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Pubbl. Mer, 4 Mar 2020

I diritti dei minori nella guerra civile siriana

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Riccardo Samperi
Dottorando di ricerca



La guerra civile siriana sta devastando la vita dei minori. Dal momento in cui sono iniziate le ostilità, tutte le parti del conflitto hanno violato i loro diritti in molti modi diversi. Le forze governative, i gruppi armati e le organizzazioni terroristiche (in particolare l’ISIS) hanno ucciso, torturato, mutilato e imprigionato molti giovani.


Sommario : 1. Introduzione : le violazioni dei diritti dei minori come « effetto collaterale » della guerra civile siriana. - 2. I diritti dei minori nel diritto internazionale secondo le Nazioni Unite e il Consiglio di sicurezza. - 2.1. Diritto internazionale e diritti umani. - 2.2. Diritto internazionale umanitario. - 2.3. La Convenzione sui diritti del fanciullo. - 2.4. Diritto internazionale penale e crimini contro l’umanità. - 3. Violazioni dei diritti dei minori. - 3.A. Uccisioni e ferimenti. - 3.A.1. Da parte delle forze filogovernative. - 3.A.2. Da parte dei gruppi armati non statali e delle organizzazioni terroristiche. - 3.A.3. Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. - 3.B. Reclutamento e impiego di minori in azioni di guerra. - 3.B.1. Milizie filogovernative. - 3.B.2. Gruppi armati non statali e organizzazioni terroristiche. - 3.C. Violazioni del diritto all’istruzione. - 3.C.1. Forze governative. - 3.C.2. Gruppi armati e organizzazioni terroristiche. - 3.D. Detenzione di minori. - 3.D.1. Forze governative. - 3.D.2. Gruppi armati non statali e organizzazioni terroristiche. - 3.E. Violenze sessuali contro i minori. - 3.E.1. Forze governative e alleati. - 3.E.2. Gruppi armati non statali e organizzazioni terroristiche. - 4. Conclusioni.

Abstract [ITA]: La guerra civile siriana sta devastando la vita dei minori. Dal momento in cui sono iniziate le ostilità, tutte le parti del conflitto hanno violato i diritti dei minori in molti modi diversi. Le forze governative, i gruppi armati e le organizzazioni terroristiche (in particolare l’ISIL o ISIS[1]) hanno ucciso, ferito, torturato, mutilato e imprigionato molti giovani. Nei centri di detenzione, i soldati hanno usato la violenza sessuale come mezzo di coercizione fisica e psicologica nei confronti dei prigionieri. In altri casi, i guerriglieri hanno utilizzato i minori come merce di scambio per ottenere riscatti o la liberazione di ostaggi e prigionieri. L’ISIS ha distrutto scuole, centri culturali e ospedali, oppure li ha utilizzati come avamposti o basi militari. I bambini hanno perso l’accesso ai servizi di assistenza sanitaria e all'istruzione ; ciò precluderà loro la possibilità di esercitare i diritti fondamentali in futuro. L’ISIL ha inoltre utilizzato minori come soldati o carnefici, affidando loro il compito di giustiziare i prigionieri. La Commissione indipendente delle Nazioni Unite per l’inchiesta sulla Siria[2], composta da P.S. Pinheiro*, K. K. AbuZayd**, H. Megally***, ha elaborato una relazione basata su circa 5.000 interviste tra il 2011 e ottobre 2019 con i bambini siriani.

Abstract [ENG] : Syrian civil war is devastating children’s lives. Since the hostilities started, all the parties to the conflict have violated children’s rights in many different ways. Government forces, armed and terrorist groups (particularly ISIL or ISIS ) have killed, wounded, tortured, maimed and imprisoned many young persons. In detention centres, soldiers have often raped and sexually abused prisoners in order to punish, humiliate and instill fear. A lot of times, fighters have used young people to obtain ransom or to exchange hostages and prisoners. ISIL has destroyed schools, cultural centres and hospitals, or used them as outposts or military bases. Children have missed health care services and education and that will affect their possibility to exercise fundamental rights in the future. ISIL has used children as soldiers or executioners, entrusting them with the task of killing prisoners. The UN Indipendent Commission of Inquiry on Syria (IICI-Syria), made up of P. S. Pinheiro, K. koning AbuZayad, H. Megally, carried out a report based on approximately 5.000 interviews between 2011 and October 2019 with Syrian children.

1. Introduzione: le violazioni dei diritti dei minori come « effetto collaterale » della guerra civile siriana

Per più di otto anni, i bambini in Siria hanno subito gravi violazioni dei loro diritti fondamentali. Ad oggi, vengono ancora uccisi, mutilati, feriti e separati dal nucleo familiare a causa delle violenze perpetrate da tutte le parti del conflitto. Le violazioni dei diritti variano in base al sesso: le ragazze sono state oggetto di violenze sessuali in misura maggiore rispetto ai coetanei di sesso maschile. Molto spesso, sono state ritirate dalle scuole, confinate in casa e private così dell’accesso a cure sanitarie adeguate. I ragazzi, a partire dai 12 anni di età, hanno subito arresti di massa e sono stati reclutati come combattenti[3]. Tutto ciò avrà un impatto fortemente negativo sul futuro delle nuove generazioni. Come risultato della violenza e della insicurezza quotidiana, tra i giovani sono stati riscontrati sintomi tipici di disturbi psicologici e comportamentali, come depressione, ansia, stanchezza e stress cronico[4]. Milioni di loro al momento sono sfollati, senza genitori, abbandonati a loro stessi, privi di istruzione e cure mediche. Secondo le stime della Commissione, circa cinque milioni di bambini in Siria hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente[5].

Le ragazze ritirate da scuola vengono “protette” dalle famiglie attraverso il ricorso al matrimonio. In tal modo viene ulteriormente sminuito il loro già marginale ruolo nella società. I minori sono stati utilizzati come combattenti o obbligati ad assumere il ruolo di capofamiglia. I bambini con disabilità hanno enormi problemi, soprattutto nelle zone in cui l'accesso ai servizi è fortemente limitato, vale a dire quasi ovunque[6].

Il problema è tanto più grave se si considera che l'istruzione è mezzo indispensabile per il godimento dei diritti e l'effettiva partecipazione nella società[7]. Se privati di istruzione, i minori saranno maggiormente vulnerabili a sfruttamento e abusi[8].

2. I diritti dei minori nel diritto internazionale secondo le Nazioni Unite e il Consiglio di sicurezza

Il diritto internazionale consuetudinario e pattizio obbliga le parti di un conflitto armato (compresi gli attori non statali, come i gruppi armati[9]) a proteggere i minori.

Come affermato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella Risoluzione n. 1261 del 1999[10] le parti di conflitto armato devono intraprendere le azioni necessarie per ridurre al minimo il danno subito dai bambini[11]. Inoltre, nella risoluzione 1325 (2000), il Consiglio di sicurezza ha:

  1. Espresso la sua grave preoccupazione per l'impatto dannoso e diffuso dei conflitti armati sui bambini e le conseguenze a lungo termine che questo avrà per la pace, la sicurezza e lo sviluppo;
  2. Condannato uccisioni e menomazioni, violenze sessuali, sequestri e trasferimenti forzati, il reclutamento e l'impiego di bambini nei conflitti armati in violazione del diritto internazionale, e gli attacchi su oggetti protetti dal diritto internazionale, compresi i luoghi in cui solitamente vi è una presenza significativa di bambini, come scuole e ospedali, e ha invitato tutti gli Stati a porre fine a tali pratiche;
  3. Ha invitato tutte le parti interessate a rispettare rigorosamente i loro obblighi derivanti dal diritto internazionale, in particolare le Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 e gli obblighi loro applicabili ai sensi dei protocolli aggiuntivi del 1977 e la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989 e ha sottolineato l’obbligo degli Stati di perseguire i responsabili di gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949;
  4. Espresso il suo sostegno per il lavoro del Rappresentante Speciale del Segretario Generale per i bambini ei conflitti armati, il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF), l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), le altre parti del sistema delle Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali che si occupano di bambini vittime dei conflitti armati;
  5. Incoraggiato i soggetti interessati a livello internazionale e nazionale a sviluppare strategie coerenti ed efficaci per tutelare i bambini nei conflitti armati;
  6. Ha esortato tutte le parti di conflitti armati a garantire che la protezione, il benessere e i diritti dei bambini vengano presi in considerazione durante i negoziati di pace e durante tutto il processo di consolidamento della pace nel periodo successivo al conflitto.

2.1. Diritto internazionale e diritti umani

Nel corso del conflitto e fino ad oggi, la Siria è rimasta parte dei trattati sui diritti umani delle Nazioni Unite e dei relativi protocolli facoltativi[12], non avendo adottato misure derogatorie di tali norme, che - di conseguenza - sono rimaste in vigore[13]. Il Paese è dunque tenuto a rispettare, proteggere, promuovere e realizzare i diritti umani di tutte le persone presenti sul suo territorio e rientranti nella sua giurisdizione. In virtù di tali obblighi internazionali, la Siria deve garantire ai minori che abbiano subito abusi un “effective remedy”, tra cui il risarcimento dei danni e il perseguimento giudiziale dei responsabili. Trovano applicazione anche le norme consuetudinarie a tutela dei diritti umani (come ad esempio il divieto assoluto di utilizzo della tortura)[14].

Inoltre, anche se i gruppi armati non statali non possono essere formalmente parti di trattati internazionali sui diritti umani, sono comunque obbligati a rispettare i diritti umani fondamentali, che fanno parte del diritto internazionale consuetudinario[15].

2.2. Diritto internazionale umanitario

Il diritto internazionale umanitario è divenuto applicabile in Siria a partire dal momento in cui i combattimenti hanno raggiunto il rango di “conflitto armato”[16]. La Siria è parte della Convenzione di Ginevra e del primo Protocollo addizionale, di conseguenza deve proteggere tutte le persone sul suo territorio, senza alcuna base distinzione di sesso, razza, nazionalità, religione, opinioni politiche[17].

2.3. La Convenzione sui diritti del fanciullo

La Convenzione sui diritti del fanciullo è stata adottata e aperta alla firma e alla ratifica con la risoluzione dell'Assemblea Generale 44/25 del 20 novembre 1989 ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990 ai sensi dell'articolo 49.

Con essa, gli Stati qualificano la dignità come diritto inalienabile di ogni essere umano, nonché fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo, in conformità con i principi proclamati nella Carta delle Nazioni Unite. Hanno ricordato che i popoli delle Nazioni Unite hanno, in tale Carta, riaffermato la loro fede nei diritti fondamentali dell'uomo e nel valore della persona umana, e hanno deciso di promuovere il progresso sociale. La Dichiarazione universale dei diritti umani e le convenzioni internazionali sui diritti umani universalmente riconosciuti statuiscono che ogni essere umano è titolare dei diritti e delle libertà in essa enunciati, senza distinzione di alcun tipo, per ragioni di razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche, nazionalità, patrimonio, o altra condizione. La Carta, inoltre, ha proclamato che i minori hanno diritto a speciali cure ed assistenza. La famiglia è considerata come gruppo fondamentale della società e l'ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare i bambini; ad essi dovrebbe essere fornite la protezione e l'assistenza necessarie affinché possa affermarsi all'interno della comunità. Il fanciullo deve crescere in un ambiente familiare, in un clima di felicità, amore e comprensione e avere la possibilità di vivere una propria vita nella società, secondo gli ideali proclamati nella Carta delle Nazioni Unite, e in particolare in uno spirito di pace, di dignità, di tolleranza, di libertà, uguaglianza e solidarietà. La Convenzione sui diritti del fanciullo è stata adottata tenendo presente che la necessità di aver cura particolare per il bambino è stata affermata nella Dichiarazione di Ginevra sui diritti del fanciullo del 1924 e nella Dichiarazione dei diritti del fanciullo adottata dall'Assemblea generale il 20 novembre 1959, e riconosciuto nella Dichiarazione universale dei Diritti umani, nel Patto internazionale sui diritti civili e politici (in particolare negli articoli 23 e 24), nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (in particolare l'articolo 10) e negli statuti e strumenti pertinenti delle Istituzioni specializzate e delle organizzazioni internazionali che si occupano del benessere dei bambini; e anche tenendo presente che, come indicato nella Dichiarazione dei diritti del fanciullo, “il bambino, a causa della sua mancanza di maturità fisica e mentale, necessita di una protezione e di cure particolari, ivi compresa una protezione legale appropriata, sia prima che dopo la nascita”.

Ai fini della suddetta Convenzione, “minore” è ogni persona di età inferiore a diciott'anni, salva la diversa età prevista dalla legge nazionale applicabile nel caso concreto[18]. Nel contesto di un conflitto armato, la Convenzione stabilisce che, per il reclutamento o la partecipazione a gruppi armati, è necessario avere un’età minima di 15 anni. Quando vi sono minori di età compresa tra i 15 e i 18 anni, gli Stati parti in conflitto devono assoldare i più anziani. Quando la Siria ha aderito al Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati nel 2013, ha dichiarato che le persone che non hanno raggiunto l'età di 18 anni non sarebbero state reclutate[19]. La Convenzione prevede che, in ogni caso, l'interesse superiore del minore deve essere considerato preminente[20]. La Convenzione obbliga gli Stati a adottare tutte le misure possibili per garantire la protezione e la cura dei bambini, in conformità con gli obblighi derivanti dal diritto internazionale umanitario. La convenzione prevede inoltre tutele giuridicamente vincolanti in materia di diritti civili, culturali, economici e politici dei minori[21].

Gli Stati devono rispettare e garantire i diritti previsti dalla Convenzione a ogni fanciullo nella loro giurisdizione, senza discriminazioni di alcun tipo, a prescindere dalla razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche, nazionalità. Inoltre, essi devono adottare tutte le misure adeguate a tutelare il minore contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale, dalle attività o opinioni espresse dai genitori o dai tutori legali[22].

Gli Stati membri devono garantire che i fanciulli non vengano separati dai familiari contro la loro volontà, a meno che le autorità competenti (sottoposte a controllo giurisdizionale) ritengano, in conformità alla legge applicabile, che tale separazione sia necessaria per salvaguardare il superiore interesse del minore, ad esempio in caso di violenze, abusi o negligenze da parte dei familiari.

Il bambino che è in grado di formare autonomamente il proprio convincimento ha il diritto di esprimere le proprie opinioni e preferenze in ogni procedimento che lo riguardi. Alle opinioni così espresse deve essere dato il giusto peso in base all'età e alla maturità raggiunta. A tal fine, il minore deve essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in conformità con il diritto nazionale. Egli ha il diritto alla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza, di religione, di associazione e alla libertà di riunione pacifica[23].

2.4. Diritto internazionale penale e crimini contro l’umanità

Per determinare se gli Stati parti in conflitto abbiano perpetrato crimini di guerra, la Commissione ha analizzato gli obblighi internazionali della Siria, in particolare, quelli derivanti dalle quattro Convenzioni di Ginevra. Le altre gravi violazioni del diritto internazionale umanitario sono state invece considerate crimini internazionali individuali, sebbene commessi durante una guerra non internazionale ma civile[24]. Per determinare se le parti in conflitto abbiano commesso crimini contro l'umanità, la Commissione ha condotto la sua analisi sulla base dell'articolo 7 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, che codifica norme di diritto internazionale consuetudinario[25].

3. Violazioni dei diritti dei minori:

3.A. Uccisioni e ferimenti

Il diritto dei bambini alla vita di è stata violata da tutti i belligeranti[26]. Nel corso degli anni, la Commissione ha documentato gli attacchi che hanno provocato migliaia di ragazze e ragazzi uccisi, mutilati e feriti[27].

3.A.1. Da parte delle forze filogovernative[28]

Dall'inizio del conflitto, i minori sono stati uccisi e feriti durante le proteste e le incursioni effettuate dalle forze governative, come parte delle operazioni militari volte a riprendere il controllo sui territori dei gruppi di opposizione. In seguito all’occupazione di città e villaggi, vengono posizionati cecchini sui tetti degli edifici o in altre posizioni elevate. Numerose interviste raccolte dalla Commissione indicano che minori sono stati uccisi o feriti dal fuoco dei cecchini. Ad esempio, un ragazzo di 14 anni è stato ferito nel febbraio 2012, quando un cecchino gli ha sparato alle gambe mentre si stava recando a comprare il cibo in un mercato locale. Ad Aleppo, un medico ha riferito che, nel mese di ottobre del 2013, almeno un bambino ogni giorno è stato ferito da un cecchino[29].

Migliaia di bambini sono stati uccisi da munizioni a grappolo, bombe termobariche, ordigni rudimentali e improvvisati come le barrel bombs[30], nonché da armi chimiche, spesso usati contro obiettivi civili, come scuole e ospedali[31]. Per esempio, il 26 ottobre 2016, le forze governative hanno condotto una serie di attacchi aerei che hanno colpito un complesso di scuole, uccidendo un totale di 36 civili, tra cui 21 bambini di età compresa tra 7 e 17[32]. Altri 61 bambini sono rimasti feriti nell'attacco e gli intervistati hanno riferito che alcuni feriti hanno subito l’amputazione degli arti, mentre altri hanno perso la vista in uno o entrambi gli occhi. A seguito degli eventi, le scuole hanno smesso di funzionare per un periodo[33].

I bambini che erano stati feriti durante le ostilità spesso evitano di ricevere cure mediche presso gli ospedali pubblici a causa degli arresti di massa operati dalle forze governative[34]. La Commissione ha documentato casi di arresto e detenzione di bambini feriti in strutture mediche nel 2012 negli ospedali governativi Aleppo. Le autorità governative hanno ritenuto le lesioni da schegge o da cecchino di civili “prova” di presunte attività di supporto in favore dei gruppi di opposizione, con la conseguenza paradossale che ai feriti non soltanto non ricevevano cure mediche, ma alle volte venivano addirittura tratti in arresto. Quando è iniziata la guerra, ad Aleppo e Damasco il personale medico ha negato i trattamenti sanitari alle persone lese per paura di essere arrestati dalle forze governative. Quando un ragazzo di 12 anni è stato portato in un ospedale pubblico a Damasco nel luglio 2012 con ferite da schegge, al fine di ricevere cure, è stato costretto dai parenti a dire di essere stato ferito dai gruppi di opposizione (quando, in realtà, l’attacco era stato condotto dalle forze filogovernative)[35]. Molti decessi si sono verificati per cause banali, come inedia, malnutrizione o disidratazione, e avrebbero potuto essere evitati se le dovute cure mediche fossero state tempestivamente prestate[36].

3.A.2. Da parte dei gruppi armati non statali e delle organizzazioni terroristiche

Dall'inizio della guerra, nelle zone controllate dal Governo, i minori hanno sofferto attacchi da parte di gruppi armati e organizzazioni terroristiche, che hanno provocato numerosi decessi infantili, in particolare ad Aleppo e Damasco.

Nei territori controllati dall’ISIL, molti minori sono stati giustiziati pubblicamente o hanno giustiziato prigionieri davanti alla folla. Nel mese di settembre 2014, una ragazza di 16 anni è stata decapitata dai combattenti ISIL ad Aleppo perché accusata di far parte della Unità di Protezione Popolare curda (in curdo: Yekîneyên Parastina Gel). L’ISIL ha lanciato attacchi indiscriminati contro città e villaggi sotto il controllo governativo, uccidendo, mutilando e ferendo decine di minori[37].

3.A.3. Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti[38]

La Commissione ha ripetutamente espresso preoccupazione per l'impatto che attacchi aerei da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti hanno avuto sulla popolazione civile. La campagna aerea della coalizione, effettuata a sostegno delle forze democratiche siriane (SDF) contro l’ISIL, ha avuto conseguenze devastanti sui bambini. In un particolare incidente nella notte dal 20 al 21 marzo 2017, documentato dalla Commissione, le forze della coalizione internazionale hanno effettuato un attacco aereo contro una scuola in una zona che era sotto il controllo ISIL. Durante l'attacco, le forze della coalizione non hanno preso tutte le precauzioni necessarie per evitare o ridurre al minimo le perdite di civili, commettendo, in questo modo, una violazione del diritto internazionale umanitario[39]. L'attacco ha causato, infatti, la morte di 150 persone nella scuola, lasciando pochi sopravvissuti. Tra i morti vi sono stati anche 21 bambini di età inferiore a 11 anni, e 8 donne, una delle quali era nelle fasi finali della gravidanza[40].

3.B. Reclutamento e impiego di minori in azioni di guerra

I ragazzi, ma di tanto in tanto anche le ragazze, sono stati reclutati con la forza e utilizzati nelle ostilità in ruoli di combattimento, come spie, informatori, ai posti di blocco, in violazione del diritto internazionale umanitario[41], considerando anche che l’eventuale consenso del minore non è valido ai sensi del diritto internazionale[42].

3.B.1. Milizie filogovernative

Quando il conflitto si è intensificato, molti giovani uomini in grado di combattere hanno lasciato il paese, così il Governo è stato costretto a ricorrere a gruppi paramilitari e milizie. Le persone sono state reclutate in primo luogo dalle comunità fedeli al governo ed i bambini sono stati utilizzati come sentinelle per tenere sotto controllo il territorio. Nel mese di ottobre 2013, i ragazzi a partire dai 14 anni sono stati armati e addestrati da comitati popolari[43].

Le forze governative e le milizie affiliate si sono servite dei minori come spie o informatori per individuare i nemici, in violazione del diritto internazionale umanitario. Nei primi giorni del conflitto, più fonti da Aleppo hanno reso noto che bambini di sei anni sono stati utilizzati come spie o messaggeri da parte delle milizie filogovernative, venendo così esposti al rischio di gravi ritorsioni e severe punizioni in caso di cattura. Un combattente appartenente ad un gruppo armato intervistato dalla Commissione nel 2014 ha spiegato che i bambini venivano detenuti a tempo indeterminato come misura di sicurezza in caso di cattura da parte delle forze governative, se sospettati di essere spie[44].

I genitori intervistati hanno segnalato che i ragazzi adolescenti sono stati sottoposti costantemente a molestie o trattamenti umilianti, per tale ragione, quando possibile, li hanno spediti all’estero. Nel 2013, circa 500 minori non accompagnati, quasi tutti di età superiore ai 14 anni, sono stati registrati in un campo profughi vicino al confine siriano. Un ragazzo di 16 anni ha raccontato che i suoi fratelli sono stati uccisi dall’ISIL e questo lo ha spinto a unirsi alle forze governative[45].

3.B.2. Gruppi armati non statali e organizzazioni terroristiche

I gruppi armati e le organizzazioni terroristiche hanno reclutato minori per partecipare alle ostilità, mettendo ulteriormente in pericolo la loro vita e compromettendone la sicurezza in violazione del diritto internazionale umanitario. Ai ribelli si sono uniti anche i disertori delle forze governative. Nel 2013, sono stati osservati ragazzini di 12 anni ai posti di blocco, alle postazioni di carico munizioni e impegnati in addestramenti all'uso delle armi. Numerose informazioni raccolte dalla Commissione indicano che le giovani reclute sono state generalmente considerate e trattate come “adulti”, dunque schierate in battaglia in ruoli di combattimento insieme a combattenti adulti. Un ragazzino di 16 anni intervistato dalla Commissione ha raccontato di avere ricevuto un AK-47 da un generale[46].

I minori sono stati utilizzati come cuochi, informatori e facchini. Ad esempio, un ragazzo di 13 anni, prima di essere gravemente ferito nel 2013, è stato utilizzato per portare medicine ai soldati feriti e per preparare munizioni. I membri dei gruppi armati intervistati dalla Commissione hanno spiegato che, quando catturati, i bambini venivano spesso uccisi o arrestati dalle forze governative[47].

I gruppi armati hanno creato incentivi finanziari per i ragazzi che fossero entrati a far parte dei loro ranghi, approfittando della situazione di precarietà economica della popolazione. Ad Aleppo, ai ragazzi erano stati promessi stipendi mensili nell’ipotesi in cui si fossero uniti ai gruppi armati. Molti intervistati hanno dichiarato che numerosi bambini di età inferiore ai 15 anni erano stati reclutati da gruppi terroristici e utilizzati per missioni suicide. La minaccia di violenze e vessazioni nei confronti di membri della famiglia sono state utilizzate per obbligare i ragazzi ad unirsi a gruppi armati. Un ragazzo intervistato dalla Commissione ha spiegato di aver essersi unito ad un gruppo armato all’età di 13 anni, dopo che le forze governative avevano umiliato il padre in un posto di blocco[48].

3.C. Violazioni del diritto all’istruzione

Il diritto all'istruzione dei minori è stato negato da tutte le parti in conflitto, che hanno distrutto e danneggiato le strutture didattiche e le hanno utilizzate per scopi militari. I minori si trovano, di fatto, nella impossibilità di riprendere gli studi e migliorare le prospettive per il loro futuro[49].

3.C.1. Forze governative

Molte scuole sono state teatro di proteste e conseguentemente distrutte o danneggiate dalle forze governative. Un intervistato ha descritto come, nel febbraio 2012, in risposta alle proteste, le forze governative hanno sparato contro una scuola, irrompendo nelle aule, distruggendo il materiale scolastico e realizzando graffiti minacciosi sui muri[50].

In un altro caso, il 24 novembre 2018, le forze filogovernative hanno sparato colpi di mortaio contro una scuola. Circa 250 bambini stavano giocando nel cortile della struttura, quando un proiettile di mortaio è esploso a circa 50 metri di distanza, uccidendo almeno quattro ragazzi di età compresa tra gli 8 ei 10 anni, e due ragazze di 10 e 11 anni. Numerosi altri bambini sono rimasti feriti. Come in altri casi, la scuola è stata chiusa per un certo tempo, in previsione di ulteriori attacchi, riducendo ulteriormente l'accesso all'istruzione. Più di recente, la Commissione ha ricevuto informazioni credibili secondo cui circa 70 scuole della zona smilitarizzata di Idlib sono state distrutte o danneggiate dai combattimenti, privando di istruzione oltre 200.000 bambini [51].

Molti insegnanti sono stati uccisi e feriti[52]. I minori hanno incontrato grosse difficoltà a riprendere i loro studi nelle scuole pubbliche. I rapporti indicano che le autorità governative rifiutano di riconoscere i certificati scolastici forniti da gruppi armati ribelli agli studenti e questo sta costringendo migliaia di studenti a ripetere lezioni già seguite ed esami già sostenuti per potere essere ammessi nelle scuole pubbliche. In combinazione con le campagne di coscrizione su larga scala e con il crollo generale del sistema educativo, questo spinge molti giovani, analfabeti e senza prospettive per il futuro, ad arruolarsi nelle forze armate del Governo[53].

3.C.2. Gruppi armati e organizzazioni terroristiche

I gruppi armati e le organizzazioni terroristiche hanno distrutto scuole e spesso le hanno utilizzate per scopi militari[54]. Il timore di arresti arbitrari ai posti di blocco, il coprifuoco e altre restrizioni alla libertà di movimento hanno, di fatto, costretto molti genitori a lasciare a casa i figli o ad organizzare scuole improvvisate; nelle zone sotto il controllo dei ribelli, i genitori temevano che i titoli di studio da questi rilasciati non sarebbero stati accettati dalle autorità governative e, quindi, hanno optato per l’istruzione domestica. Molti ragazzini iscritti nelle scuole pubbliche hanno riferito di essere stati molestati per avere indossato uniformi scolastiche di scuole pubbliche ubicate in aree controllate dal governo. In un caso documentato dalla Commissione, un padre ha spiegato come, dopo essere stato molestato e multato ad un posto di blocco, i suoi figli siano stati successivamente obbligati ad indossare vestiti non scolastici nelle zone controllate dai ribelli e la divisa scolastica quando, invece, si trovavano in zone sotto controllo governativo. Sono state inoltre registrate minacce da parte dei ribelli nei confronti dei genitori per avere iscritto i figli nelle scuole statali[55].

Le organizzazioni terroristiche hanno esteso il loro controllo anche sull’istruzione, utilizzata come strumento per l’indottrinamento dei giovani seguaci, con lo scopo di creare una “new generation” di sostenitori. Dopo aver completato l'istruzione religiosa obbligatoria, le ragazze di età superiore ai 10 anni sono state per lo più ritirate dalle scuole a Raqqah e Aleppo. I ragazzi, invece, hanno seguito un programma di studi religiosi basato sull'ideologia del gruppo e sono stati spesso esposti a video di propaganda, di decapitazioni ed esecuzioni[56].

3.D. Detenzione di minori

In violazione degli obblighi internazionali e umanitari di protezione speciale dei minori, le parti in conflitto hanno illegalmente detenuto e arrestato ragazze e ragazzi, violando i loro diritti (ad esempio negando loro l'accesso ad assistenza medica e psicologica). Il diritto internazionale impone che i bambini coinvolti in conflitti armati siano trattati umanamente, protetti da violenza, tortura e trattamenti degradanti[57].

3.D.1. Forze governative

Nelle aree sotto il controllo del governo si sono registrate le peggiori violazioni dei diritti dei fanciulli[58], arrestati in massa a causa del loro presunto sostegno ai gruppi di opposizione. In detenzione, i minori - come gli adulti - sono stati sottoposti a tortura[59] o altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti, comprese violenze sessuali[60] e percosse con oggetti contundenti come tubi di acciaio[61].

A volte i bambini sono stati privati ​​di cibo, acqua e cure mediche vitali[62], al fine di estorcere confessioni ai loro genitori. A Damasco sono state segnalate torture e stupri di minori[63]. Tra le forme di tortura sono state impiegate bruciature di sigaretta ed elettroshock sugli organi genitali e ustioni con plastica fusa sul corpo[64].

I bambini hanno assistito alla tortura e altri trattamenti disumani e degradanti inflitti ai loro familiari, e, a volte, sono stati costretti a infliggere torture ad altri detenuti. Un intervistato ha riportato che un ragazzo di 16 anni è stato costretto a praticare l’elettroshock sui genitali di un altro detenuto. Donne detenute hanno visto negati assistenza medica, cibo e acqua per i loro bambini anche quando questi erano in fin di vita[65].

3.D.2. Gruppi armati non statali e organizzazioni terroristiche

Così come le forze governative, anche i gruppi armati e le organizzazioni terroristiche hanno preso minori in ostaggio per ottenere riscatti o come merce di scambio per ottenere il rilascio di prigionieri. Un quattordicenne intervistato dalla Commissione ha dichiarato di essere stato torturato a Raqqah nel luglio 2013 dall’ISIS, al fine di fornire informazioni su un suo familiare[66].

Quando l’ISIL ha perso il controllo della Siria orientale, donne e bambini collegati ai miliziani islamisti sono stati trasferiti nei campi profughi in Siria orientale, dove vivono tuttora in condizioni miserrime, mentre gli uomini e i bambini sono stati posti in detenzione[67].

Nel 2018 e 2019, la Commissione ha documentato numerosi casi di rapimento di bambini nella regione di Afrin. La mancanza di un apparato di sicurezza efficace e l’assenza dello stato di diritto nella regione ha provocato rapimenti frequenti da parte di gruppi armati e bande criminali, che hanno preso di mira anche i bambini[68].

3.E. Violenze sessuali contro i minori

Le parti in conflitto hanno usato violenze sessuali per instillare paura, umiliare, punire o, nel caso di gruppi terroristici, imporre la loro ideologia[69].

3.E.1. Forze governative e alleati

Le donne e le ragazze sono state prese di mira dall'inizio della guerra. Violenze sessuali e stupri sono stati commessi contro di loro durante le perquisizioni condotte dopo le offensive di terra, ai posti di blocco e, il più delle volte, nelle strutture di detenzione del Governo[70], e ciò al fine di ottenere informazioni o confessioni o costringere i familiari ribelli ad arrendersi. Nel 2013, una giovane studentessa è stata violentata in un posto di blocco perché un suo familiare era membro dell'opposizione. Successivamente è stata costretta a sposarsi per “difendere l’onore”. In un altro caso, una bambina nove anni, figlia di un uomo sospettato di far parte di un gruppo armato, è stata violentata dopo l’arresto del padre da parte delle forze governative[71].

I ragazzi in stato di detenzione sono particolarmente vulnerabili alla violenza sessuale. La “tortura sessuale” è stata sistematicamente perpetrata contro uomini e donne in stato di detenzione. Per esempio, nel gennaio 2013, le forze di sicurezza governative hanno picchiato e praticato elettroshock sui genitali a un detenuto di 17 anni. Più tardi, il ragazzo è stato violentato da agenti della sicurezza, mentre altri assistevano alla scena[72].

I sopravvissuti sono stati raramente curati dopo l'aggressione e non hanno ricevuto alcun tipo di sostegno psicologico, anche a causa della vergogna di ammettere di essere stati vittime di violenze sessuali. Molte vittime si sono suicidate, hanno riportato postumi permanenti o sviluppato disturbi psichici[73].

I bambini hanno subito vessazioni, insulti e perquisizioni intime ai posti di blocco. Ad un checkpoint, nel novembre 2013, i militari del governo hanno interrogato una giovane ragazza in compagnia della madre sulla “moralità”, rivolgendole domande intime (ad esempio, se fosse sposata), minacciando di eseguire un “test di verginità”. In un altro caso, a Homs, dieci ragazzi di età compresa tra 14 e 17 anni sono stati portati su un bus ad un checkpoint e costretti a denudarsi[74].

3.E.2. Gruppi armati non statali e organizzazioni terroristiche

Sono stati inoltre registrati casi di stupro e violenza sessuale perpetrata da gruppi armati. Donne e ragazze sono state violentate più spesso rispetto agli uomini, per ragioni di vendetta, settarismo religioso o sfruttamento. La Commissione ha registrato numerosi casi di famiglie costrette a consentire il matrimonio delle figlie minori con i membri di gruppi armati. Tale unione è spesso sfociata nell’abbandono della minore, alla quale veniva successivamente impedito di tornare dalla sua famiglia poiché “disonorata”[75].

Matrimoni forzati sono stati documentati a Damasco e nelle zone controllate dall’ISIL. Inoltre, migliaia di ragazze yazide, alcune di soli nove anni, sono state vendute come schiave nei mercati. Durante la prigionia, le ragazze yazide hanno subito brutali stupri e violenze sessuali, è stato loro negato l'accesso al cibo e a medicine adeguate, sono state severamente punite con violente percosse e stupri di gruppo quando hanno tentato di fuggire[76].

4. Conclusioni

Sfortunatamente, le violazioni dei diritti umani sono una caratteristica pressoché costante dei conflitti non solo internazionali, ma anche interni agli Stati. La Siria è l’ennesimo scenario in cui Nazioni potenti, violando il principio internazionale di non ingerenza negli affari interni degli altri Stati, sostengono militarmente, economicamente e logisticamente una o più fazioni parti del conflitto. Lungi dal costituire una soluzione per il conflitto, tale illegittimo atteggiamento interventista finisce con l’inasprire ulteriormente le ostilità a scapito della popolazione civile. Il fenomeno osservato in Siria presenta delle analogie con quelli verificatisi in Afghanistan, Iraq e Libia: ogni volta che un regime autoritario cade, la transizione verso la democrazia è quantomai ardua e quasi sempre sfocia in un aspro e lungo conflitto civile, con danni enormi per la popolazione, soprattutto - come è emerso - per i minori[77].

Per altro verso, bisogna pur dire che, secondo la dottrina internazionalistica maggioritaria, non si può pretendere dalla Comunità internazionale un atteggiamento di totale indifferenza dinnanzi a palesi e gravi violazioni dei diritti delle popolazioni civili (in special modo minoranze etniche, religiose, linguistiche) e dunque saranno legittimi quegli atti di ostilità diplomatica ed economica autorizzati dall’ONU con risoluzioni (atti di soft law) o ordinati dal Consiglio di sicurezza (le cui ordinanze vincolano i membri della Comunità internazionale e costituiscono dunque atti di hard law)[78]. Da notare che gli atti di soft law non sono del tutto privi di rilevanza giuridica: oltre al rilievo assunto nell’ambito dell’attività ricostruttiva ed interpretativa delle norme internazionali, essi producono il cosiddetto “effetto di liceità”, nel senso che valgono a scriminare l’illecito internazionale commesso nel rispetto della risoluzione[79]. Ad esempio, qualora l’Assemblea Generale adotti una risoluzione che condanna le violazioni dei diritti umani perpetrate da uno Stato nei confronti della sua popolazione civile, gli altri Stati potranno legittimamente (in virtù di detta risoluzione) adottare sanzioni economiche o misure diplomatiche al fine di far cessare l’abuso. In altri termini, la reazione a violazioni dei diritti umani delle popolazioni civili di altri Stati è legittima soltanto se incardinata in un apposito circuito di legalità internazionale e autorizzata da apposito procedimento svolto in seno agli organismi internazionali a ciò deputati. Resta comunque fermo il divieto di uso della forza disposto dall’articolo 2, paragrafo 4, della Carta delle Nazioni Unite.

Rebus sic stantibus, una soluzione pacifica del conflitto appare praticamente irraggiungibile. La maggior parte del territorio siriano è al momento controllato dalle forze del governo fedeli al Presidente Bashar al-Assad, sostenuto da Russia, Cina, Iran, Iraq, Hezbollah e Corea del nord. Secondo la maggior parte degli analisti, alla fine, le truppe fedeli al precedente governo dovrebbero riuscire a prevalere[80].

L’unica certezza al momento è che il conflitto è stata una vera e propria catastrofe umanitaria. Secondo alcune stime, la guerra ha obbligato tra gli 8 e i 13 milioni di siriani a emigrare, in quella che ormai viene definita come “diaspora siriana”[81], causando danni per più di 360 miliardi di euro[82] e una diminuzione del PIL superiore al 36%[83].

 

Note e riferimenti bibliografici

[1] ISIS è l'acronimo di “Islamic State of Iraq and Syria”, ISIL, più usato negli Stati Uniti, indica la medesima organizzazione terroristica e sta per “Islamic State of Iraq and Levant”.

[2] Independent International Commission of Inquiry on the Syrian Arab Republic, ICII-SYRIA, https://www.ohchr.org/en/hrbodies/hrc/iicisyria/pages/independentinternationalcommission.aspx.

* Paulo Sérgio Pinheiro (Brasile) è professore universitario di scienze politiche. All'interno del sistema delle Nazioni Unite, ha svolto l’incrico di relatore sulla situazione dei diritti umani in Myanmar (2000-2008). Dal 2011, presta servizio in qualità di Presidente della Commissione internazionale indipendente d'inchiesta per la Siria.

**All'interno del sistema delle Nazioni Unite, nel mese di agosto 2000, Karen Koning AbuZayd (Stati Uniti) è stata nominata Vice Commissario Generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA, United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East), incarico terminato il 10 gennaio 2010. Dal 2011, è membro della Commissione internazionale indipendente d'inchiesta per la Siria.

*** Hanny Megally (Egitto) vanta oltre 40 anni di esperienza nella conduzione di indagini in materia di violazioni dei diritti umani ed emergenze umanitarie. Attualmente è senior fellow presso la New York University Center ed è titolare di un corso riguardante l’indagine delle origini dell’estremismo violento. Prima di divenire membro della Commissione, ha lavorato presso l'Ufficio delle Nazioni Unite dell'Alto Commissario per i diritti umani, dove si è occupato di Asia, Oceano Pacifico, Medio Oriente e Nord Africa (2011-2015).

[3] IICI-Syria (Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H.), Children’s rights in the Syrian Arab Republic, 16 January 2020, 4.

[4] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., ibidem, 4.

[5] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., ibidem, 4.

[6] United Nations, Human Rights in the Administration of Justice : A Manual on Human Rights for Judges, Prosecutors and Lawyers, New York, 2003, 315-370. Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., ibidem, 4.

[7] General Comment No. 13 (1999) on Article 13 on the right to education, of the United Nations Committee on Economic, Social and Cultural Rights, on the right to education: “education is both a human right in itself and an indispensable means of realizing other human rights. As an empowerment right, education is the primary vehicle by which economically and socially marginalized adults and children can lift themselves out of poverty and obtain the means to participate fully in their communities”.

[8] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., ibidem, 4.

[9] Bellal, A., Heffes, E., ‘Yes, I Do’ : Binding Armed Non-State Actors to IHL and Human Rights Norms Through Their Consent, Human Rights & International Legal Discourse Vol. 12(1), 2018, 120-136.

[10] Compresi ONU SCR 1261 (1999) del 25 agosto 1999 1314 (2000) del 11 agosto 2000, 1379 (2001) del 20 novembre 2001, 1460 (2003) del 30 gennaio 2003, 1539 (2004) del 22 aprile 2004, 1612 ( 2005) del 26 luglio 2005, 1882 (2009) del 4 agosto 2009, 1998 (2011) del 12 luglio 2011, 2068 (2012) del 19 settembre 2012, 2143 (2014) del 7 marzo 2014, 2225 (2015) del 18 giugno 2015, 2427 (2018) del 9 luglio 2018 e tutte le dichiarazioni pertinenti del suo Presidente, che contribuiscono ad un quadro globale per affrontare la protezione dei bambini vittime dei conflitti armati.

[11] Security Council resolution 1261 (1999) [on children in armed conflicts].

[12] I Patti internazionali sui diritti civili e politici e sui diritti economici, sociali e culturali e la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, ratificati nel 1969; la Convenzione per l'eliminazione della discriminazione contro le donne, ratificata nel 2003; la Convenzione contro la tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti nel 2004 e la Convenzione sui diritti del fanciullo del 1993; il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati nel 2003 e durare la Convenzione sulla non applicabilità della prescrizione ai crimini e crimini contro l'umanità di guerra.

[13] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., ibidem, 5. International Court of Justice, Advisory Opinion Legal Consequences of the Construction of a Wall in the Occupied Palestinian Territory, 2004, par. 105-106, ‹‹[t]he protection offered by human rights conventions does not cease in case of armed conflict››. International Court of Justice, Advisory Opinion of 8 July 1996 on Nuclear Weapons, statements concerning international humanitarian law as lex specialis, par. 25, https://www.icj-cij.org/files/case-related/95/095-19960708-ADV-01-00-EN.pdf.

[14] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., ibidem, 5. Human Rights Committee, General Comment No. 31 on The Nature of the General Legal Obligation Imposed on State Parties to the Covenant (2004), at par. 15-19. In this General Comment, the Human Rights Committee considered that the duty to bring perpetrators to justice attaches in particular to violations that are criminal under domestic or international law., For example, torture and similar cruel, inhuman and degrading treatment, summary and arbitrary killing and enforced disappearance. See also the Basic Principles and Guidelines on the Right to a Remedy and Reparation for Victims of Gross Violations of International Human Rights Law and Serious Violations of International Humanitarian Law, adopted by the General Assembly in December 2005, and the Updated Set of Principles for the Protection and Promotion of Human Rights through Action to Combat Impunity (which were recognised in a consensus resolution of the Commission on Human Rights in 2005).

[15] A/HRC/34/64, Annex I, at par. 5. A. CLAPHAM, Human Rights Obligations of Non-State Actors, Oxford University Press, 2006. Report of the Secretary-General’s Panel of Experts on Accountability in Sri Lanka, 31 March 2011, par. 188.

[16] La Commissione ha determinato in primo luogo l'esistenza di un conflitto armato non internazionale nella Repubblica araba siriana a partire dal febbraio 2012 (vedi, ad esempio, A / HRC / 21/50), Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., ibidem, 6.

[17] J. J. TURNER, Just War Tradition and the Restraint of War : A Moral and Historical Inquiry, New Jersey : Princeton University Press, 1981. Lamb, A., Ethics and the Laws of War : The moral justification of legal norms, Routledge, 2013. Moseley, A., Just War Theory, The Internet Encyclopedia of Philosophy, 2009. Bellamy, A. J., Williams, D., Protecting Civilians in Uncivil Wars, Working Paper No. 1, Program on the Protection of Civilians, Asia-Pacific Centre for the Responsibility to Protect, August 2009.

[18] 9 anni Iran (donne), 15 Iran (uomini) e Yemen. 16 anni Cuba, Kuwait, Pakistan (donne), Kirghizistan, Saint Vincent E Grenadine, il Turkmenistan, l'Uzbekistan. 17 anni Corea del Nord, Tagikistan e Timor Est.

[19] Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, adottato e aperto alla firma, ratifica e adesione da parte dell'Assemblea Generale con risoluzione A / RES / 54/263 del 25 maggio 2000, data di entrata in vigore: 12 febbraio 2002, art. 2. Il protocollo facoltativo afferma inoltre che i gruppi armati non statali non devono reclutare o utilizzare bambini nelle ostilità di età inferiore ai 18 in qualsiasi circostanza.

[20] Vedere supra, nota 10, all'art. 3. Vedi anche Commento generale Generale n ° 14 (2013) sull'arte. 3 comma 1 della Convenzione sui diritti del fanciullo concernente il diritto del bambino a che il suo interesse abbia considerazione primaria.

[21] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., ibidem, 6-7.

[22] Detrick, S., ‎Doek E. J., ‎Cantwell, N., The United Nations Convention on the Rights of the Child : A Guide to the « Travaux Préparatoires », Martinus Nijhoff Publishers, 23 apr. 1992, 144. United Nations, Human Rights in the Administration of Justice : A Manual on Human Rights for Judges, Prosecutors and Lawyers, New York, 2003, 315-370.

[23] Lawson, E. H., Bertucci, M. L., Encyclopedia of Human Rights, 1996, 228.

[24] Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, Procuratore v. Duško Tadić, Camera d'Appello, Appello interlocutorio, Decisione del 2 ottobre 1995, par. 96-134.

[25] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., ibidem, 7.

[26] International Committee of the Red Cross (ICRC), Customary International Humanitarian Law, 2005, Volume I: Rules, Rule 135: “Children affected by armed conflict are entitled to special respect and protection”.

[27] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., ibidem, 7.

[28] Forze filogovernative sono le truppe siriane, russe, e / o i membri della milizia affiliati al governo della Repubblica araba siriana.

[29] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 7-8.

[30] Le barrel bombs sono ordigni esplosivi rudimentali realizzati mediante l’inserimento in un contenitore, di solito un barile di ferro, di un’elevata quantità di benzina, polvere esplosiva, fertilizzanti chimici e sostanze analoghe, e di piccoli oggetti metallici appuntiti o taglienti, come chiodi, viti, bulloni, molle, lamette di rasoi ecc. L’effetto è micidiale, perchè combina la forza esplosiva con gli oggetti metallici che vengono scaraventati in tutte le direzioni.

[31] Come indicato in precedenza dalla Commissione, la tipologia di attacchi suggerisce che le forze filogovernative abbiano intenzionalmente e sistematicamente bersagliato strutture mediche, commettendo così un crimine di guerra.

[32] A / HRC / 34 / CRP.3, par. 21-31.

[33] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 8.

[34]Assault on medical care in Syria”, conference room paper A/HRC/24/CRP.2, par. 32-37.

[35] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 8.

[36] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 8-9.

[37] A/HRC/27/60, par. 30-38. Vedi “Rule of Terror: Living under ISIS in Syria”, conference room paper A/HRC/27/CRP.3.

[38] Dal 2014, una coalizione internazionale di oltre 60 paesi guidata dagli Stati Uniti combatte l’ISIS.

[39] A/HRC/36/55, par. 79. A/HRC/37/72 at par. 39-41 and Annex IV (par. 7-11).

[40] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 9.

[41] ICRC Rule 136 and 137 stabiliscono rispettivamente che “Children must not be recruited into armed forces or armed groups” e che “Children must not be allowed to take part in hostilities”.

[42] Special Court for Sierra Leone, Prosecutor v Brima, Kamara, and Kanu, (AFRC Trial Judgement), 20 June 2007, par. 735. Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 10.

[43] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 10.

[44] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 10.

[45] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 10.

[46] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 11.

[47] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 11.

[48] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 11.

[49] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 12.

[50] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 12.

[51] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 12.

[52] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 12.

[53] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 13.

[54] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 13.

[55] Khayrallah al-Hilu, European University Institute, Robert Schuman Centre for Advanced Studies, Afrin Under Turkish Control : Political, Economic and Social Transformations, Research Project Report, 2019. Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 13.

[56] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 13.

[57] ICRC Rule 120 e 118. P. S. PINHEIRO, K. KONING ABUZAYD, H. MEGALLY, op. cit., 14.

[58] Out of Sight, Out of Mind: Deaths in Detention in the Syrian Arab Republic, conference room paper A/HRC/31/CRP.1.

[59] ICRC Rule 90 stabilisce che “Torture, cruel or inhuman treatment and outrages upon personal dignity, in particular humiliating and degrading treatment, are prohibited”.

[60] ICRC Rule 93 stabilisce che “Rape and other forms of sexual violence are prohibited”.

[61] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 14.

[62] ICRC Rule 118 stabilisce che “Persons deprived of their liberty must be provided with adequate food, water, clothing, shelter and medical attention”.

[63] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 14.

[64] IICI-Syria (Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H.), Report of the independent international commission of inquiry on the Syrian Arab Republic, 2013, 17 e 75.

[65] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 14.

[66] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 14-15.

[67] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 15.

[68] A/HRC/40/70 par. 64-66 and A/HRC/42/51 par. 59. Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 15.

[69] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 15.

[70] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 15. Reese Masterson, A., Usta, J., Gupta, J. et al. Assessment of reproductive health and violence against women among displaced Syrians in Lebanon. BMC Women's Health 14, 25 (2014), https://doi.org/10.1186/1472-6874-14-25.

[71] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 15. Parker, S., Hidden crisis: violence against Syrian female refugees, The Lancet, Volume 385, Issue 9985, 2341-2342, https://doi.org/10.1016/S0140-6736(15)61091-1.

[72] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 15-16.

[73] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 16.

[74] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 16.

[75] Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 16. Serri (Sura) Mahmood, Challenges of Children Born by ISIS Rape in Iraq, CERAH Working Paper 49, 2016-2017.

[76] Samar El-Masri (2018). Prosecuting ISIS for the sexual slavery of the Yazidi women and girls, The International Journal of Human Rights, 22 :8, 1047-1066, DOI : 10.1080/13642987.2018.1495195. Von Dacre, J. S., The Sex Slave Trade Of The Yazidi Women By Isis, 4 September 2019. Pinheiro, P. S., Koning AbuZayad, K., Megally, H., op. cit., 16.

[77] Ronzitti, N., Non ingerenza negli affari interni di un altro Stato, Digesto IV delle discipline pubblicistiche, 1996.

[78] Jean, C., Dottori, G., Guerre umanitarie. La militarizzazione dei diritti umani, Milano, 2012.

[79] B. CONFORTI, Diritto internazionale, Napoli, 2010, 161-163.

[80] Chughtai, A., Syria’s war: Who controls what?, AlJazeera, 13 febbraio 2020.

[81] FERRIS, E., K. KERISCI, The Consequences of Chaos: Syria’s Humanitarian Crisis and the Failure to Protect, Washington, 2016.

[82] Sanctions On Damascus And Teheran Have Led To Serious Fuel Shortages in Syria, 14 aprile 2019, Radio Farda.

[83] CIA (Central Intelligence Agency), The World Factbook, 7 febbraio 2020.