Pubbl. Mer, 13 Feb 2019
Si sdraia per terra davanti all´autobus e ne ritarda la partenza, è interruzione di servizio pubblico
Modifica paginaLettura dell´art. 340 c.p. sull’interruzione del servizio pubblico e sul regolare svolgimento dell’ufficio o del servizio pubblico, alla luce della recente Sentenza n. 1334 della Sesta sezione penale della Corte di Cassazione depositata l’11 gennaio 2019.
Sommario: 1. Premessa; 2. La sentenza della Cassazione; 3. Conclusioni.
1. Premessa
Nel codice Rocco, tra le varie fattispecie incriminatrici si trovano due articoli a tutela della P.A., l'art. 331 ed il 340 c.p., diretti ad assicurare non solo l’effettivo funzionamento di un servizio pubblico, bensì anche l’ordinato svolgimento di esso.
L’articolo 331 c.p. disciplina il delitto di interruzione di un servizio pubblico o di pubblica necessità cagionata da un imprenditore del un servizio pubblico o di pubblica necessità. L’art. 340, a sua volta, rappresenta la norma di chiusura del sistema, in quanto disciplina l’interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità commesso da privati.
La ratio degli articoli in questione consiste nella tutela del valore costituzionale del buon andamento della pubblica amministrazione, in relazione alla continuità e regolarità della prestazione di servizi pubblici e di pubblica necessità.
2. La sentenza della Cassazione
Il fatto oggetto della sentenza n. 1334 della Sesta sezione penale della Corte di Cassazione, depositata l’11 gennaio 2019, prende le mosse dalla Corte di Appello di Trieste, che ha riformato la pronuncia del Tribunale giuliano, mandando assolto l’imputato dal reato ascrittogli ai sensi dell’art. 340 c.p. con ampia formula per insussistenza del fatto ai sensi dell’art. 530 c.p.p., il quale, per protestare contro l’organizzazione del servizio, si sdraiava per terra, impedendo quindi volontariamente la partenza del bus, che poteva avvenire solo dopo circa mezz’ora, previo intervento dei Carabinieri.
Secondo il ricorrente la giustificazione adottata dal Giudice d’Appello è inficiata per inosservanza ed erronea applicazione della legge penale, ai sensi dell’art. 606 c.p.p. co.1° sotto un duplice profilo.
La Corte emittente, infatti, ha precisato che il Giudice di Appello avrebbe dovuto attenzionare l’elemento oggettivo del reato di cui all’art. 340 c.p., il quale richiede ai fini della consumazione del reato (a forma libera) che l’agente alternativamente con la sua condotta o cagiona un’interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità. La rilevata ampiezza dell’ambito di applicazione della norma ha indotto la giurisprudenza di legittimità a puntualizzare che, una semplice alterazione seppur temporanea del servizio, purchè significativa, fa configurare in capo all’agente il delitto de quo, senza che sia necessario coinvolgere la totalità dell’attività[1].
Infatti, la lesione del bene giuridico protetto dal nostro ordinamento – la tutela del regolare e ordinato andamento della P.A. – si verifica sia quando l’agente che con la sua condotta determini l'interruzione del servizio pubblico, sia quando il comportamento dello stesso abbia inciso semplicemente sul regolare svolgimento dell'ufficio o servizio pubblico. [2]
3. Conclusioni
Sulla scorta delle argomentazioni svolte, appare chiara come la decisione della Cassazione, ha trovato terreno fertile nella casistica giurisprudenziale formatasi nel corso degli anni sul punto nodale della questione, esaminata in questa sede, asserendo che la condotta di sdraiarsi dinnanzi ad un autobus, fa configurare a tutti gli effetti un’interruzione di pubblico servizio, seppur l’interruzione abbia avuto carattere momentaneo.