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Pubbl. Mer, 24 Ott 2018

Caso Cappato, la Consulta non decide e rinvia a settembre 2019

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Angela Cuofano


La Corte Costituzionale: ”C´è un vuoto di tutela, tutto rimandato di un anno”.


Nell'universo del diritto esistono i fatti notori: sono quei fatti conosciuti praticamente da tutti. Con il passare degli anni, tale espressione è stata utilizzata spessissimo nel linguaggio corrente.

E', appunto, fatto notorio che fosse prevista per ieri la sentenza della Corte Costituzionale circa il caso di Marco Cappato, accusato di istigazione al suicidio nella conosciuta vicenda di Dj Fabo.

La Corte di Assise di Milano aveva infatti sollevato questione di legittimità costituzionale riguardo l'art. 580 cp, nella parte in cui:

  • incrimina le condotte di aiuto al suicidio in alternativa alle condotte di istigazione e, quindi, a prescindere dal loro contributo alla determinazione o rafforzamento del proposito di suicidio, per ritenuto contrasto con gli artt. 3, 13 comma 1 e 117 della Costituzione, in relazione agli artt. 2 e 8 della Convenzione Europea Diritti dell’Uomo;
  • prevede che le condotte di agevolazione dell’esecuzione del suicidio, che non incidano sul processo deliberativo dell’aspirante suicida, siano sanzionabili con la pena della reclusione da 5 a 10 anni, senza distinzione rispetto alle condotte di istigazione, per ritenuto contrasto con gli artt. 3, 13, 25 comma 2 e 27 comma 3 della Costituzione.

La camera di consiglio prevista per ieri era stata inizialmente aggiornata a questa mattina, quando, in serata, il colpo di scena.

La Corte Costituzionale non ritiene l'attuale assetto normativo sul fine vita soddisfacente, lasciando sostanzialmente prive di adeguata tutela situazioni giuridiche costituzionalmente meritevoli di protezione e da bilanciare con altri diritti costituzionalmente rilevanti.

La trattazione della questione di costituzionalità è stata, dunque, differita al 24 settembre 2019 per permettere la Parlamento di colmare la lacuna normativa.