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Pubbl. Dom, 13 Dic 2015

Veterinario e cacciatore: che fine fa il Codice Deontologico?

Federica Greco


Limiti e considerazioni sul Codice Deontologico dei Veterinari nella recente vicenda che ha coinvolto un Veterinario torinese.


Novembre 2015: il Veterinario torinese Luciano Ponzetto pubblica in rete una foto che lo ritrae accanto ad un leone da lui appena abbattuto, mentre si trovava in Tanzania per un Safari.

Novembre 2015: il Veterinario torinese Luciano Ponzetto pubblica in rete una foto che lo ritrae accanto ad un leone da lui appena abbattuto, mentre si trovava in Tanzania per un Safari.

Il Codice Deontologico dei Veterinari all'art. 1 circoscrive il suo oggetto, nonchè il proprio campo di applicazione, definendo l'attività del Medico Veterinario dedita "alla conservazione e alla salvaguardia del patrimonio faunistico ispirata ai principi di tutela della biodiversità dell'ambiente e della coesistenza compatibile con l'uomo".

La domanda sorge, quindi, spontanea: un veterinario può cacciare?

Secondo il Veterinario incriminato assolutamente sì, come emerge dalle sue dichiarazioni rese pubbliche su un noto social network:"la professione di Veterinario non è incompatibile nè sotto il profilo deontologico nè sotto quello morale con l'attività di caccia o Safari praticate nel rispetto delle vigenti leggi, ove esse possono essere svolte".

Di conseguenza, sul fronte dei "" sorgono diverse argomentazioni volte a "scagionare" il medico, tra queste: la legittimità dei Safari in Tanzania, l'aver cacciato un leone e non altri animali in quanto specie non a rischio estinzione, ma considerata come "vulnerabile" (in pericolo ma non immediatamente a rischio) ed, infine, la visione in base alla quale la caccia sia necessaria per tutela dell'equilibrio dell'ecosistema.
Molte anche le voci provenienti dal suo studio che non vedono alcuna ingerenza tra la sua professione ed il suo "hobby".

Molti, al contrario, si stanno battendo per una punizione esemplare del Veterinario-Cacciatore.
Tra questi l'E.N.P.A. che in un suo comunicato sostiene che "non ci sia alcuna compatibilità tra l'uccidere animali per una forma di divertimento e il curarli per salvare loro la vita" e la Federazione nazionale dell'Ordine dei Veterinari italiani che cita il Codice Deontologico il quale affida ai Medicini Veterinari l'impegno alla promozione del rispetto degli animali e del loro benessere in quanto esseri senzienti.

In un clima dai forti contorni differenziati si leva la voce dell'Ordine dei Veterinari che dopo il Consiglio ha annunciato la necessità di rendere maggiormente chiare e trasparenti le parole del Codice, lasciando aperte le porte ad una possibile modifica dello stesso in tal senso. E' stata, anche, avanzata la proposta di stipulare un apposito "elenco speciale" nel quale riportare la scelta dei medici sul voler o meno praticare la caccia e mettendo i propri "pazienti" a conoscenza della stessa, lasciando loro decidere di conseguenza se rivolgersi o meno a quel medico.

Sotto il profilo prettamente giuridico non v'è dubbio sul danno che tale vicenda ha arrecato al decoro professionale dell'intera categorie nonchè della violazione dei principi di lealtà e correttezza che la pratica della caccia comporta per un Medico Veterinario. Un'attenzione particolare si deve rivolgere all'art. 16 del suddetto Codice Deontologico che cita testualmente "Il Medico Veterinario ha l'obbligo nei casi di urgenza ai quali è presente di prestare le prime cure agli animali nella misura delle sue capacità [..] eventualmente anche solo attivandosi per assicura ogni specifica e adeguata assistenza".

Non resta che porci un ultimo importante interrogativo: fino a che punto un Medico Veterinario può distaccarsi dalla sua Deontologia? Ai posteri l'ardua sentenza.