ISCRIVITI (leggi qui)
Pubbl. Mar, 25 Giu 2019

Volksgesetzbuch: riflessioni sul tentativo nazista di abrogare il BGB

Domenico Mazza


Fin dalla fondazione del partito, fu intenzione dei nazionalsocialisti, sostituire al Codice civile tedesco del 1896, una codificazione nazionale del diritto civile che coniugasse il diritto romano alle consuetudini germaniche: il Volksgesetzbuch.


Nel 1920, il punto numero 18 del programma del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP) stabiliva: “Wir forden Ersatz fur das materialistischen Wertordnung dienende romische Recht durch ein deutsches gemeinrecht”, cioè sostituire al Codice civile una codificazione nazionale del diritto civile che coniugasse il diritto romano alle consuetudini germaniche[1]. Fino ad allora, il Bürgerliches Gesetzbuch (abbreviato in BGB), non era stato messo al centro di una discussione tale che volesse la sua abrogazione.

Nel 1920, il punto numero 18 del programma del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP) stabiliva: “Wir forden Ersatz fur das materialistischen Wertordnung dienende romische Recht durch ein deutsches gemeinrecht”, cioè sostituire al Codice civile una codificazione nazionale del diritto civile che coniugasse il diritto romano alle consuetudini germaniche[1]. Fino ad allora, il Bürgerliches Gesetzbuch (abbreviato in BGB), non era stato messo al centro di una discussione tale che volesse la sua abrogazione.

Il BGB fu approvato dalla Dieta federale dell’Impero tedesco il 17 gennaio 1896. Un giorno non casuale, poiché vigilia della commemorazione del venticinquesimo anniversario dell’instaurazione del Reich (Secondo Reich 1871-1918)[2]. Sarebbe entrato in vigore il primo gennaio del 1900.

Nonostante l’elevato grado di tecnicismo raggiunto, la costruzione sintattica delle frasi e la perfetta armonizzazione delle varie norme che lo precedevano prima della sua formazione, i nazionalisti prima e i nazisti dopo, lo consideravano legato ad una concezione liberale dei rapporti tra i privati, tanto che giunti al potere, l’allora ministro Hans Frank, divenuto nel frattempo presidente dell’Accademia per il diritto tedesco (Akademie fur Deutsches Recht) si prefisse il compito di dirigere personalmente i lavori preparatori per l’approvazione del Volksgesetzbuch (NGB o VGB), il Codice civile del Popolo[3].

L’inizio dei lavori preparatori del VGB nel 1938, si aprirono con la volontà di iniziare il processo di riforma con l’abrogazione della Parte Generale[4] del BGB, escludendone da subito la trattazione da tutte le università tedesche[5]. In merito all’abrogazione di questa parte del codice, si sviluppò una polemica già nel 1906, con la pubblicazione dell’opera del gius-romanista Ernst Ziterlmann[6] dal titolo Der Wert eines “allgemeinen Teils” des burgerlichen Rechts (L’importanza di una parte Parte generale del diritto civile), nella quale giungeva alla conclusione che la Parte generale era inadeguata per il suo eccessivo carattere astratto agli studi di diritto civile[7].

Il dibattito sulla parte generale, quasi degenerato in disputa[8], vide protagonisti due giuristi: Karl Larenz e Philipp Heck[9]. Scrisse Larenz nel 1939: “Quello che respingiamo non è una parte generale come tale, ma soltanto la collocazione nel BGB di una Parte Generale per materie completamente differenti, come il traffico giuridico, il diritto del lavoro e il diritto di famiglia.”[10]

Di diverso avviso Heck che difese la Parte generale in un articolo apparso sull’Archiv fur die civilistische Praxis del 1941: “il cittadino aspetta un certo ordine delle norme giuridiche, didattico e normativo, e la Parte generale risponde a questo bisogno.”[11]. In seguito alla polemica tra i due giuristi, il progetto di abrogazione del BGB cominciò a perdere forza: il volgere della guerra in favore degli Alleati però non è da considerare l’unico fattore che ha permise al codice del 1896 di sopravvivere al progetto nazista. Dice in merito Fritz Sturm[12]: “Il Codice civile tedesco ha provato la sua stabilità. Si è dimostrato adeguato anche di fronte a circostanze imprevedibili. Si pensi solo all’inflazione galoppante degli anni 1922/23 […] Qual è stato il più grande successo del BGB? Che solo durante il nazional-socialismo si è reclamata la sua abrogazione, che solo i comunisti della RDT l’hanno abolito sostituendogli nel 1976 lo ZGB d’impronta marxista.”[13]

Comunque, l’imperversare della guerra, costrinse nel 1944 il Ministero della Giustizia e il presidente dell’Accademia Otto Georg Thierack, di regolare l'attività di elaborazione dell'Accademia e, infine, impose la momentanea sospensione dei lavori sulle Disposizioni del Codice del Popolo da riprendere alla fine della guerra[14].

In conclusione, i motivi che portarono al fallimento della riforma non furono solo bellici. Prima di tutto, molti accademici al lavoro sul progetto, sostenendo il carattere storico e intaccabile dei principi e dei valori contenuti nel BGB [15], non diedero vita a un vero coordinamento sui singoli progetti (si formarono dei semplici comitati) con la conseguenza di una frammentazione dell’opera giuridica. Si pensi anche ai violenti scontri all'interno dell'Accademia, i cui membri non dovevano per forza essere nazisti: Gustav Boehmer[16],per esempio,  gestì il comitato sulla modifica del diritto di proprietà. I nazisti avevano nei suoi confronti non poche riserve per via dei suoi rapporti passati con numerosi studiosi ebrei.

Note e riferimenti bibliografici

[1] Mommsen T., Deutsche Parteiprogramme, Monaco 1960, p.547.

[2] Schubert W., Materialien, Berlino 1978, p.33 ss.

[3] Das NS-Volksgesetzbuch, Festschrift Gmur, Bielefeld 1983, p.255 ss.

[4] La Parte Generale del BGB contiene i caratteri concettuali comuni dei rapporti giuridici. 
Qui si trovano le norme generali sulle persone fisiche e sulle persone giuridiche, alcune definizioni riguardanti i beni, e, soprattutto, il concetto di negozio giuridico. 

[5] Wieacker V., Privatreschtsgeschichte der Neuzeit, 2° ed., Gottingen 1967, p. 486 ss.

[6]  ernst ziterlmann

[7] Wieacker V., Privatreschtsgeschichte der Neuzeit, op. cit., p. 488

[8] : Erik Jayme, Il significato della parte generale nel sistema del codice, in I cento anni del codice civile tedesco, Cedam 2002, pp. 143 ss.

[9] Karl Larenz (1903-1993), fu filosofo del diritto ed esponente del neohegelismo tedesco; Philipp Heck (1859-1943) fu un giurista ed esponente di spicco della Teoria giuridica dell’Interesse.

[10] Larenz K., Neubau des Privatrechts, AcP 145 (1939), pp. 91 ss., pp. 101-102.

[11] Heck P., Der allgemeine teil des Privatrecht. Ein Worth der Veirteidigung, AcP 146 (1941), p. 27.

[12] Fritz Sturm (1929-2015), è stato un giurista tedesco. Principali temi dei suoi studi furono Il diritto internazionale privato nel presente e nel passato, il diritto di famiglia, il diritto ereditario nonché diritto privato comparato e il diritto romano in materia di proprietà e obbligazioni. 

[13] Fritz Sturm, La formazione del BGB, op. cit, Cedam 2002, pp. 72-73.

[14] de Gruyter W. Volksgesetzbuch - bozze parziali, rapporti di lavoro e altri materiali. Berlino 1988, p.672.

[15] D’Alfonso M. C., Saggi e ricerche sul Novecento giuridico, introduzione, p. VIII, Giappichelli Editore, 2014

[16] Gustav Boehmer (1881-1969), giurista e docente universitario di di diritto civile a Marburgo, entrò nel NSDAP nel 1933. Memebro dell’Accademia di diritto tedesco sotto Hans Frank, fu dal 1939 al 1943 presidente della commissione sulla proprietà coniugale e membro della commissione per l'eredità.