Le sentenze che hanno fatto la storia del diritto penale: call for papers
Modifica paginaLa Rivista scientifica Cammino Diritto è lieta di comunicare l’apertura di una call for papers dal titolo “Le sentenze che hanno fatto la storia del diritto penale”.
Date importanti da ricordare:
- Scadenza invio abstract: 30 settembre 2021
- Scadenza comunicazione risultati: 31 ottobre 2021
- Scadenza invio contributo: 31 dicembre 2021
La Rivista scientifica Cammino Diritto è lieta di comunicare l’apertura di una call for papers dal titolo “Le sentenze che hanno fatto la storia del diritto penale”.
I contributi selezionati costituiranno parte di un volume monografico speciale monotematico edito da Cammino Diritto, e verranno presentati nell’ambito di un convegno che verrà organizzato dalla Rivista e dalla Casa editrice.
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È ben noto che negli ultimi anni si sia ampliato il diaframma tra “diritto scritto” e “diritto vivente”, quale frutto soprattutto dell’interpretazione giurisprudenziale, piuttosto che delle elaborazioni della dottrina penalistica.
Tali tendenze hanno una radice plurima:
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L’immobilismo del legislatore rispetto alla riformulazione di alcune fattispecie o istituti, soprattutto quelli ereditati dal regime fascista, che hanno formato oggetto, nel tempo, di interpretazioni “evolutive”, “sistematiche”, “costituzionalmente” o “convenzionalmente orientate”, perché oramai anacronistici e in quanto finalizzati, in sede pretoria, a colmare (veri o presunti) vuoti di tutela;
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L’atecnicismo dimostrato dal legislatore in alcune occasioni, come ad esempio nel caso della riforma delle c.d. “false comunicazioni sociali”, con una soluzione normativa che, assai poco meditata, avrebbe condotto ad un ampio vulnus di tutela rispetto al falso c.d. “valutativo”, e quindi ad una soluzione in netto contrasto con la volontà del legislatore della novella, che era rappresentata dal law inforcement rispetto ad un sistema previgente che si era rilevato per larghi tratti inefficace in ordine ad una figura che costituisce, invece, la pietra angolare del diritto penale dell’economia;
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L’accresciuto potere della magistratura, tendente a contrastare in sede giudiziaria scelte di politica criminale ritenute non condivisibili, con linee che potrebbero riverberarsi ora, verosimilmente, sulla nuova formulazione dell’abuso d’ufficio, ad esempio, riportando in vita la rilevanza di condotte in violazione di fonti di rango secondario o di atti a discrezionalità “impura”;
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L’avallo da parte della Consulta di interpretazioni giurisprudenziali che, sotto l’etichetta “evolutrice”, “adeguatrice”, “sistematica”, etc. nascondono delle soluzioni in forte contrasto con il principio di legalità ed i suoi corollari;
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Il confronto con il diritto e con il formante giurisprudenziale sovrannazionale (Corte EDU e Corte di Giustizia UE), che sono fondati sulla logica del common law, e quindi sulla giurisprudenza gius-creatrice, lontana dal modello illuministico del giudice “bocca della legge” e, più in generale, del civil law, rendendo sempre più esacerbato il dialogo tra gli “ingenui” tradizionalisti e le correnti dottrinarie progressiste, tacciate di “antigarantismo”.
Il tema del ruolo della magistratura, e della funzione nomofilattica della Cassazione è, a dire il vero, al centro di un dibattito ormai risalente, mai in effetti sopito, come dimostra emblematicamente, di recente, la vicenda dei “fratelli minori di Contrada”, ove al centro di un delicato rapporto di equilibrio tra Corti interne ed europee risiede, a ben considerare, il problema della creazione giurisprudenziale della figura del c.d. “concorso esterno”.
Questi elementi, che mettono a nudo il contesto in cui si muove oggi il diritto penale (tra: inazione legislativa e iniziative “emergenziali”, “compulsive”, “populiste”, e più in genere tecnicamente imperfette; giurisprudenza con prerogative, autoattribuite, di natura “nomopoietica”; dottrina che si colloca in una tradizionale “torre d’avorio”, dimostrandosi spesso incapace al dialogo o comunque non considerata adeguatamente dal legislatore e dalla giurisprudenza), hanno dunque sollecitato l’interesse della Rivista, e dell’Editore, a raccogliere degli scritti da parte di studiosi della materia che, prendendo le mosse da una decisione “storica” nel panorama giurisprudenziale degli ultimi anni giungano ad evidenziare:
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I rapporti di tale pronuncia con il sistema giuridico-positivo preesistente e con i principi cardine della materia;
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L’impatto di ciascuna pronuncia rispetto alla giurisprudenza successiva, e alle scelte del legislatore.
Scopo dell’iniziativa è quello di un invito, rivolto ad accademici, avvocati, magistrati e più in genere a studiosi della materia penale a sviluppare una riflessione, partendo da uno specifico precedente giurisprudenziale della Suprema Corte o della Corte costituzionale, che travalichi lo schema classico della c.d. “nota a sentenza” per una disamina “del ciò che è stato, e del ciò che sarà”, anche ponendo in luce come “vecchie questioni” abbiano generato o possano ancora generare nuovi “nodi gordiani”.
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Coloro i quali intendessero partecipare alla selezione dovranno inviare, entro e non oltre il 30 settembre 2021, un abstract del proprio contributo di lunghezza non superiore alle 2.000 battute (spazi inclusi) al seguente indirizzo email: redazione@camminodiritto.it
L’invio dovrà essere corredato da un breve curriculum vitae del candidato, o del sito web ove tali informazioni aggiornate siano reperibili.
La selezione avverrà in forma anonima da parte di un Comitato Scientifico nominato all’interno di quello della Rivista Cammino Diritto.
La conferma degli abstract selezionati verrà comunicata agli autori tramite posta elettronica entro il 31 ottobre 2021. In quella occasione verranno comunicati i criteri redazionali che ciascun autore dovrà utilizzare, nonché le dimensioni minime e massime di ciascun contributo (che comunque si prevede dell’estensione da un minimo di 5 ad un massimo di 25 schede).
I candidati selezionati dovranno inviare il testo del loro contributo definitivo entro il 31 dicembre 2021, ed esso verrà sottoposto a verifica finale da parte del medesimo Comitato Scientifico individuato da Cammino Diritto, che si riserva di non accettare i contributi se non ritenuti validi, o di suggerire agli autori eventuali correzioni/integrazioni da apportare al lavoro, se necessari.
Sulla base della valutazione finale da parte del Comitato Scientifico, alcuni contributi selezionati per il volume verranno anche presentati e discussi nell’ambito di un Convegno-webinar.