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Pubbl. Mer, 18 Nov 2015

Il diritto nella letteratura, l´influenza di realtà sorelle da Barricelli a Weisberg

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Annarita Caramico


Un tentativo di spiegare e categorizzare le molteplici interconnessioni tra ius e romanzi.


Il diritto è un tentativo, a volte ben riuscito, spesso mal riuscito, di strutturare la realtà, scomporla per poi rimettere in ordine tutti i pezzi creando un empireo dei concetti che abbia sempre costante una base, un’ancora nel terreno della realtà quotidiana, affondando le radici nel terreno dei bisogni umani.

Sebbene il giurista venga identificato come un più cinico Leopardi sempre chino sui libri rinchiuso nella sua turris heburnea, sta di fatto che le differenze con i letterati sono assolutamente palesi: “gli uomini di legge esercitano un mestiere funzionale, mentre scrittori e critici letterari sono impegnati nell'elaborazione di un discorso intellettuale” (1). Di anno in anno, nonostante le manifeste diffidenze e pretese di superiorità da entrambe le parti, gli studi su diritto e letteratura affinano i propri strumenti delineando nuove aree tematiche e annoverando sensibili progressi in via esponenziale, muovendo sempre più verso un vero e proprio approccio comparativo.

Un piano comune di indagine è sicuramente quello linguistico: retorica, ambiguità, interpretazione e ricerca del significato veicolato dai segni linguistici. Sia il diritto che la letteratura, inoltre, si basano su concetti astratti e schemi di pensiero associativo posti in essere al fine di esprimere un giudizio fondamentalmente umanistico. Sussiste quindi un'affinità tra i processi espressivi e concettuali di questi due ambiti, che formano naturalmente un sodalizio fornendosi sostegno reciproco.

Gli studi concernenti lo stretto legame tra ius e letteratura si sono articolati pressappoco nel seguente modo:

1) studi sul diritto nella letteratura, che analizzano il modo in cui nella narrativa vengono descritti gli avvocati, le indagini giudiziarie, le leggi, nonché il rapporto tra il singolo individuo e la ricerca della giustizia;
2) ermeneutica giuridica, ossia lo studio delle teorie del significato e del rapporto tra il lettore o la comunità interpretativa e i testi normativi che hanno per essi un valore vincolante;
3) stilistica giuridica, ossia l'analisi sia delle norme che regolano il modo di esprimersi nei documenti giuridici, che degli elementi narrativi, strutturali e retorici della prosa giuridica.

In questo articolo adotteremo la struttura tripartita proposta inizialmente da Barricelli e Weisberg (v. nota 1), sebbene la ricerca svolta successivamente su diritto e letteratura solleciti un'unificazione delle tre tematiche.
Per quanto concerne gli studi messi appunto da letterati, il punto di partenza nell’analisi della relazione strettissima e intricata tra diritto e letteratura è il testo narrativo.
Anche i giuristi, tuttavia, hanno dimostrato una sensibilità sempre più ampia ed una profonda consapevolezza della centralità del testo scritto e della dimensione narrativa all’interno della professione. L'atavico interesse della letteratura nei confronti di tematiche giuridiche (formalismi, avvocati, processi, indagini istruttorie, magistrati, procedure, casi giurisprudenziali, codici e leggi) resta, sul piano metodologico, il punto di partenza di un qualsiasi tipo di indagine che osi definirsi tale. Se per cominciare si considera, quindi, il diritto nella letteratura, osserviamo come l'insigne docente di diritto John H. Wigmore sia stato un vero e proprio pionere, nel 1908, ad individuare le svariate modalità in cui il romanzo utilizza le tematiche giuridiche.

Nel modello di Wigmore distinguiamo le quattro categorie seguenti:
1) Opere letterarie in cui viene descritta estesamente una procedura giuridica; talvolta si tratta solo di un dibattimento processuale, ma spesso anche delle indagini preliminari che portano al processo ( par exemple El secreto de sus ojos);
2) Opere in cui uno dei personaggi principali della trama anche se non sempre il protagonista, è un avvocato, un giudice, un cancelliere, un commissario o un investigatore privato (Poirot, Montalbano, Maigret, Sherlock Holmes);
3) Opere in cui un corpus specifico di leggi diventa tematica principale e fondamento dell’architrave romanzesco;
4) Opere il cui tema centrale è il rapporto tra l'individuo e la ricerca della giustizia.

Nella categoria 1) ad esempio rientrano capolavori tanto diversi tra loro come Il mercante di Venezia, I fratelli Karamazov e Lo straniero. Shakespeare dà vita, in forma drammatica, al conflitto personale tra Shylock e i cristiani di Venezia (rappresentati da Porzia in tribunale). Nel conflitto sociale tra l'individuo emarginato e la società, e il conflitto filosofico tra la rigida giustizia terrena e la virtù della "clemenza" raggiunge il climax nella scena del tribunale: lo stratagemma ideato da Porzia le consente di volgere a proprio vantaggio l'insistenza di Shylock sulla lettera della legge, incentrata su una interpretazione prettamente letterare, permettendole di condurre quindi a lieto fine le vicende di Antonio, Bassanio e di tutta la "vera Venezia" (2).

Da più di un secolo studiosi quali von Ihering (v., 1872), Weisberg (v., 1992), Phillips (v., 1972) e Koffler, analizzando la commedia shakespeariana dal punto di vista giuridico, “si sono fatti interpreti di una nuova sensibilità critica nei confronti del valore estetico e giuridico della posizione di Shylock rispetto a quella di Porzia” (1). Anche ne I fratelli Karamazov la lunga descrizione di un processo esprime e approfondisce un tema dominante dell'opera. Al pari di altri grandi narratori europei, tuttavia, Fëdor Dostoevskij esamina un aspetto affascinante della procedura penale europea descrivendo prima un'istruttoria preliminare, in modo assolutamente e pregevolmente dettagliato.
La forza drammatica di un processo viene concentrata in un'unica scena per descrivere le tendenze talvolta mistificanti dell'intero procedimento penale con grande accuratezza.
Esempio illuminante è il processo di Goodwin in Santuario di William Faulkner dovuto al fatto che lo scrittore usa la legge come metafora per esprimere una tormentata autocritica. Non solo brillanti avvocati ma anche e soprattutto gli scrittori possono, senza volerlo, portare una vasta platea di lettori verso una strada che perde di vista l'essenza vitale e inafferrabile della realtà umana (su questo aspetto autocritico, particolarmente in relazione alle indagini e ai ragionamenti giuridici, v. nota 1).

Mentre in tutte le opere che rientrano nella categoria 1) gli uomini di legge hanno un ruolo importante nelle situazioni narrate, le opere della categoria 2) considerano tali personaggi nei loro rapporti con la realtà al di fuori delle aule giudiziarie. Ne La caduta di Camus lo scrivano di Melville, ad esempio, l'io narrante è un avvocato. Il protagonista di L'erede di Hermiston di Robert Louis Stevenson è un giudice. Un uso analogo delle figure di giudici e avvocati si ha in molte opere di Honoré de Balzac e di Charles Dickens (Mr. Jaggers in Grandi speranze, Eugene Wrayburn, l'avvocato senza clienti di Il nostro comune amico).

Passando alla categoria 3), troviamo alcuni testi vertenti su uno specifico corpus di leggi. Le opere che rientrano in questa categoria potrebbero essere diversissime tra loro sotto tutti gli altri aspetti, ma si prestano ad una comparazione sulla base di quest'unica caratteristica che le accomuna. Nell'Antigone di Sofocle, ad esempio, la protagonista deve confrontarsi con un editto reale che viola sostanzialmente il suo senso di giustizia e quello della comunità; nel romanzo I miserabili di Victor Hugo, la zelante adesione all'esigenza di ordine legale si contrappone all'indulgenza e alla necessità di una giustizia umana (la lettera contrapposta allo spirito della legge); nella categoria 3) possiamo includere anche Billy Budd, marinaio di Melville, per quanto si tratti di una vicenda giudiziaria che culmina in un processo, cioè di una situazione che è quella tipica della categoria 1). Si può osservare come il capitano Vere processa Billy sulla base delle disposizioni del Codice militare in combinato disposto con la legge sull'ammutinamento. Poiché risulta che Melville avesse una qualche conoscenza di queste leggi e del diritto in generale, la profonda ambiguità che connota l’intera durata del processo risulta comprensibile sulla base di una certa conoscenza dei codici militari menzionati nel racconto.

La categoria d), infine, comprende una serie di opere in cui la tematica giuridica è presente in modo meno esplicito, ma che tuttavia sono incentrate sui problemi sollevati dal rapporto tra la legge e l'individuo. Il processo di Franz Kafka, per esempio, è l’emblema di questa categoria: il protagonista si immerge anima e corpo in una "procedura" legale a seguito del suo "arresto", lasciando che il proprio senso di colpevolezza o di innocenza venga influenzato dalle allusioni e dalle insinuazioni degli emissari di un "tribunale". Tutte queste storie moderne possono essere avvicinate alla situazione dell'Edipo re di Sofocle, in cui il protagonista continua a cercare di stabilire la propria colpevolezza o innocenza nella convinzione che solo la legge darà piena risposta al suo dilemma di uomo e di sovrano.

 

Note e riferimenti bibliografici

(1) Richard H. Weisberg - Diritto e letteratura, 1982.
(2) Esempio citato dal prof. Lonardo, titolare della cattedra di Diritto Civile alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Salerno.

Vedi anche: Il ruolo della letteratura nella formazione del giurista di Maria Pina Di Blasio, pubblicato su CamminoDiritto.it, ISSN 2421-7123