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Pubbl. Gio, 29 Gen 2015

Responsibility to Protect: Stati sovrani con meno controllo ma più responsabilità

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Antonio Coppola


Nel mondo globalizzato c´è sempre meno spazio per la sovranità come “controllo” rispetto a quella intesa come “responsabilità” (Responsibility to protect).


Della c.d. responsibility to protect nel diritto internazionale se ne è occupata specificamente la International Commission on Intervention and State Sovereignty (ICISS) con un rapporto pubblicato nel dicembre 2001 (1). In tale documento si ricercano rimedi compatibili con la sovranità degli Stati, tra i quali anche l’intervento militare, da utilizzare al fine di prevenire ex ante o di ottenere la riparazione ex post di gravissime violazioni dei diritti umani commesse da uno Stato nei confronti dei propri cittadini.

Al centro del progetto sembra esserci la consapevolezza che, nel mondo globalizzato, sia sempre minore lo spazio per la sovranità intesa come “controllo”, a favore di quella intesa come “responsabilità”, sia verso l’esterno sia verso l’interno (2). La responsabilità di proteggere dovrebbe dunque essere considerata alla stregua di un principio emergente, non annoverabile ancora tra le fila del diritto internazionale consuetudinario, ma comunque “supported by a wide variety of legal sources”, tra le quali si richiamano “fundamental natural law principles”, le disposizioni della Carta delle Nazioni Unite sulla protezione dei diritti umani, le numerose convenzioni sui diritti umani  e sul diritto internazionale umanitario oggi esistenti e lo Statuto della Corte penale internazionale (3).

Il nuovo concetto di sovranità, intesa più come responsabilità che come controllo, per la Commissione dà luogo ad una terna di compiti dei singoli Stati e della comunità internazionale: il dovere di prevenire (responsibility to prevent), il dovere di reagire (responsibility to react) e il dovere di ricostruire (responsibility to rebuilt). Lo stesso Consiglio di sicurezza ha potuto fare riferimento alla responsabilità di proteggere, a partire dalla risoluzione n. 1674 del 28 aprile 2006 sulla protezione dei civili nei conflitti armati (4); esattamente la stessa questione era stata già dibattuta il 9 dicembre 2005 in occasione della discussione di un rapporto in materia del Segretario generale: in quell’occasione molti Stati si erano espressi a favore (5).

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, il 31 agosto 2007, ha comunicato al presidente del Consiglio di sicurezza di voler nominare uno Special Adviser on the Responsibility to Protect, con ciò dimostrando che tale norma emergente, sulla quale si esprime la tradizionale riluttanza, soprattutto di alcuni Stati, a veder limitata la propria sovranità, è comunque ancora al centro dell’attenzione (6).

 

(1) Il rapporto è reperibile in www.iciss.ca/pdf/Commission-Report.pdf.
L'ICISS è stata una commissione creata nel 2001 per lavorare alla diffusione dei concetti di intervento umanitario e di intervento per il ripristino della democrazia, riassunti sotto il nome di "Responsability to protect".

(2) Cfr. paragrafo 2.14 del rapporto. Sia anche concesso rinviare al celebre saggio di M. FOUCAULT, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, 1975.

(3) Cfr. paragrafo 2.26 del rapporto. Da questa elencazione la Commissione conclude che “there is a large and accumulating body of law and practice which supports the notion that, whatever from the exercise of the responsibility may properly take, members of the broad community of states do have a responsibility to protect both their own citizens and those of other states as well” (paragrafo 2.27).

(4) Cfr. UN Doc. S/RES/1674 (2006), paragrafo 4.

(5) Cfr. UN Doc. S/PV.5319 e S/PV.5319 (Resumption 1) per I dibattiti e S/2005/40 per il rapporto del Segretario generale.

(6) Dal rapporto ICISS, il tema ha avuto ampia risonanza sia in dottrina sia in varie sedi internazionali, le quali hanno anche stilato documenti nei quali era posto al centro del dibattito. Ci si limita a richiamare il rapporto del 2004 A More Secure World: Our Shared Responsibility, del High-Level Panel on Threats, Challenge and Change istituito dal Segretario generale delle Nazioni Unite; il rapporto In Larger Freedom: Towards Development, Security and Human Rights for All  del 2005 dello stesso Segretario generale ed il World Summit Outcome adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 24 ottobre 2005.