare la psiche e la socialità umana. Avere accesso a bisogni troppo semplici ed altri inarrivabili (visto che con il sistema complesso, la mia vita e le sue scelte più importanti sono decise da altri e, per un individuo, semplicemente accettabili passivamente) è il motivo di tutta l’alienazione, la depressione e a violenza “senza senso” di cui si ha riprova nelle cronache di ogni giorno.

Per di più l’interesse della politica e delle ideologie sono dirette solo a “superficiali problematiche”: come il razzismo, la tutela degli animali, e le altre discriminazioni (es. omosessualità o religiosa). Queste problematiche, sentite principalmente da quella che egli indica come “la sinistra”, sono così assorbenti di questi soggetti, forse gli unici, per il matematico, a poter comprendere i problemi della società, da farli immedesimare essi stessi come il problema, la sua ideologia e la sua etica: questa stessa individuazione di essi stessi con “la battaglia combattuta” rende tali soggetti incapaci di combattere battaglie più importanti, più valevoli di essere considerate. Fatto sta che essi e le loro ideologie, vengono assorbiti dalla società e la sua “direzione”. La direzione è la costruzione di una società tecnologica che crea bisogni artificiali, correndo su un avanzamento tecnologico inutile e senza freni, molto più importante degli stessi individui che dovrebbe tutelare: la civiltà del “dominio della tecnica”.

Questi soggetti, sempre la “sinistra”, sono così caratterizzati dal risentimento e hanno così a cuore le proprie battaglie da dover accettare il progresso al fine di garantire e non accettare le conseguenze di una sua caduta: la vittoria sarà, allora, il rifarsi sui “forti”, e accettando come risultato tale (artificiale) vittoria. Ma mentre si fa questo il sistema va nella sua direzione, quella industriale e globalizzante, e non risente dei micro- cambiamenti richiesti dalla politica.

Queste problematiche politiche, superficiali rispetto al problema ecologico principale, secondo UNABOMBER sono inutili e impercettibili da chi vuole invece difendere la società o da chi ha a cuore il futuro dell’essere umano.

Infatti, fintanto che il sistema può riassorbire la polemica razzista accettando l’interesse sociale alla modifica dei suoi confini, esso viaggia verso quella che la sua indole, e cioè, appunto “la tecnica".

Gli scienziati, vittime principali dei suoi attentati e della sua critica, sono i soggetti che principalmente dovrebbero difendere la società dalla direzione in cui sta andando (per la “tecnica”), ma sono così presi dai lori bisogno surrogati, e per questo inutili, da accettare qualunque compromesso con la società, anche il sostenerla acriticamente.

Ora, non ho spazio per analizzare e criticare questo pensiero nella sua interezza: un pensiero che ha ovviamente dei punti di vista interessanti e altri più criticabili, mentre certamente sono censurabili i modi e i gesti con cui questo ecologista radicale ha voluto richiamare l’attenzione sui temi che riteneva di cruciale importanza.

Quello su cui voglio riflettere in questa conclusione è un fatto ci rimanda a quello che è lo spirito di questa rubrica e questo portale, e cioè il diritto.

Il problema ecologista che sia prossimo o meno, grave o lieve, è uno dei “drammi” del nostro tempo, di cui gli effetti sono già visibili (e questo per tutti, e aldilà di politicizzazioni).

Il diritto, come strumento necessario per la (co)esistenza dell’uomo, quasi non considera questo problema. Quello di cui possiamo facilmente osservare, prendendo un codice amministrativo, privato o costituzionale è un diritto diretto principalmente alla tutela dello scambio e dell’industria: è un diritto industriale, un diritto della tecnica. Osservando brevemente la storia del Civil law, la sua origine romana e poi napoleonica, possiamo comprendere come il nostro sistema giuridico sia indifferente a queste problematiche. Se poi politicamente si pensa che con delle soluzioni a-sistematiche (come è naturalmente l’intervento politico) di arginare o di valutare un problema fondamentale come quello ecologico, ciò si scontra con lo spirito contrario del sistema: sono quindi praticamente inutili. Possiamo quindi dire, con Kaczynski, che il diritto come effetto della “direzione” della società ha assorbito quelle che sono le sue necessità, la sua origine: è un diritto storico che segue questa direzione in modo a-critico.

In conclusione, in questo ha ragione Kaczynski: un diritto che vive di queste logiche, che rappresenta una “direzione”, è praticamente inutile nel contrastare i reali problemi, come quello ecologico.

 


BIBLIOGRAFIA

Kaczynski Theodore, La società industriale e il suo futuro. Il manifesto di Unabomber, Stampa alternativa, 97

Altri articoli di Kaczynski:

  • “Colpite dove può più nuocere”
  • “La nave dei Folli”
  • “La rivoluzione che viene”