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Pubbl. Dom, 1 Nov 2015

Il Portogallo tra crisi politica e piano di austerità: cosa è cambiato dal 2009 ad oggi?

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Salvatore Aromando


Le elezioni legislative portoghesi del 2009 hanno visto la costituzione di un governo di minoranza guidato da José Socrates, caratterizzato da scioperi generali, dal rifiuto politico e non del piano di austerità e dalla crisi politica. L´articolo intende capire, attraverso una analisi degli eventi più importanti avutisi nella nazione lusitana, se dall´annus horribilis del 2009 fino alle recenti elezioni, si è avuto un effettivo cambiamento politico e sociale nel contesto portoghese.


Introduzione

Dalla fine del salazarismo ad oggi, i partiti portoghesi si son alternati al governo offrendo in maniera equa al paese riforme che incrementassero il benessere sociale. Con l'ascesa del socialista José Socrates nel 2005, il Portogallo ha vissuto vive una forte crescita al livello politico, economico e sociale che, però, ha subito un drastico arresto nel 2009 a causa del debito pubblico accumulato nel corso degli anni. Nel contrastare gli effetti di questa crisi, si è deciso di ricorrere alle elezioni legislative. 

Le elezioni legislative del 2009 e i primi scioperi generali del 2010

Le elezioni portoghesi del 2009 hanno visto i socialisti perdere la maggioranza assoluta, il Bloco de Esquerda (Be) e il Partito Comunista Portoghese (Pcp) incrementare il numero dei propri parlamentari e, infine, la costituzione di un governo di minoranza, guidato da Josè Socrates. Il cammino del governo presieduto da Socrates (all'epoca al suo secondo mandato) ha dovuto affrontare un percorso in salita. 

Come Italia, Spagna e Grecia, anche il Portogallo si è trovato di fronte ad una crisi che ha coinvolto sia la politica che l'economia. Nel contrastare la crisi, il governo ha approvato il Programma di Stabilità e Crescita (PEC), grazie all'astensione della destra parlamentare ed il netto rifiuto alla misura in questione dei partiti di sinistra.

La recessione economica e il piano di austerità emanato dal governo hanno compromesso poco a poco l'equilibrio dello stesso e dei cittadini portoghesi. Infatti, in seguito ai provvedimenti presi dal governo, la popolazione è scesa in piazza a manifestare e richiedere riforme che tutelassero i loro diritti. Tali mobilitazioni, hanno portato in piazza lavoratori provenienti da vari settori e studenti.

Proprio in occasione della giornata nazionale dello studente, migliaia di ragazzi iscritti a vari livelli scolastici sono scesi in piazza per protestare contro il nuovo Statuto degli studenti che, in sostanza, prevedeva la gestione autonoma delle scuole attraverso la loro privatizzazione. Oltre a ciò, lo statuto presentava l'abbassamento della soglia d'accesso alle borse di studio a 540 euro mensili per famiglia riducendo, pertanto, al minimo il numero di studenti che potevano beneficiare di tale sostegno economico.

Quanto ai lavoratori, le prime mobilitazioni si sono avute in un primo momento a livello locale per poi sfociare nello sciopero di 24 ore contro il blocco dei salari del 4 marzo del 2009. 

Gli scioperi sono continuati nel 2010 ed hanno coinvolto, attraverso adesioni di massa, i lavoratori del settore energetico, petrolifero e ospedaliero. La Kemet Electronics di Evora, la General Cable Cel-Cat di Moralena (di Sintra) e la Galp Energia di Lisbona hanno bloccato le raffinerie mettendo a rischio i rifornimenti alle pompe di benzina del Paese. Protagonisti degli scioperi contro le privatizzazioni nella sanità sono stati gli infermieri che, con una adesione storica, sono scesi in piazza per tre giornate consecutive di sciopero a febbraio del 2010.

L'obiettivo di queste lotte operaie era inizialmente portare avanti uno sciopero generale in tutto il Paese e, successivamente concentrarsi sulla proposta di punti alternativi al PEC, incentivati dal supporto del Bloco de Esquerda e il Pcp.

L'ascesa e il declino di Socrates e il governo di Passos Coelho (2011)

L'appoggio dei partiti di sinistra e non solo, con il passare del tempo, è risultato poco efficace e discordante, caratterizzato da interventi in parlamento e nessun sostegno fisico alle manifestazioni. Seppur attraverso percorsi diversi, due politici portoghesi hanno cercato di offrire alternative alla crisi nazionale: José Socrates e Pedro Passos Coelho.

La linea politica perseguita da Socrates durante i suoi mandati si rifaceva all' orientamento politico adottato in Spagna ai tempi di Zapatero, basato sull'equita sociale, la promozione della crescita, la modernizzazione del Paese e la riduzione dei costi della Pubblica Amministrazione. Il piglio innovativo della politica di Socrates ha trovato i suoi frutti con due riforme radicali per un paese conservatore come il Portogallo: la legalizzazione dell'aborto (2007) e dei matrimoni omosessuali (2010). 

Ma la svolta sociale, politica ed economica tanto auspicata dall'ex capo dell'esecutivo è andata via via scemando con l'avanzare del PEC. L'obiettivo del partito socialista era dimezzare il deficit di bilancio senza il ricorso ad aiuti finanziari esterni. La bocciatura del PEC, oltre agli obiettivi mancati dall'esecutivo, hanno portato alle dimissioni del socialista e alle elezioni anticipate. 

La vittoria dei partiti di destra ha portato alla costituzione di un governo di coalizione presieduto da Passos Coelho, caratterizzato dalla coesione e condivisione di obiettivi volti alla ripresa del Paese. Rispetto al governo precedente, quello di Passos Coelho ha goduto della maggioranza in Parlamento oltre che dell'appoggio del Presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva (di orientamento socialdemocratico). Questo governo, si è distinto per l'austerità con cui ha affrontato la crisi partendo, in primo luogo, dal taglio dei costi della classe politica. Tuttavia, le misure adottate da Passos Coelho, che consistevano nel risanamento del debito pubblico, non sono state viste di buon occhio dai critici, i quali lo hanno accusato di far leva sull'esasperazione della gente. 

Echi nazionali ed internazionali della crisi

In una fase come questa, di destabilizzazione politica e non, bisogna menzionare il pensiero di personalità autorevoli nazionali e internazionali, nel sottolineare la delicata situazione che il Portogallo ha vissuto e tuttora sta vivendo. Tra le personalità portoghesi che hanno espresso il proprio pensiero sulla crisi, è possibile citare l'ex ministro per gli Affari Parlamentari e leader del gruppo parlamentare social-democratico Marques Mendes che ha affermato: "La situazione del nostro paese è delicatissima dal punto di vista finanziario, economico e sociale per vari motivi anche se, il motivo principale è lo Stato che abbiamo oggi. [...] Ovviamente il problema non è recente. La situazione si è aggravata negli ultimi dieci anni, considerando che, tale fenomeno si deve alla dimensione dello Stato portoghese e al consumo di più della metà della sua ricchezza nazionale". [1] 

Dello stesso avviso è anche l'ex presidente della Commissione Europea Barroso, che ha aggiunto ottimisticamente alle parole dell'ex ministro il seguente: "il Portogallo incontri le soluzioni migliori alla crisi. In ogni caso, la Commissione sarà al lato del Portogallo nel trovare tali soluzioni, ovviamente, nel rispetto delle responsabilità assunte dal Portogallo con i suoi partner europei". [2]

Sul fronte internazionale, la stampa soprattutto si è espressa sulla crisi portoghese. Dagli allarmismi di El Mundo, nel dire che "Il governo portoghese potrebbe avere le ore contate" [3], si è passati alle analisi del New York Times e del Wall Street Journal che, grosso modo, hanno individuato le cause e le conseguenze relative al periodo di austerity. In entrambi i casi, viene sottolineata la situazione politica ed economica portoghese, ovvero, l'impatto che la crisi ha avuto sulle borse europee e le strategie che il governo ha dovuto elaborare deve per reggere il confronto con tali economie.  In relazione a ciò, il politico tedesco Wolfgang Schauble, intervistato nel 2013 da una radio bavarese su questo tema, ha riconosciuto che il "Portogallo ha fatto molti progressi nel 2012 per accedere ai mercati finanziari. Dopo questa dicisione, però, deve adottare nuove misure". [4] 

Il Portogallo è fuori dalla crisi?

Sia la politica nazionale che quella estera considerano la nazione lusitana un esempio di successo della politica di austerità. Tuttavia, l'occhio con cui politici ed economisti hanno guardato e guardano alla crisi è ben diverso da quello delle organizzazioni umanitarie e altre entità volte alla tutela dei cittadini. 

Dal punto di vista economico, le personalità autorevoli di questo settore hanno affermato all'unanimità che "il peggio è passato" e quindi, il debito pubblico e il confronto con le principali borse europee sta rientrando; dal punto di vista sociale, invece, la situazione risulta ancora peggiore se si tiene conto del tasso di disoccupazione.

In questo frangente, João de Sousa, membro della ONG portoghese Assistência Médica Internacional (AMI) sostiene che bisogna analizzare con cautela le informazioni relative alla crisi. Come fondamento alla sua tesi, Sousa ha preso in considerazione le statistiche sul tasso di disoccupazione e l'iter delle registrazioni nei centri per l'impiego, in quanto, trincerandosi dietro l'illusione di offrire posti di lavoro, hanno camuffato i dati reali sullo stesso tasso. Per questo motivo, la Confederazione Generale dei Lavoratori Portoghesi ha reso pubblico ed ha calcolato l'indice reale della disoccupazione, che in Portogallo supera il 25 %. A questo dato, bisogna aggiungere fattori come l'alto tasso di povertà, la migrazione dei giovani portoghesi verso l'estero e il margine di manovra del governo sugli stessi mercati nazionali. 

Secondo i dati dell'Instituto Nacional de Estatística, l'indice delle persone a rischio povertà è del 19 %, circa due milioni di portoghesi vivono con meno del 60 % del canone d'affito medio nazionale ed il salario minimo è di 430 euro. Ed è proprio il salario minimo vigente che ha portato circa 100.000 giovani portoghesi ad emigrare in Francia, Germania ed Inghilterra. Questo fenomeno avviene in categorie professionali nelle quali difficilmente si riesce ad ottonere un contratto fisso e colpisce, nella maggior parte dei casi, professionisti quali economisti, ingegneri e infermieri. Quanto al margine di manovra del governo sui mercati nazionali, il Portogallo può uscire dalla politica di austerity e, con l'avvento delle elezioni del 2015, i portoghesi hanno la possibilità di dire la propria sul futuro poltico, economico e sociale del proprio paese. 

Le elezioni politiche del 2015 e le incognite dell'ingovernabilità e dell'astensionismo

Le elezioni politiche svoltesi il 4 ottobre onttobre scorso hanno visto darsi battaglia quattro partiti, nello specifico:

  • Portugal à Frente, coalizione di centrodestra guidata dal premier uscente Pedro Passos Coelho;
  • il Partito Socialista, guidato da Antonio Costa (ex sindaco di Lisbona);
  • Coligação Democrática Unitária, il cui candidato è Jerónimo de Sousa;
  • Bloco de Esquerda, movimento di estrema sinistra guidato da Catarina Martins.

I temi che ognuno di questi partiti hanno affrontato duranta la campagna elettorale sono: 

  1. la ripresa economica, auspricando il miglioramento del deficit di bilancio;
  2. l'occupazione;
  3. la questione demografica, attuando programmi che permettano il ritorno di giovani portoghesi in patria;
  4. il Servizio Sanitario Nazionale;
  5. la sostenibilità del sistema pensionistico.

Tuttavia, la preoccupazione principale dei politici lusitani è lo spauracchio dell'ingovernabilità e dell'astensionismo. Il primo è legato ai dati degli exit poll, dove il partito uscente e quello guidato da Costa hanno ottenuto percentuali molto vicine. A riguardo, Pascale Joannin della Robert Schuman Foundation afferma che “Il risultato di queste elezioni è aperto, ma i precedenti osservati in altri Paesi suggeriscono che, quando il governo uscente e l’opposizione sono appaiati nei sondaggi, di solito è il governo uscente a vincere. Così è accaduto in Gran Bretagna e in Grecia. E può accadere anche in Portogallo[5].

Quanto all'astensionismo, è da considerare come incognita concatenata al punto recentemente menzionato e all'indecisione della popolazione stessa nel votare il partito uscente, ossia, tra il dover continuare e concludere definitivamente la fase di austerity oppure votare gli altri tre partiti candidatisi. Nonostante l'astensionismo, Pedro Passos Coelho è stato rieletto con il 36,8 % dei voti e si è trovato a dover costituire un governo di minoranza. 

Alla luce delle manifestazioni popolari e del periodo di austerità, cosa è cambiato dal 2009 ad oggi?

Le elezioni politiche del 4 ottobre e le proteste avutesi nel corso di questi anni hanno indubbiamente portato il Portogallo ad una maggior consapovelezza del suo tessuto politico e sociale. In questo lasso di tempo, infatti, non solo è stato messo a dura prova il ruolo politico di questo Paese a livello nazionale ed europeo, ma anche la stessa pazienza della popolazione. Oltre all'aumento delle tasse e ai tagli in più settori, i portoghesi hanno dovuto subire gli effetti provocati da scandali, quali il fallimento del Banco Espirito Santo (la principale banca portoghese) e l'arresto per frode di José Socrates. Dal 2009 ad oggi, sia da un punto di vista politico che sociale si sono avuti cambiamenti risicati. Nel 2009, così come oggi, il Portogallo si trova ad avere un governo di minoranza. A livello sociale, un leggero cambiamento è visibile nel modo in cui i portoghesi hanno affrontato la crisi. C'è chi ha deciso di rimanere in patria e riporre la propria fiducia nelle istituzioni, così come chi è emigrato in altri paesi al fine di costruirsi nuovi orizzonti lavorativi.

Inoltre, a differenza della Spagna e della Grecia, nei quali sono sorti movimenti politici come Podemos o Syriza, in Portogallo non c'è una nuova compagine politica che raccolga i malumori della popolazione. La rivolta portoghese degli ultimi anni da rabbiosa è diventata silenziosa, grazie a prese di posizioni implicite come l'astensionismo e l'aver dato il proprio consenso al periodo di austerità. Alla luce degli eventi avutisi in questi sei anni e precedentemente menzionati in questo articolo, politica e società risultano poli collaborativi sulla carta ma di fatto separati, a causa della non piena consapevolezza del contesto socio-politico vigente.

 

Note bibliografiche e riferimenti

[1] Marques Mendes - "A situação do nosso país é delicadíssima, do ponto de vista financeiro, económico e social, por muitas razões, mas a principal é o Estado que temos hoje [...] Obviamente" que o problema não é apenas de hoje, a situação tem-se vindo a agravar nestes últimos dez anos, considerando que o fenómeno se deve fundamentalmente à dimensão do Estado português, que consome mais de metade da riqueza nacional". Disponibile qui

[2] Barroso -  "Esperamos agora que Portugal encontre as melhores soluções. Em todo o caso, a Comissão está do lado de Portugal para que possam ser encontradas as melhores soluções, claro está, no quadro do respeito dos compropmissos assumidos por Portugal e certas responsabilidades que Portugal tem também para com os seus parceiros europeus". Disponibile qui

[3] López - "O governo português pode ter as horas contadas" Disponibile qui

[4] Schauble - "Portugal fez muito progresso no ano passado para ter acesso aos mercados financeiros. Mas depois desta decisão terá que encontrar novas medidas". Disponibile qui

[5] Disponibile qui