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Pubbl. Mar, 28 Apr 2015

Il futuro della giovane avvocatura, riforma della deontologia, Cassa Forense obbligatoria: questi e altri i temi nell´intervista a Fabio Moliterno

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Editoriale a cura di


Intervista all´Avv. Fabio Moliterno, 32 anni, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Salerno e Presidente dell’AGAS - Associazione Giovane Avvocatura Salernitana su vari temi di forte attualità.


D) Salve Avv. Moliterno, in primis non possiamo fare a meno di chiederle la sua impressione sulla ben nota tragedia di Milano, che in molti definiscono una vera e propria strage.

“Sui tragici accadimenti di Milano, ormai, si sono espressi tutti, dal Presidente  della Repubblica al calzolaio accanto al mio studio: penso che potreste sopravvivere tranquillamente anche senza la mia, di opinione” - esordisce, sorridendo, il giovane legale salernitano.“A parte gli scherzi, ciò che mi ha maggiormente infastidito in questa vicenda è stato lo scarso rispetto mostrato per il dolore dei familiari delle vittime da parte di chi - tra politicanti, opinionisti da salotto e rappresentanti delle categorie professionali - ha alimentato delle squallide polemiche volendo necessariamente dividere le povere vittime in morti di serie A e morti di serie B sulla base del tipo di professione che svolgevano: a tutti questi personaggi inviterei a leggere e rileggere uno dei capolavori di Totò: “A’ livella”!Avv. Fabio Moliterno

D) Le resse ed i problemi di Napoli mettono in risalto anche un altro problema, ossia quello della mancanza di strutture adeguate allo svolgimento delle attività, qual è la sua opinione in merito? Quali possono essere secondo lei gli accorgimenti da prendere per il futuro?

Quanto alle resse ed ai problemi di Napoli, ritengo siano il risultato di un’esasperazione causata dalla incapacità e scarsa intelligenza di chi è chiamato ad amministrare la Giustizia e l’ordine pubblico. Abbiamo assistito a improvvisazioni lesive della dignità degli avvocati e che hanno avuto conseguenze gravi sullo stesso funzionamento della giustizia. Per fortuna, a seguito delle proteste dei colleghi partenopei, la problematica sembra essere parzialmente rientrata.

Quanto agli accorgimenti da prendere ed alla mia opinione in merito alla mancanza di strutture adeguate, posso risponderti con riferimento al nostro territorio e, in particolare, al Tribunale di Salerno e posso dirti che qui, sotto il profilo della sicurezza e delle strutture, c’è poco da stare sereni: se solo volessi, potrei entrare in Tribunale - in particolare nella sede destinata al Civile e/o nella Sezione Fallimentare - con un ordigno nucleare senza che nessuno se ne accorga. Non c’è alcun controllo all’ingresso, fatta eccezione di un metal detector, fuori servizio da svariati mesi, presente unicamente all’ingresso del Palazzo di Giustizia (sede della sezione penale, della corte d’appello e della sezione lavoro).

Eppure, specie quando si trattano cause delicate (come, ad esempio, quelle aventi ad oggetto separazioni e divorzi, affidamento e mantenimento dei figli, esecuzioni immobiliari e fallimenti, ecc.) occorrerebbe la presenza di Forze dell’Ordine a vigilanza delle aule e dei corridoi, pronte a prevenire ed intervenire per qualsivoglia  problema. Ed invece Avvocati, Magistrati, Cancellieri ed utenti sono lasciati in balia di sé stessi.

A mio modesto avviso, la soluzione al problema sicurezza deve essere necessariamente ricollegata al nodo strutture/risorse: solo così si potranno prevenire in futuro episodi di violenza all’interno di quello che dovrebbe essere il Tempio della Giustizia. E, ovviamente, quando si parla di strutture non si può che pensare alla Cittadella Giudiziaria che, quando realmente operativa, potrà risolvere buona parte dei problemi legati alla carenza di spazi e, di conseguenza, consentire agli operatori del diritto di lavorare in sicurezza e, soprattutto, di recuperare una dignità quotidianamente mortificata dal dover, in molti casi, celebrare le udienze in aule di 20 mq affollate da decine e decine di persone”.

D) LAvvocatura negli ultimi tempi ha subito nel bene o nel male una serie di riforme, sia a livello di poteri e competenze che a livello di deontologia. Cosa ne pensa?

“Più nel male, che nel bene, purtroppo! Credo che il minimo comune denominatore di tutte queste riforme che hanno riguardato il settore Giustizia e, in particolare, l’Avvocatura, sia da rinvenire in un malcelato tentativo, da parte del Governo, di rendere sempre meno agevole e più oneroso l’accesso alla Giustizia da parte del comune cittadino: mi viene da pensare, ad esempio, al continuo ed incessante aumento del contributo unificato, al cd. filtro in appello, all’incremento di misure volte a sanzionare la via giurisdizionale, privilegiando i sistemi alternativi - mediazione, arbitrato, negoziazione assistita - che, tuttavia, risultano spesso troppo costosi e male organizzati. E come non parlare, poi, della L. 247/2012 (la cd. riforma forense): una  riforma attesa dal’Avvocatura da circa 70 anni  (la precedente  legge professionaleera del 1933), che poteva e doveva essere l’occasione per riqualificare il ruolo sociale dell’Avvocato, ma che si è dimostrata un vero  e proprio flop e che ha inferto un ulteriore colpo alle già precarie condizioni dei giovani Avvocati,soprattutto con la previsione del contestato art. 21”.

D) E per quanto riguarda le ultime riforme, come ad esempio quella che va a ridimensionare il potere esclusivo dei notai sugli atti relativi agli immobili?

“Per ora è solo un disegno di legge, ma c’è da dire che contiene alcuni aspetti positivi, come la possibilità di affidare agli Avvocati la stipula di atti di compravendita degli immobili (sebbene con alcune limitazioni), che potrebbe essere utile a contribuire al sostegno della professione in un momento di grave crisi. Staremo a vedere”.

D) Quali prospettive per il futuro dellAvvocatura, in particolar modo di quella giovane che lei rappresenta pienamente?

“La crisi che sta attraversando l’intera società colpisce, ovviamente, anche l’Avvocatura e, come è naturale, coloro che per primi ne pagano lo scotto più alto sono i giovani avvocati. E’ un dato di fatto, il momento non può di certo definirsi roseo, ma noi giovani abbiamo dalla nostra il coraggio e la forza di combattere e, pertanto, non ci lasceremo convincere ad abbandonare i nostri sogni da chi, quotidianamente, continua a dirci che per i giovani avvocati non ci sono prospettive, non c’è futuro. Dobbiamo solo continuare a lottare, a stringere i denti e puntare soprattutto sulla formazione professionale, cercando di ritagliarci il nostro spazio nei nuovi settori del diritto.

D’altronde, come diceva Albert Einstein, "l’unico pericolo della crisi è la tragedia che può conseguire al non voler lottare per superarla".

D) Il problema più grande che in questo momento affligge lAvvocatura, soprattutto quella che i media definiscono medio-bassa, è lobbligatorietà di iscrizione alla Cassa Forense per tutti gli avvocati iscritti allAlbo? Qual è la sua opinione a riguardo? Come aiutare i professionisti in difficoltà?

“Innanzitutto non accetto la definizione di avvocatura "medio-bassa", la trovo svilente ed inappropriata. Al più, il fatturato potrà essere medio-basso, ma non di certo l’Avvocatura: perché chi crede nel valore della Toga e nell’onore di indossarla per la difesa dei diritti dei più deboli, potrà sempre camminare a testa alta a prescindere dalle mere questioni reddituali! La nobiltà, dignità e fierezza dell’Avvocatura sono principi incompatibili con l’aggettivo medio-basso!

Ad ogni modo, prima facevo cenno all’art. 21 della L. 247/2012 ed al colpo inferto ai giovani avvocati mediante l’obbligo di iscrizione alla Cassa Forense per tutti gli iscritti all’albo. La mia opinione al riguardo è notoria: è dall’ottobre 2012, dal Congresso Nazionale Forense di Bari, che continuo a dire senza mezzi termini - nei vari convegni organizzati in qualità di Presidente dell’Associazione Giovane Avvocatura Salernitana - che costringere un giovane avvocato, neo iscritto all’albo, a sostenere anche le ingenti spese di iscrizione alla Cassa è un provvedimento da infami, perché nasconde l’obiettivo di negare, a chi non è “figlio di papà”, di esercitare questa splendida professione, magari dopo anni di studi e sacrifici.

Resto dell’idea che i giovani professionisti - e quindi, non solo gli Avvocati - debbano collaborare tra di loro e creare delle sinergie per cercare di uscire, insieme, dalle difficoltà che emergono soprattutto nella fase iniziale dell’attività e, in quest’ottica, ritengo possano rivestire un ruolo fondamentale l’associazionismo e la partecipazione attiva alla politica forense.”