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Pubbl. Sab, 26 Set 2015

Riforma del sistema elettorale. Un cammino lungo e tortuoso.

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Rosa Mugavero


Dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 1/2014 alla nuova proposta di elezione indiretta dei senatori.


Il sistema costituzionale italiano sta vivendo negli ultimi mesi momenti di grande tensione: al centro della vicenda la riforma elettorale della Camera e del Senato. Tre le tappe fondamentali di questo percorso di riforme, ancora in itinere.

1. La sentenza della Corte Cost. 1/2014

La l. 270/2005 prevedeva un sistema proporzionale a lista bloccata e premio di maggioranza (c.d. Porcellum). La Consulta, con la sentenza - di accoglimento parziale - n. 1 del 13 gennaio 2014 censura la legge elettorale proprio nei suoi due aspetti più salienti: il premio di maggioranza svincolato da qualsiasi soglia e la lista bloccata per tutti i parlamentari. Quanto al primo aspetto, la Corte afferma che l'attribuzione di un premio di maggioranza disancorato da una soglia minima per la sua applicazione cela la possibilità di una distorsione del risultato elettorale, a scapito della rappresentatività (in quanto foriero di una sovra-rappresentazione) del Parlamento. In ordine alla preclusione per gli elettori di esprimere qualsivoglia preferenza all'interno della lista, la Corte Costituzionale stigmatizza la scelta legislativa in quanto lesiva del libero e personale esercizio del diritto di voto, anch'esso (come il principio di rappresentatività del Parlamento) costituzionalmente tutelato. A parere della Consulta infatti "alla totalità dei parlamentari eletti, senza alcuna eccezione, manca il sostegno dell'indicazione personale dei cittadini, che ferisce la logica della rappresentanza consegnata nella Costituzione". Ciò che in sostanza residua a seguito della pronuncia della Suprema Corte è "un meccanismo proporzionale depurato dell'attribuzione del premio di maggioranza" con la possibilità di esprimere una preferenza.

2. L. 6 maggio 2015, n. 52 (cd. Italicum)

La nuova legge, sulla scorta delle indicazioni fornite dal giudice delle Leggi, ridisegna il sistema elettorale con riguardo all'elezione della sola Camera dei Deputati. In primis la Riforma prevede una soglia minima pari al 40% per l'attribuzione del premio di maggioranza, che se non raggiunta apre la strada al ballottaggio. Quella che nell'intento del legislatore doveva essere una soluzione al punctum dolens rilevato dalla Consulta, si rivela a parere di molti nient'altro che una sutura solo apparente. Difatti hanno accesso al ballottaggio le due liste più votate qualora nessuna raggiunga la soglia del 40%, ma al di sotto di tale soglia non è prevista alcun altro sbarramento se non quello del 3% per l’accesso alla distribuzione dei seggi. Il risultato (censurato dalla Corte Costituzionale 1/2014 e latente ancora oggi) sarebbe ancora una volta quello dell'accesso al premio di maggioranza da parte di una lista non corroborata (in ipotesi nemmeno in sede di ballottaggio) dal consenso atto a garantire la necessaria rappresentatività. Con riguardo alla possibilità di esprimere una preferenza all'interno della lista, la legge 52/2015 introduce il diritto per l'elettore di formulare due scelte nominative, con la sola limitazione, per la seconda preferenza, di scegliere un candidato di sesso diverso rispetto alla prima.

3. Il disegno di legge di revisione costituzionale (S. 1429) dell'8 aprile 2015.

Quello che oggi rappresenta il vero banco di prova tra le contrapposte fazioni politiche è il progetto di riforma del Senato. In disparte la trasformazione del vigente sistema di bicameralismo perfetto in un bicameralismo imperfetto ( con l'attribuzione al Senato di poteri di raccordo tra Stato, Unione Europea e altri enti costituzionali e la sottrazione di ogni potere relativo alla fiducia del governo), il pomo della discordia è l'articolo 2 del ddl, nella parte in cui sostituisce l'elezione diretta dei senatori in un'elezione di secondo grado ad opera dei Consigli regionali. In particolare si prevede che il nuovo Senato sia composto da 100 senatori (in luogo degli attuali 315), di cui 75 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica fra cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Un possibile compromesso, in questi giorni proposto dal Premier Renzi, potrebbe essere quello che comporterebbe per i futuri senatori un'elezione sì indiretta, ma "consapevole", ovvero segnalando già sulla scheda delle comunali e delle regionali i nomi di coloro che andranno al Senato in caso di elezione. La questione verrà affrontata in Parlamento nei prossimi giorni.