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Pubbl. Mar, 27 Gen 2015

´La buona scuola´: queste le novità (parte I)

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Ambra Di Muro


Il 15 settembre scorso il Governo ha dato avvio ad una consultazione pubblica on line - senza precedenti in Italia- al fine di coinvolgere famiglie e studenti e sollecitarne le relative proposte, per dare realizzazione al piano "La Buona Scuola".


Quest'ultimo, nelle intenzioni dell'Esecutivo, dovrebbe migliorare lo stato dell'istruzione italiana, dando - tra le altre cose- soluzione all'annoso problema del precariato ed introducendo modalità nuove di valutazione dell'insegnamento.
Nella Legge di Stabilità, approvata lo scorso 23 dicembre (l. n. 190/2014), è prevista la istituzione di "un fondo denominato «Fondo "La buona scuola"», con la dotazione di 1.000 milioni di euro per l'anno 2015 e di 3.000 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016", al fine di "dotare il Paese di un sistema d'istruzione scolastica che si caratterizzi per un rafforzamento dell'offerta formativa e della continuità didattica, per la valorizzazione dei docenti e per una sostanziale attuazione dell'autonomia scolastica, anche attraverso la valutazione dell'università e della ricerca" (art.1 co. 4). Con tali interventi il legislatore mira "a realizzare prioritariamente un piano straordinario di assunzioni, al potenziamento dell'alternanza scuola-lavoro e alla formazione dei docenti e dei dirigenti".

Di seguito un'analisi* delle misure programmatiche di maggior rilevanza (molte delle quali operative sin dal prossimo 15 settembre) recate dal piano "La Buona Scuola", così come integrato dai correttivi seguiti alla consultazione  "popolare".

  • Immissione in ruolo dei docenti e "stabilizzazione" del precariato "storico".
    Il piano governativo ha previsto l'assunzione di tutti gli insegnanti precari inclusi nelle graduatorie ad esaurimento (GAE, organizzate per provincia e classe di concorso ed aggiornate triennalmente) e di tutti i vincitori ed idonei dell'ultimo concorso a cattedre bandito nel 2012 (148.100 persone da assumere "con l'anno scolastico 2015-2016").
    Tuttavia, con riguardo a tali assunzioni, occorre ricordare l'intervento della Corte di Giustizia dell'UE che, lo scorso 26 novembre, ha dichiarato non conforme al diritto dell'Unione la normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola perché "non contempla contromisure al ricorso abusivo di contratti a termine a ripetizione e non permette l’assunzione definitiva in tempi ragionevolmente prevedibili". Tale decisione, pur non essendo immediatamente esecutiva nel nostro ordinamento, necessiterà di essere "recepita" dal legislatore italiano al fine di evitare l'irrogazione di sanzioni pecuniarie (per l'ipotesi di inadempimento). Tuttavia, rispetto al "piano straordinario di assunzioni nella scuola" predisposto dal Governo, la decisione assunta in sede europea sembra ampliare la platea dei precari da "stabilizzare", dal momento che in essa è fatta generica menzione al "personale precario con tre anni di servizio" - vi rientrerebbero, quindi, pure il personale ATA ed i supplenti temporanei con tre anni di servizio, anche non continuativo.
    Con la risoluzione della "questione del precariato storico" - per quanto resti il nodo problematico della copertura finanziaria di un simile ambizioso intento-, il Governo si prefigge di ripristinare "il sano principio costituzionale dell’accesso all’insegnamento esclusivamente attraverso concorso pubblico", il primo dei quali verrà bandito nel 2015 per il triennio di riferimento 2016-2019.
    Costituirà, dunque, un'eccezione a tale regola di reclutamento concorsuale, l'immissione per il prossimo anno scolastico di docenti iscritti nelle GAE ( che coprirà il 90% del fabbisogno totale).
     
  • Eliminazione delle supplenze brevi e "ristrutturazione" delle graduatorie d'istituto.
    Per supplenze brevi devono intendersi quelle "fino a 30 giorni" (nella prassi, tuttavia, hanno durata anche inferiore).
    Il piano governativo, preso atto della discontinuità della didattica causata dall'attuale ricorso a supplenze brevi, "sporadiche ed incerte", intende evitare che vi si faccia fronte attraverso il ricorso a personale "esterno", attribuendo il potere ai dirigenti scolastici di organizzare differentemente le lezioni con il personale a disposizione - a fronte dell'assenza di un docente che si protragga, ad esempio, per dieci giorni- o "prevedere un potenziamento di ore in altre discipline, ovvero fare attività di laboratorio od altre attività extra-curricolari, nonché organizzare l’orario scolastico in modo flessibile". In definitiva, il personale assunto nel prossimo a.s. dovrebbe costituire un "organico dell'autonomia", a disposizione dei dirigenti scolastici per far fronte ad "emergenze" di personale interne agli istituti scolastici.
    Al problema delle supplenze è intimamente connesso quello della programmata "ristrutturazione" delle graduatorie di istituto. Queste ultime verranno mantenute ma: << 1) con una sola fascia; 2) riservata a tutti (e solo) gli abilitati, che potrebbero essere chiamati nei (pochi) casi in cui, nonostante il piano assunzionale straordinario, e la nuova assegnazione alle scuole o reti di scuole di docenti su cattedra e di “docenti dell’autonomia”, non si riuscisse – in particolare per limiti di mobilità geografica – a coprire tutte le supplenze con il corpo docente di ruolo.>>.
     
  • Formazione costante dei docenti e meccanismi premiali del loro impegno.
    Al fine di incentivare la formazione in servizio dei docenti, quale opportunità per svilupparne la "professionalità e per migliorarne la qualità del lavoro" svolto, il piano governativo intende renderla "realmente" obbligatoria, disegnando "un sistema di Crediti Formativi (CF) da raggiungere ogni anno per l’aggiornamento e da legare alle possibilità di carriera e alla possibilità di conferimento di incarichi aggiuntivi". Tale nuova formazione permanente prefigura anche l'apertura alla conoscenza ed utilizzo da parte dei docenti del digitale, coerentemente all'obiettivo perseguito: "una didattica integrata, moderna e per competenze".
    "La Buona Scuola" passerà pure per il ripensamento della carriera dei docenti, "per introdurre elementi di differenziazione basati sul riconoscimento di impegno e meriti oltre che degli anni trascorsi dall’immissione in ruolo". Ai docenti verrà, quindi, riconosciuto un nuovo status giuridico, "che consenta incentivi economici basati sulla qualità della didattica".
    Ciascun docente avrà un portfolio, in formato elettronico, pubblico e certificato, nel quale è previsto confluiscano - ulteriormente al curriculum vitae - tutti i crediti(1) riconosciuti nel corso della carriera, così da consentire ai dirigenti scolastici di valutare e scegliere le professionalità migliori, per potenziare la propria scuola. Il portfolio del docente sarà oggetto di vaglio da parte del  "Nucleo di Valutazione interno di ogni scuola a cui partecipa anche un membro esterno".
     
  • Nuovo sistema di progressione di carriera e trattamento retributivo.
    Il piano prevede, ai fini della determinazione del trattamento economico, il riconoscimento di uno stipendio base, integrabile in due modi "complementari e compatibili": a) il primo, strutturale e stabile, consentirà "scatti di competenza" - cioè scatti di retribuzione triennali- legati all'impegno ed alla qualità del lavoro prestato (l'entità dell'incremento è stimata in 60 euro netti mensili). Ciascun docente potrà, nel corso della propria carriera, maturare sino a 12 "scatti di competenza"; b) il secondo, accessorio e variabile, permetterà integrazioni retributive annuali per lo svolgimento di ore e attività aggiuntive.
    Uno degli aspetti di maggior interesse afferisce alla "mobilità orizzontale positiva". I docenti mediamente bravi, infatti, "per avere più possibilità di maturare lo scatto, potrebbero volersi spostare in scuole dove la media dei crediti maturati dai docenti è relativamente bassa e quindi verso scuole dove la qualità dell’insegnamento è mediamente meno buona, aiutandole così ad invertire la tendenza".

                   

 

1) I crediti di cui sopra è previsto siano di tre diverse tipologie:
a) didattici: "si riferiscono alla qualità dell’insegnamento in classe e alla capacità di migliorare il livello di apprendimento degli studenti";
b) formativi: "fanno riferimento alla formazione in servizio a cui tutti sono tenuti, alla attività di ricerca e alla produzione scientifica che alcuni intendono promuovere, e si potranno acquisire attraverso percorsi accreditati, documentati, valutati e certificati";
c) professionali: "sono quelli assunti all’interno della scuola per promuovere e sostenerne l’organizzazione e il miglioramento, sia nella sua attività ordinaria (coordinatori di classe) sia nella sua attività progettuale".

 * Vi daremo conto delle ulteriori misure recate nel piano "La Buona Scuola" in un articolo di prossima pubblicazione sul nostro portale. Di seguito si allega anche il link al website "dedicato" predisposto dal Governo.