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Pubbl. Ven, 30 Gen 2015

Il riconoscimento dello Stato di Palestina

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Antonio Coppola


In Italia, come in Francia e nel Regno unito, si fa sempre più forte la possibilità del riconoscimento internazionale della Palestina.


L'Italia si accinge, dopo la risoluzione parlamentare del Regno Unito e la discussione in tal senso in Francia, al riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina.

L'obiettivo dichiarato è quello di assolvere all'esigenza di rafforzare la leadership del presidente palestinese Abbas e delle altre legittime istituzioni palestinesi. Peculiarità della mozione parlamentare italiana sul riconoscimento è quella - diplomaticamente corretta - di individuare come capitale del nuovo Stato non Gerusalemme est, bensì Ramallah. Per il resto, a leggere attentamente la mozione, essa risulta in alcuni punti troppo generica, in altri in contrasto con gli stessi (pochi) punti fermi della trattativa di pace, sempre in corso e claudicante. Del resto, le scelte politiche sulla giustezza di un provvedimento di tal fatta non sono oggetto di questa breve riflessione.

Dal punto di vista del diritto internazionale qualcosa cambierebbe. Se la Palestina fosse uno Stato, nei territori occupati dagli Israeliani troverebbe interamente applicazione il diritto internazionale umanitario, con il regime e le garanzie collegate alla occupatio bellica.

La possibilità di interloquire di due Stati, alla quale è prodromico il riconoscimento reciproco, tuttavia, è un atto essenzialmente politico, come tale prescinde dalla effettività nell'esercizio della sovranità che rappresenta il criterio per distinguere ciò che è Stato da ciò che non lo è. In altri termini, come sostiene la più attenta dottrina internazionalistica, il riconoscimento non ha valenza costitutiva della personalità internazionale dello Stato. Solo per fare un esempio di quanto si va dicendo, si pensi al fatto che molti Paesi arabi, ad oggi, non riconoscono lo Stato di Israele.

Se tutto questo è vero, allora la Palestina o è uno Stato (pur temporaneamente impossibilitato ad esercitare la propria sovranità sul territorio oggetto di occupazione) oppure non lo è, a prescindere dalle considerazioni politiche sul riconoscimento. Ergo, le garanzie giuridiche cui si accennava non possono (e non devono) essere collegate alle libere valutazioni politiche sull'opportunità di un riconoscimento internazionale.