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Pubbl. Mar, 28 Apr 2015

Legge elettorale "Italicum", cosa prevede? Siamo di fronte ad un nuovo Porcellum?

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Giuseppe Ferlisi
AvvocatoUniversità degli Studi di Salerno


Analizziamo in questa sede cosa prevede la legge elettorale all´esame della Camera ed i suoi profili di incostituzionalità lamentati da parte di insigni giuristi.


In questi giorni al centro del dibattito politico e giuridico vi è sicuramente la legge elettorale, soprannominata “Italicum e proposta dall’attuale Governo in carica.
La questione risulta essere fortemente dibattuta, giacchè quello della formazione di una nuova legge elettorale è un tema centrale nel nostro Paese da quasi dieci anni , ossia da quando fu partorito il precedente testo normativo , il “Porcellum”, da subito percepito come una mostruosità giuridica e logica.
Ebbene, proprio dalle ceneri di quella legge, colpita da una parziale dichiarazione di incostituzionalità della Corte (seppur investita solo l’anno scorso della questione), nasce l’Italicum, anche se una legge elettorale attualmente esiste, ed è rappresentata dal “Porcellum”, così come ridefinito dalla sentenza costituzionale e ribattezzato (cosa che, a quanto pare, va di moda!) “Consultellum”.
Da questo percorso travagliatoè evidente come quella della legge elettorale sia una questione molto delicata e per nulla di facile lettura, anche perché essa definisce le regole del sistema democratico per trasformare le preferenze o voti espressi degli elettori durante le elezioni in seggi da assegnare all'interno del Parlamento.

In questa sede cercheremo di capire cosa sia l’Italicum, cosa preveda  e su quali basi giuridiche si basi la battaglia di chi si oppone fortemente a tale legge.
Ovviamente bisogna partire dalla importantissima sentenza della Corte Costituzionale, ossia la sentenza n. 1 del 2014, che ha bocciato il Porcellum.
In essa, i togati hanno propeso per l’incostituzionalita' del testo normativo sulla scorta di due motivazioni: il premio di maggioranza è definito ''distorsivo'' perchè ''foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione in quanto non impone il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista'', mentre le liste bloccate impediscono all'elettore di scegliere chi eleggere con apposita preferenza.
Su quest'ultimo punto, la Corte Costituzionale ammette le liste bloccate solo se contengano pochi nomi , rifiutando in maniera netta il meccanismo che attribuiva attualmente per la Camera il 55% dei seggi senza prevedere una soglia minima da raggiungere.
Secondo la Consulta, le liste bloccate lunghe previste dal Porcellum ''rendono la disciplina in esame non comparabile nè con altri sistemi caratterizzati da liste bloccate solo per parte dei seggi, nè con altri che prevedono un numero dei candidati talmente esiguo da garantire l'effettiva conoscibilità degli stessi''.
Nel testo si spiega, inoltre, che ''le norme censurate riguardanti l'espressione del voto risultano integrate in modo da consentire un voto di preferenza”.
Gli stessi giudici della Consulta ci hanno tenuto ad evidenziare che questa pronuncia non ha nè reintrodotto il “Matterellum” (come alcuni sostenevano prima che si rendessero note le motivazioni), nè ha lasciato il nostro Paese senza legge elettorale.
Come abbiamo anticipato, la legge elettorale rimane in vigore, consistendo in un sistema proporzionale depurato del premio di maggioranza, il “Consultellum”, appunto.

Ben presto però , soprattutto nell’agone politico, si è sentita la necessità, questa volta, sì di promulgare una nuova legge, dopo anni in cui il Porcellum veniva riconosciuto un abominio da tutti, senza però essere stato concretamente cambiato da alcun governo.
Le ragioni di ciò consistevano probabilmente nella possibilità, di fatto, di nominare tutti i Parlamentari, assicurandosi un rapporto fiduciario diretto e un sistema di “ricattabilità” verso gli stessi, laddove avessero espresso voti in difformità.
Per lungo tempo, quindi, i parlamentari sono spesso diventati un gregge in cerca di una “nomina sicura”, dando così spazio ai casi dei transfughi all’interno dell’Emiciclo.
Tuttavia, il “Consultellum” pone problemi politici in ordine alla “governabilità”, sebbene il proporzionale sia stato di fatto la legge elettorale che ha caratterizzato i primi trentacinque anni repubblicani, e questo ha condotto alla formulazione di una nuova legge elettorale.

Arriviamo quindi all’odierno Italicum, il quale prevede, almeno nella sua formulazione approvata al Senato ed in attesa di approvazione alla Camera, una prima una “stortura” ossia l’entrata in vigore in modo posticipato al 1 luglio 2016.
Questo perché si applicherà solo alla Camera, essendo il Senato oggetto di una riforma costituzionale che dovrebbe portare alla fine del bicameralismo perfetto, trasformandolo in una “Camera delle Regioni”, con i rappresentanti di tali Istituzioni.
Manovra che, ad un occhio smaliziato, potrebbe voler dire: si garantisce ai Parlamentari , in “cambio” del voto favorevole, che non si andrà al voto prima di allora, assicurando loro stipendio e  la “pensione parlamentare” per coloro cui scatti l'anzianità .
Il punto di riferimento principale è senza dubbio il sistema elettorale spagnolo, adattato e modificato per rispondere alle esigenze dei partiti politici italiani.
È essenzialmente un sistema proporzionale, in cui però i seggi verranno calcolati su base nazionale e non provinciale, favorendo dunque i piccoli partiti che sarebbero stati molto svantaggiati dal “calcolo provinciale” e soprattutto è basato su un doppio turno di voto, sul modello delle legge elettorali in vigore nei nostri Comuni per i Sindaci.
Sulle soglie di sbarramento il dibattito è stato lungo ed, a tratti, molto teso. Alla fine si è deciso di fissare la soglia al 3% per tutti i partiti. In precedenza invece, la vecchia versione prevedeva il 4,5% per i singoli partiti aderenti alle coalizioni; il 3% per i partiti non coalizzati; il 12% per le coalizioni.
Vengono ridimensionate le circoscrizioni, ma ne aumenta il numero: una circoscrizione ogni 600.000 abitanti per un totale di 100 ed in ognuna di queste verranno presentate liste più piccole, con in media sei candidati per ciascuna con il “sistema bloccato”, quindi di nomina, per i capilista  e solo dal secondo eletto scatteranno le preferenze (due per ogni votante).
Allo scopo di non ricreare la situazione verificatasi nel corso delle ultime elezioni e garantire la famosa governabilità, l’Italicum prevede sia il premio di maggioranza che il doppio turno.
Il premio di maggioranza del 15% scatta se un partito o una coalizione raggiunge il 40% delle preferenze degli elettori. In totale si può dunque arrivare ad un massimo del 55%, che corrisponde a 340 seggi su 617.
Nel caso in cui nessuno riuscisse a superare il 40% si andrebbe al doppio turno allo scopo di assegnare il premio, cui però potranno accedervi solo i due partiti o coalizioni che avranno ottenuto il maggior numero di voti al primo turno. E da questa seconda tornata uscirà vincitore un singolo partito o coalizione, il quale otterrà un premio di maggioranza che permetterà di arrivare a 327 seggi (53%).

Come abbiamo più volte anticipato, le critiche sono state molteplici.
Innanzitutto sui collegi, laddove ogni collegio eleggerà sei deputati. Gli eletti verranno selezionati prima sulla base del risultato nazionale del partito e poi sulla base del risultato nel singolo collegio.
Al partito vengono infatti assegnati i seggi proporzionali al suo risultato nazionale, e solo a questo punto quel numero di seggi è distribuito in base ai voti ottenuti nei singoli collegi. La conseguenza è che non necessariamente un ottimo risultato locale si traduce in un’elezione e che la scelta fatta dagli elettori in un collegio verrà limitata dalla scelta fatta da tutti gli altri elettori su scala nazionale.
Per i critici della legge questa è una limitazione del rapporto diretto tra collegi ed eletti.
Inoltre, si permettono le pluricandidature dei capilista, consentendo così ai partiti di governare la scelta finale su uno o l’altro dei secondi arrivati in lista, e quindi di fatto nominare i Parlamentari, così come accadeva con la precedenza legge elettorale.
Altro profilo critico è proprio quello dei capilista bloccati: tutti gli eletti dei partiti non vincitori saranno i primi della lista, cioè quelli scelti dai partiti.
In questo modo, quindi, gli elettori che voteranno un partito che perderà le elezioni non potranno sostanzialmente scegliere i loro eletti, a meno di capilista pluricandidati.

Secondo i detrattori del nuovo testo normativo, una nuova legge elettorale doveva in maniera imprescindibile seguire i dettami della sentenza della Corte Costituzionale sopracitata, ossia la previsione di preferenze ed un netto rifiuto di un premio di maggioranza tanto cospicuo.
Ebbene, come abbiamo visto nella sua descrizione, questa legge conterrebbe esattamente il contrario di ciò che i togati della Consulta “consigliavano”.
Il sistema misto capilista bloccati-preferenze secondo questi avrà come conseguenza che soltanto il partito più votato eleggerà una quota di parlamentari con le preferenze.
I partiti più piccoli, al contrario, faranno fatica ad eleggere altri deputati rispetto ai capilista.
Per il Costituzionalista Massimo Villone, docente alla Federico II di Napoli, “ sotto il profilo della rappresentatività, la Corte dice che si può limitare a beneficio della governabilità. Ma con un iperpremio di maggioranza e in aggiunta anche un ballottaggio, sono sicurissimo di avere la maggioranza. E allora le soglie, a che servono? Sono un limite inutile ed eccessivo, di cui non c’è bisogno, per garantire la governabilità. In realtà puntano a una semplificazione forzosa del sistema politico, che non è un fine costituzionalmente rilevante e bilanciabile con il voto, e anzi si pone in contrasto con l’art. 49 della Costituzione” ( “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” ).
Egli, auspicando addirittura nella rimessione alle Camere da parte del Presidente della Repubblica Mattarella (che, ricordiamo, un anno fa, in qualità di giudice della Corte Costituzionale, partecipò alla bocciatura del Porcellum) afferma che vi sia un problema di costituzionalità per le preferenze mancate se " pensiamo a una lista in cui io do una preferenza a Marco Rossi, e c’è un capolista che io non vorrei, ma che contribuisco inevitabilmente a eleggere. Il mio voto è ancora libero, ed eguale rispetto al voto di chi lo esprime volendo eleggere quel capolista? Così, se voto Marco Rossi a Milano e lui, che si è candidato anche a Roma, sceglie quest’ultima sede vorrà dire che eleggo chi non avrei voluto mentre magari a Roma accade il contrario. È un groviglio di elementi ognuno dei quali pesa sui principi enunciati dalla Corte. Con il vecchio Mattarellum c’erano due voti separati: quello di collegio e quello proporzionale con lista bloccata alla Camera. Di sicuro c’era una maggiore libertà”:

Ma Villone non è solo. Anche Massimo Luciani, costituzionalista della Sapienza ed esperto di sistemi elettorali, ritiene che l’Italicum “così com'è non può funzionare e rischia un nuovo stop alla Consulta”:
Altri ancora come l'ex presidente della Consulta Silvestri,  propongono di estendere l'Italicum anche al Senato, giacchè "è impossibile andare a votare con una legge elettorale che valga solo per la Camera".

Insomma i problemi sono molteplici e nemmeno questa volta probabilmente riusciremo a risolvere l’annoso problema di una legge elettorale veramente democratica, condivisa e che consenta una equa rappresentanza a tutti i cittadini.