ISCRIVITI (leggi qui)
Pubbl. Lun, 14 Ago 2017

Il riconoscimento convenzionale, costituzionale e legale dello ius soli

Modifica pagina

Diogo Miceli Alves


L´obiettivo del seguente articolo è analizzare lo ius soli, attuale realtà di immigrazione e di emigrazione, oltre al riscontrare la necessità di riconoscimento, in tutti gli ordinamenti giuridici, del concetto di nazionalità territoriale


Sommario: 1) Le Nazionalità Ius Soli e Ius Sanguinis; 2) Paesi di Immigrazione, paesi de emigrazione e la realtà attuale; 3) Modifiche legali e costituzionali: l’attuazione dei tribunali; 4) La difesa di nuova Convenzione internazionale sul tema dello Ius Soli 5) Perché riconoscere lo Ius Soli? 6) Conclusione.

1) Le nazionalità: Ius soli e Ius sanguinis

La nazionalità, come analizzato negli articoli precedenti, è un diritto umano tipico. Per questo motivo, necessita di una protezione legale, costituzionale e convenzionale, offerta dagli ordinamenti giuridici. Gli Stati, in conformità con le legislazioni nazionali ed internazionali, devono prevedere tali istituti, al fine di evitare una grave violazione dei Diritti Umani.

La previsione delle nazionalità ius sanguinis e ius soli, tuttavia, non è nemmeno rispettata dalla stessa legislazione internazionale. Malgrado la presenza della Convenzione Internazionale sulla Riduzione dell’Apolidia, non sembra esserci un istituto che obblighi i Paesi a considerare entrambe le forme di nazionalità, soprattuttto nel periodo attuale, il quale dimostra come i confini non siano linee fisse, a differenza del XX Secolo.

Attualmente, è possibile che un italiano di discendenza palestinese e nato a Firenze, non venga riconosciuto come un cittadino dello Stato italiano. L’esempio dello stato palestinese è importante, in virtù del suo non pieno riconoscimento a livello globale. Quindi, come sarà questa nazionalità? Come sarà possibile proteggere quest’essere umano?

Se la legge italiana prevedesse la nazionalità ius soli, questa discussione risulterebbe inutile. Tuttavia, la legislazione necessita, come riconosciuto in dottrina, di un'analisi poltica che non ha ancora trovato la stessa rapidità, in relazione ai cambiamenti sociali, implicando così la difesa delle modifiche legali e costituzionali più urgenti.

La nazionalità ius sanguinis richiede soltanto l’origine dell’ascendenza di un determinato Paese. La virtù di tale tipologia di nazionalità è quella di considerare persone appertenenti ad una determinata nazione, quando queste non sono nate sul territorio dello Stato. Quindi, in parole povere, è possibile affermare che gli italiani non sono soltanto quelli presenti nella Penisola, ma anche quelli nelle cui vene scorre sangue italiano.

La nazionalità ius soli, è diametralmente opposta alla sopracitata, perchè si riferisce agli individui nati nel territorio dello Stato. La nazionalità, pertanto, diventa un concetto naturalmente territoriale, attraverso cui le persone otterranno una sorta di legame con il loro luogo di nascita, indipendente dal ruolo dell’origine dell’ascendenza. A tal fine, sarà importante per i Paesi ius soli, creare radici dentro i loro confini.

Il c.d. ius soli temperato, non sembra un’opzione conforme con i Diritti Umani. Nei Paesi che hanno scelto, sia nel passato delle legislazioni che nelle Costituzioni attuali il concetto dello ius soli, non si sono osservati limiti relativi al suo riconoscimento. All’essere umano bastava nascere sul territorio, senza alcun riguardo all’origine dei genitori.

É così possibile osservare che la nazionalità ius soli, senza limitazione alcuna, è l’applicazione di quell’istituto conforme agli assiomi che portano ai Diritti Umani. I giuristi devono difendere la dottrina dello ius soli pieno, con le stesse modalità usate dai Paesi americani per centinaia di anni. In questo modo, sarà possibile pensare all’apolidia come un evento legato al passato.

2) Paesi di immigrazione e paesi di emigrazione: la realtà attuale

La mobilità dei popoli non è una realtà lineare e nemmeno dev’essere analizzata soltanto attraverso gli occhi dei giuristi del passato. Nonostante gli assiomi della nazionalità possano avere un'origine radicata nel passato, è necessario pensare al diritto, tenendo conto della realtà sociale attuale. Come diceva Thomas Jefferson, "la Costituzione non è un documento legale dei giuristi morti".

Tuttavia, vi è chi sostiene che i documenti legali debbano rimanere inalterati, come quelli dei secoli scorsi. Malgrado questa sia una visione politica e non giuridica, è impossibile lasciare in secondo piano l’attuazione delle leggi grazie al consenso politico, soprattutto nei Paesi democratici. Di conseguenza e purtroppo, è obbligatorio mutare prima la percezione politica.

Guardando alla realtà attuale, le persone che intendono lasciare i loro Paesi di origine, devono avere un motivo pertinente. Basti pensare al fatto che, ovunque, vi sono guerre, crisi economiche, delitti contro i Diritti Umani, quotidiane violazioni dei principi basici dell’essere umano. In virtù di questo contesto, in che modo si può esigere che la persona originaria di un Paese a rischio, possa rimanere nel territorio in cui la sua vita è in pericolo?

Nei primi decenni del XX Secolo, l’Europa viveva una situazione costante di guerre e crisi economiche gravissime. Gli europei non avevano altra scelta se non quella di emigrare. Era anche necessario, per gli europei, emigrare verso Paesi in cui la loro vita e quella delle famiglie non era a rischio. Alcune delle mete predilette erano l’America Latina e l'Africa.

Il successo economico europeo è dovuto ad una generazione che non ormai non c'è più. Il contributo a questo risultato è dovuto anche a Paesi che, attualmente, presentano una realtà stimolante e diversa dalle principali potenze europee.

Pertanto, il continente europeo, da luogo di emigrazione è diventato un luogo di immigrazione. É necessario che nazioni quali l'Inghilterra, la Francia, la Spagna o l'Italia, in generale l’Europa, capiscano questo nuovo ruolo del continente, che in tempi recenti risulta essere complicato e poco percepito.

Inoltre, vale la pena menzionare come l’Europa sia anche diventato un continente vecchio. Impossibile, per le previdenze europee (fatta eccezione, eventualmente, per Francia e Germania), rimanere senza lavoratori di età compresa tra i 18 ed i 45 anni. La mancanza di manodopera, rientrante in questa fascia anagrafica, potrebbe essere un problema ancora maggiore nei prossimi anni, specialmente in un paese come l’Italia.

Relativamente alle necessità dell’Europa, l’emigrazione dei Paesi anteriormente menzionati è una sfida abbastanza rilevante. Per esempio, osservando l’attuale realtà del Nord Africa, è possibile constatare come con l’avvento della Primavera Araba, tale regione potrebbe avere un futuro migliore. Al momento, non si sono avuti risultati concreti a riguardo.

Peggiore è la situazone dell'Africa sub-sahariana. È evidente che si sta parlando della regione più povera del mondo e, pertanto, urge a livello globale ed indipendentemente dallo sviluppo economico o sociale, un cambio di rotta per la seguente e tutte quei contesti che vivono una costante situazione critica, frutto della perenne violazione dei diritti umani.

L’America Latina, così il come il continente africano, non è lontana delle crisi economiche e politiche. Basta osservare il caso del Venezuela che, a seguito delle continue manifestazioni, sembra aver portato il suo agglomerato sociale verso un futuro incerto. Dalla situazione delle aree geografiche qui esplicitate, è necessario che gli europei dimostrino, in maniera effettiva, che le porte del loro continente siano aperte.

Quanto detto, porta a dedurre che le realtà di emigranti o di immigrati rimangono inalterate. La storia, difatti, non è, di conseguenza, una linea fissa e lineare poichè Il mondo odierno vive di epoche, la cui evoluzione può generare situazioni radicalmente opposte. I confini esistono come sicurezza contro il terrorismo e le guerre, ma non contro le persone che cercano una via di uscita per la loro sofferenza.

3) Modifiche legali e costituzionali: l’attuazione dei tribunali

La dottrina costituzionale ammette la possibilità di mutare leggi e costituzioni. Questo possibilità di cambiamento non è frutto di processi formali dei Parlamenti. Occorre, quindi, che sorga una nuova percezione della legislazione, senza la lunga discussione politica che, a volte, non corrisponde a quella popolare. Per quel che riguarda i diritti fondamentali, le formalità devono essere tralasciate.

Un primo passo per carpire il cammino finalizzato all’interpretazione delle leggi e delle costituzioni è dato dall'ermenutica. É possibile dire che l’ermeneutica delle stesse convenzioni internazionali ammette la c.d. mutazione non formale.

In questo modo, sarà possibile difendere l'ampia modifica dei documenti normativi, specialmente quelli legati al tema dei Diritti Umani. Contemporaneamente, l’analisi della dottrina, prima di ammettere qualche cambio, deve mostrare con chiarezza che tale modalità non è rapida, in virtù della burocrazia conosciuta da tutti i giuristi, relativa alle modifiche di carattere legislativo.

La dottrina sarà così responsabile nel proporre una nuova visione sulla tematica giuridica. In una seconda fase attuativa, entra in gioco l’appoggio della Giurisprudenza, che darà il via al cambio di visione dell’istituto oggetto della modifica. Gli stessi tribunali, poi, saranno imprescindibili per il mantenimento della modifica convenzionale, costituzionale oppure legale.

Tuttavia, la modifica legale differirà tra i sistemi giuridici e le rispettive procedure di controllo della costituzionalità. Per esempio, negli ordinamenti che ammettono il c.d. controllo concentrato o austriaco, la modifica legale, per ragioni di sicurezza giuridica, avverrà soltanto attraverso l’attuazione delle Corti Costituzionali.

Il ricorso ad una nuova percezione dell’istituto si servirà, dunque, di una differente concezione delle giurisdizioni superiori, che necessiteranno di un tempo maggiore rispetto a quello previsto dai tribunali inferiori. L’ammissibilità del c.d. controllo americano o diffuso, è la forma corretta per applicare una modifica normativa, conseguente al testo oggetto della seguente.

Con il controllo americano, basta la percezione diversa dei Tribunali Inferiori, che, nel caso concreto, sarà analizzata dal magistrato. In tal senso, la tutela dei Diritti Umani potrà essere gestita facilmente ed i giudici potranno applicare gli assiomi dei diritti fondamentali, senza riguardo delle Corti Superiori.

Nonostante l'eventuale cambiamento della situazione giuridica delle parti oggetto del procedimento, si può affermare che, nella maggioranza delle ipotesi, sarà possibile soddisfare diversi Diritti Umani, mentre non è verificata la decisione della Corte Costituzionale. Inoltre, vi sono dei Diritti Umani che non ammettono la modifica delle rispettive sentenze, come quelle relative alla nazionalità.

Pertanto, la modifica delle normative legali e/o costituzionali passa per l’applicazione degli assiomi fondamentali implicanti i Diritti Umani, nel momento in cui il loro obiettivo principale sarà sempre la tutela delle persone.

4) La difesa di nuova Convenzione internazionale sul tema dello Ius soli

Come menzionato in precedenza, manca nell’ordinamento giuridico internazionale, soprattutto nell’ambito dell'ONU, una convenzione che potrebbe prevedere l’obbligo degli Stati a considerare, nella propria giurisdizione interna, la presenza dello ius soli. Tuttavia, ciò è ovviamente, una violazione dei Diritti Umani.

È possibile che la dottrina si soffermi su tale aspetto, facendo riferimento all’esistenza dell’articolo 1 della Convenzione sulla Riduzione dell’Apolidia. Malgrado l’importanza di questo testo legale, la difesa dell’istituto dello ius soli risulta debole, poichè il tema della nazionalità è alquanto delicato e necessità di una protezione maggiore.

Oltremodo, è possible sostenere la necessità di una normativa internazionale che difenda lo ius soli, principalmente, quando l'adozione della convenzione porterà gli Stati al rispetto effettivo del diritto alla nazionalità. Soltanto con la forza coercitiva delle norme potrà verificarsi la difesa dei Diritti Umani.

Indipendentemente dalla realtà di una comunità, l’ammissione allo ius soli avviene attraverso le legislazioni nazionali. La sicurezza giuridica ha una portata considerevolmente ridotta nei paesi di tradizione romano-germanica. Le convenzioni internazionali che trattano i Diritti Umani, sono dotate di forza coercitiva ed hanno una finalità garantista.

A tal fine, i paesi democratici possono auspicare all’elaborazione della convenzione internazionale sulla tematica dello ius soli. Il sostegno a questa nuova normativa deve trarre origine dalle organizzazioni internazionali. Tali soggetti giuridici, che si rifanno al Diritto Internazionale, possiedono le conoscenze utili alla tutela dei diritti umani.

Potrebbe essere il caso, per esempio, di un’Alta Commissione di Studio dei Diritti Umani per il Riconoscimento dello Ius Soli, che nasca da organizzazioni internazionali, con la partecipazione dell’ONU, dell’Unione Europea, dell’Unione Africana e dell’Organizzazione degli Stati Americani. 

5) Perché riconoscere lo Ius soli?

I paesi che ricevono migliaia di migranti devono curare l'integrazione con la comunità locale. Il tutto dovrebbe avvenire mediante la nazionalità ius soli, in relazione, soprattutto, ai figli e alle figlie di tali migranti. 

Una persona che nasce in una città europea vivrà la cultura, i costumi e le tradizioni di questo luogo. Il tessuto sociale non potrà dimenticarsi di tale individuo, specialmente se si vogliono diminuire i rischi di terrorismo ed altri conflitti che possono inficiare il dialogo tra questi due gruppi. 

Gli Stati che hanno inserito la nazionalità ius soli nelle loro costituzioni hanno ricevuto migliaia di migranti, importanti per lo sviluppo economico e sociale. Pensando all’attuale situazione economica degli Stati Uniti, l'adozione della nazionalità ius soli è stata vitale per la costruzione della società vigente.

Riconoscere lo ius soli è riconoscere l’umanità in ogni individuo che nasce in quei luoghi in cui tale istituto non è giudicamente contemplato. È creare il tessuto sociale verso il futuro, pensare nell’attuale realtà del Paese, senza dimenticare la sua storia. È ammettere, principalmente, che la battaglia contro la povertà in una determinata nazione ha creato uno Stato giusto.

Volenti o nolenti, il riconoscimento dello ius soli è la strada da percorrere, insieme alla globalizzazione.

L’invecchiamento della popolazione europea è la sfida che i Paesi di tale continente devono compiere e, attraverso il riconoscimento dello ius soli, sarà possibile pensare ad un tessuto sociale forte, in conformità con l’attuale realtà nazionale. Nella pratica, un abitante di Berlino, di origine egiziana, non può essere considerato un cittadino di seconda classe senza la nazionalità tedesca.

6) Conclusione

É desumibile, da quanto esposto, che la nazionalità è un diritto umano e l'appellarsi all'umanità dei governi e dei cittadini europei non è l'unico percorso analitico necessario. Ammmettere lo ius soli senza limitazione alcuna è riconoscere anche il contributo mondiale che ha portato alla costituzione della comunità europea.

Le guerre, le crisi economiche e le violazioni giornaliere contro i Diritti Umani, sono visibili soltanto quando i profughi e i migranti arrivano sul litorale europeo. Inoltre, vale la pena menzionare come nel XIX e XX secolo i flussi migratori abbiano cambiato l'assetto globale.

L’esistenza di una normativa internazionale che riconosca lo ius soli e la forza coercitiva della convenzione, porteranno anche alla modifica delle legislazioni nazionali, con l’aiuto della Giurisprudenza. I giuristi devono sempre ricordare che l'obbiettivo principale è la tutela dell'essere umano.

Le considerazioni qui riferite sulla nazionalità ius soli, dipendono dal modo in cui i giuristi difendono i Diritti Umani, il tutto, fatto a partire dalla Seconda Guerra Mondiale.