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Pubbl. Ven, 27 Dic 2019

Cannabis: la coltivazione domestica non è reato

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Editoriale a cura di


Pubblichiamo l´informazione provvisoria delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione.


La terza sezione della Corte di Cassazione con ordinanza n. 3546/2019 aveva rimesso la sequente questione alle Sezioni Unite "Se, ai fini della configurabilità del reato di coltivazione di piante dalle quali sono estraibili sostanze stupefacenti, è sufficiente che la pianta, conforme al tipo botanico previsto, sia idonea, per grado di maturazione, a produrre sostanza per il consumo, non rilevando la qualità di principio attivo ricavabile nell’immediatezza, ovvero se è necessario verificare anche che l’attività sia concretamente idonea a ledere la salute pubblica ed a favorire la circolazione della droga alimentandone il mercato"

All’esito della pubblica udienza del 19 dicembre 2019 le Sezioni unite hanno stabilito su conclusioni parzialmente difformi del Procuratore generale che “il reato di coltivazione di stupefacenti è configurabile indipendentemente dalla quantità di principio attivo ricavabile nell’immediatezza, essendo sufficienti la conformità della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza stupefacente; devono però ritenersi escluse, in quanto non riconducibili all’ambito di applicazione della norma penale, le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che, per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”.

Pubblicheremo le motivazioni appena saranno disponibili.

Link informazione provvisoria: http://bit.ly/cannabisSSUU